Visto da Bruxelles. Il gruppo Ecr sarà il faro di chi vuole l’alternativa al vecchio asse tra popolari e socialisti
Prima il Covid e poi il conflitto in Ucraina hanno sancito definitivamente la centralità dell’Ue. Una organizzazione che, piaccia o no, è diventata sempre più importante e che inciderà sulle nostre vite anche in futuro. Per questo motivo, e soprattutto per cambiare ciò che non funziona, bisogna occuparsene. Alle vecchie questioni (ancora irrisolte) legate alla denatalità, all’invecchiamento della popolazione, alla perdita di centralità rispetto ad altre zone del mondo e alla gestione dei flussi migratori, se ne sono aggiunte molte altre. Espansionismo cinese e russo, difesa e sicurezza, approvvigionamento di materie prime e di energia, sostegno all’agricoltura, sviluppo del continente africano, applicazioni dell’intelligenza artificiale.
In un mondo multipolare l’Europa perde terreno
La legislatura che volge al termine è stata caratterizzata dalla strategia nota come Green Deal e da obiettivi condivisibili a livello teorico ma irrealizzabili a livello pratico. Ideologia green e pensiero unico progressista hanno monopolizzato il dibattito e influenzato in maniera negativa le proposte della Commissione europea. Il risultato di tutto ciò è stato un continuo indebolimento del settore industriale europeo, l’aumento di norme e burocrazia e l’incapacità di essere davvero competitivi a livello tecnologico. Troppo poco è stato fatto in ambito di difesa comune, sviluppo economico, sovranità alimentare e nel contrasto dell’immigrazione illegale. Troppe energie, invece, sono state spese in settori nei quali l’Ue non dovrebbe intervenire (nel pieno rispetto dei Trattati). Tutto il contrario di quello che servirebbe per correre in un mondo divenuto oramai multipolare e dove l’Europa sembra destinata a perdere sempre più terreno.
Un vento nuovo sta soffiando sul nostro continente
Fortunatamente un vento nuovo sta soffiando sul nostro continente e il baricentro politico si sta spostando sempre più verso destra, come certificato anche dall’esito delle ultime elezioni in Portogallo e dal nuovo governo in Olanda. Ma è proprio da Roma, la culla della civiltà europea, che può arrivare la spinta decisiva per cambiare l’Ue. A dire il vero, da quando si è insediato il Governo guidato da Giorgia Meloni, il cambiamento è già iniziato. E i primi risultati si vedono eccome. Basti pensare agli accordi raggiunti sulle emissioni di veicoli Euro7, quello sul Regolamento imballaggi o alla maggiore attenzione dimostrata nei confronti degli agricoltori, anche a seguito delle richieste italiane. Ma è sul tema del contrasto all’immigrazione illegale e del partenariato strategico con l’Africa che il Governo Italiano ha raggiunto i risultati più significativi. Non solo facendo cambiare paradigma a Bruxelles, dove finalmente si è iniziato a pensare seriamente alla dimensione esterna, ma soprattutto attraverso gli accordi con Tunisia ed Egitto che sono già diventati dei modelli per molti programmi elettorali, a partire da quello del Ppe.
La centralità del gruppo dei conservatori europei (Ecr)
Tutto questo è stato possibile, ed è fondamentale ricordarlo, perché l’Italia può finalmente contare su un Governo espressione della volontà popolare, stabile e coeso. Inoltre, il percorso e i risultati ottenuti dalla Meloni sono diventanti il punto di riferimento per molte forze politiche anche al di fuori dei confini nazionali. Il Gruppo dei Conservatori europei (ECR) è diventato centrale nel dibattito politico a Bