Decima Mas, un po’ di storia oltre le opposte propagande. Il caso Vivarelli: un comunista che non rinnegò la X
Partiamo da una constatazione d’obbligo: la vita e la storia vissuta non hanno nulla a che vedere con le semplificazioni propagandistiche. Ci riferiamo alla riduzione degli eventi storici a luoghi comuni banalizzati, divenuti – soprattutto da parte delle forze politiche non radicate in una interpretazione profonda della storia nazionale – volgari richiami a impulsi istintivi da tifoseria ignorante. Tanto che, nella reale – non nella narrazione ideologica – storia nazionale italiana ci si è, ad esempio, potuti arruolare volontari nella Decima Mas, non rinnegare mai, per tutta la vita, quella scelta e, al tempo stesso, divenire un convinto militante del Pci, un attivo collaboratore de l’Unità e del quotidiano il manifesto, per poi ricevere dalle mani di Fidel Castro, primo non cubano dopo Che Guevara, la tessera del Partito Comunista di Cuba. È quanto è accaduto a Piero Vivarelli (1927-2010), poliedrico personaggio, dalla vita che pare uscita da un romanzo, o forse da uno di quei b-movie di cui lui, tra gli anni Sessanta e Settanta, fu tra i registi.
Chi era Piero Vivarelli
Senese di nascita, romano di adozione, la sua parabola è talmente fuori dagli schemi che fu un regista, uno sceneggiatore, un paroliere: “Con 24 mila baci, felici corrono le ore, di un giorno splendido perché, ogni secondo bacio te” sono parole sue, anche se poi cantate e rese famose da Adriano Celentano. Oltre che talent scout del Molleggiato, fu lo scopritore di Lucio Dalla: sua la scelta di volerlo a Sanremo, nel 1971, con 4 marzo 1943. Alla Decima Mas ha dedicato un documentario nel 1998 – Storia della Decima Flottiglia Mas – e un romanzo autobiografico: Più buio che a mezzanotte non viene. Qua si legge che il “comunista” Vivarelli si era arruolato a sedici anni nella Decima anche “perché il principe Borghese mi ricordava John Wayne”. E aveva scelto quel corpo perché da libertario, quale era sempre stato, si era imbevuto di letteratura americana: Dos Passos, Faulkner, Caldwell, Steinbeck. Non a caso sarà lui, negli anni Sessanta, a suggerire il titolo di una pellicola simbolo degli spaghetti western come Django – di cui fu sceneggiatore – ispirandosi al chitarrista Django Reinhardt, musicista di etnia sinti.
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Il docufilm sulla Storia della Decima Mas
Non a caso Vivarelli era già adolescente un convinto antirazzista: “Grazie all’amata musica jazz sapevo, sin da piccolo, che il colore della pelle, la razza, e via discorrendo sono cose che non contano. Consideravo stronzate i discorsi sulle razze…”. Per essere precisi, si arruolò nella Decima con questo preciso spirito. “Scappai di casa e risolsi il problema. Ancora oggi lo rifarei; anche perché noi, all’epoca, non sapevamo tutto quello che si è saputo dopo. È chiaro che, se avessi avuto una minima idea dell’esistenza dei campi di sterminio, non ci sarebbe stato discorso”, ebbe a dire anni dopo. Ma la storia si fa con le convinzioni e le consapevolezze reali, non con quelle postume. Quell’esperienza, nel 1998 la racconterà in un documentario intitolato “Storia della Decima Mas”, nel quale, con occhi di sinistra – e nessuno se ne scandalizzò – ricostruì la verità storica di quei momenti convulsi e contraddittori: “Non sono un pentito. Sono un cambiato. Sono state scritte e dette tante sciocchezze sulla Decima. Io ho cercato di raccontare quella vicenda così come l’ho vissuta personalmente”, raccontò in un’intervista a Repubblica, poco dopo l’uscita di quel suo docu-film.
Walter Chiari e il saluto a quelli della Decima
Nel libro autobiografico Vivarelli precisa che nella Decima erano addirittura proibite le iscrizioni ai partiti, quello dei fascisti repubblicani incluso. Gli uomini della Decima Mas non si consideravano infatti fascisti, ma soprattutto italiani e marinai. Perché, del resto, non ricordare – basta scorrere i libri sul tema – che in quella stessa Decima Mas del “dopo 8 settembre”, tra i tanti giovani volontari si arruolarono anche Walter Annichiarico, ovvero il noto Walter Chiari, il fondatore del Piper Club, Alberigo Crocetta e, per un solo giorno – venne prontamente riacciuffato dalla nonna – anche Hugo Pratt, il creatore di Corto Maltese. Stessa scelta giovanile di Fiorenzo Ivaldi, negli anni Sessanta editore della rivista che pubblicò la prattiana Ballata del mare salato.
Fede Pocek e le ausiliarie della X Mas
La medesima scelta di Fede Arnaud Pocek (1920-1997), la donna che guidò il Servizio ausiliario femminile della Decima e che, nel dopoguerra, diresse la scuola dei doppiatori del nostro cinema, realizzando la versione italiana di pellicole come Easy Rider, Hair o dei film di Woody Allen… D’altronde, qualcuno ricorda che, a volte, quando Walter Chiari cominciava il suo spettacolo, diceva: “Un saluto alla prima fila, e un saluto alla decima”, riferendosi proprio ai suoi commilitoni della Xma Flottiglia Mas. L’elenco potrebbe continuare, ma non serve… Quel che conta è che fino all’anno 2022 l’epopea di questo corpo scelto della marina italiana non solo non suscitava scandalo ma era bene impressa nell’immaginario nazionale. E fin qui siamo solo alla Decima del “dopo 8 settembre”.
Luigi Durand de la Penne e Teseo Tesei
La smemoratezza di questi anni Venti (del Ventunesimo secolo) ha fatto dimenticare d’un colpo la popolarità dei gadget legati alla Decima non solo tra gli appassionati di militaria. Per dire, la grande diffusione e la pubblicità sulle riviste patinate nei primi anni Duemila degli orologi Panerai con l’effigie della X Mas, riproduzione degli stessi indossati a suo tempo dagli incursori degli anni Quaranta. E su quell’onda divennero popolari anche zainetti e t-shirt sullo stesso tema. Tanto che, probabilmente, i responsabili della Rai che nel 2022 hanno eliminato – su sottolineatura di Selvaggia Lucarelli – un grande attore come Enrico Montesano dalla partecipazione a Ballando con le stelle solo per aver indossato una maglietta recante un motto della Decima Flottiglia Mas, sono stati superficialmente condizionati dal politicamente corretto e dalla cancel culture. È come se non avessero saputo nulla di Luigi Durand de la Penne, di Teseo Tesei e delle altre 34 medaglie d’oro al valor militare appartenenti a quella speciale Unità della Marina militare, molte delle quali “alla memoria”, per aver sacrificato la vita per l’Italia. Il primo di essi, il 19 dicembre 1941, nelle acque del Mediterraneo fu l’autore di uno degli episodi più nobili che si possano verificare durante un conflitto. Rischiò di perire per salvare centinaia di vite umane, oltretutto appartenenti a una forza navale nemica. Il suo nome, Luigi Durand de la Penne, divenne leggendario in Inghilterra e il suo gesto è ancora oggi citato in tutti i testi di diritto umanitario.
Il sommergibile Sciré e l’impresa di Alessandria
La Decima Flottiglia Mas, del resto, era stata costituita dalla regia Marina italiana nella Seconda guerra mondiale per portare a termine attacchi alle navi nemiche con l’uso di piccoli battelli subacquei chiamati, appunto, Mas. La sigla stava per Motoscafo armato silurante, ma si dice anche che avesse preso il nome dal motto utilizzato da Gabriele D’Annunzio (memento audere semper, ricordati di osare sempre) durante l’assalto con i mezzi subacquei a Buccari. La missione che vide protagonista Durand de la Penne era partita dal porto della Spezia, base operativa della flottiglia. Il sommergibile Sciré – su cui erano imbarcati operatori e barchini – la sera del 18 dicembre raggiunse le acque egiziane, al largo del porto di Alessandria, dove erano giunte le corazzate britanniche Valiant e Queen Elizabeth, nonché la petroliera Sagona. I britannici dichiararono di aver subito dalla Marina italiana la più grande “batosta che un singolo uomo abbia mai potuto infliggere ad una flotta” e il comandante Morgan, nel frattempo divenuto Ammiraglio, al termine della guerra chiese e ottenne di appuntare al coraggioso ex nemico la medaglia d’oro al valore militare che la Marina gli aveva conferito. Per quanto riguarda il pluridecorato Teseo Tesei – zio dello scrittore e giornalista Oreste del Buono – va ricordato che a lui sono intestati reparti militari, aeroporti, istituti scolastici, circoli. E speriamo che la violenta cancel culture non si accanisca anche contro questo eroe…
Il film su Salvatore Todaro, eroe della X
La furia propagandista degli ultimi giorni sembra inoltre non aver tenuto conto neanche dell’accreditamento della Decima sul piano dell’immaginario internazionale. Intanto, è strano che nessuno abbia sottolineato che il protagonista del film di Edoardo de Angelis Comandante, magnificamente interpretato da Pierfrancesco Favino, ovvero l’eroico Salvatore Todaro, fosse un ufficiale di Marina che nel novembre 1941 aveva chiesto e ottenuto di essere trasferito nella Decima Flottiglia Mas. Così come pochi abbiano ricordato che una ventina di anni fa Oliver Stone, dopo essersi documentato, aveva pensato all’opportunità di realizzare un film sull’epopea della Decima. In Italia, del resto, nel 1952, il regista Duilio Coletti aveva già realizzato il film I sette dell’Orsa maggiore, dedicato all’impresa di Alessandra d’Egitto, del 19 dicembre 1941, per la quale Durand de la Penne era stato insignito della medaglia d’oro.
L’omaggio agli incursori della X di Perez-Reverte
Di più. Uno dei romanzi di maggiore successo del 2022, L’Italiano, scritto dallo scrittore spagnolo Arturo Pérez-Reverte, ha venduto più di 500.000 copie in lingua spagnola, non solo è stato un bestseller anche in Italia ma sta diventando una miniserie per la tv. “Durante gli anni tragici e pericolosi della Seconda Guerra Mondiale ci sono stati uomini e donne coraggiosi che la Storia ha lasciato indietro e dimenticato: persone che hanno compiuto gesta intrepide e apparentemente impossibili che i loro avversari non potevano nemmeno immaginare. L’italiano è il mio tentativo di recuperare e onorare la loro memoria. Sono certo che Cattleya, di cui ammiro moltissimo la grande qualità produttiva, riuscirà a realizzare una serie fedele alla storia che ho scritto” dice Arturo Pérez-Reverte.
I britannici riconobbero il valore dei marinai italiani
Il romanzo nell’edizione originale spagnola mostrava in copertina un assaltatore della Decima Mas e, sullo sfondo, un SLS, un siluro a lenta corsa, noto in gergo come “maiale”, mezzo tipico della Decima, con cui durante la seconda guerra mondiale gli incursori, marinai altamente addestrati che letteralmente cavalcavano questa sorta di sommergibili tascabili, inflissero le gravi perdite degli inglesi, a Gibilterra, Malta, Suda, Alessandria. E lo fecero cercando di limitare i costi in termini di vite umane: bastavano due uomini coraggiosi e addestrati, il numero necessario a guidare i “maiali”, per mettere fuori uso o colare a picco imbarcazioni da guerra o petroliere di grande tonnellaggio. Il romanzo di Pérez-Reverte è un grande omaggio alla Decima e ai suoi uomini. Di tutta quella epopea, lo scrittore spagnolo riprende alcune suggestioni trasmesse da suo padre, che gli parlava spesso di quel modo di combattere tipico degli italiani. “Quanto è italiano tutto questo, non le pare?”, scrive nel romanzo. “Fare cose che altri non farebbero mai perché sono incapaci di immaginarle”. E ancora: “I britannici impazzivano per quegli attacchi, che credevano lanciati dai sottomarini. L’avvicinamento al porto di Gibilterra era pieno di ostacoli, con barriere di reti, riflettori e pattuglie navali che lanciavano bombe di profondità ogni dieci minuti. E malgrado ciò, tenaci, i sommozzatori continuavano ad attaccare, Ciò che hanno fatto quei pochi uomini… è stupefacente”. Non è un caso che a Malta c’è un Museo – voluto dai britannici – con le Medaglie d’oro della Decima, oltre 30 uomini…
Il contributo alla Marina israeliana
Interessante, tra l’altro, il fatto che la descrizione degli uomini della Decima che Pérez-Reverte illustra, frutto tra l’altro di sue inchieste giornalistiche degli anni Ottanta, è tutt’altro che quella di combattenti fanatici. Tanto che dopo l’8 settembre alcuni scelgono di schierarsi con gli anglo-americani, altri di continuare con gli stessi alleati del ’40. E allora? Per chi studia e vuole capire c’è sicuramente anche altro. Come il fatto che gli uomini della Decima nel Nord-Est si accordarono con i partigiani bianchi per contrastare i titini e arginare la furia tedesca. O che, nell’immediato dopoguerra, ambienti ebraici italiani entrarono in contatto con ex operatori Decima Mas e con la Ditta che aveva realizzato mezzi di superficie e subacquei sempre per conto della stessa Decima Mas. Ne acque subito una nuova organizzazione costituita da operatori e tecnici che riuscì in breve tempo a dare un notevole contributo operativo alla giovane Marina Israeliana. E anche questo capitolo è tutto documentato.
Non si studia la storia su Wikipedia
E allora? Anche la storia della Decima è purtroppo finita nel tritacarne di una propaganda politica ridotta a logiche da curve calcistiche e in cui la stessa percezione di un fenomeno si riduce a quattro dati pescati maldestramente da wikipedia. Per cui il coinvolgimento di qualche uomo della Decima post 8 settembre in qualche strage o tragedia della guerra civile mette un definitivo marchio sinistro su una vicenda assai più complessa e gloriosa. Continuare a farlo, magari in sguaiati talk show, potrebbe analogamente equivalere, paradossalmente, a sancire un giudizio storico sulla Resistenza basandosi sulle responsabilità di alcuni suoi esponenti con la strage di Porzus o su altri atti di giustizia sommaria… Occorre quindi darsi tutti una calmata. Anche in termini di approfondimento. Ma la storia, si sa, viene studiata sempre meno… Forse è allora il momento, prima che sia troppo tardi, di ricominciare tutti a consegnare il passato alla storiografia e a smettere di utilizzare vicende e momenti del Novecento per alimentare – e avvelenare – la lotta politica odierna.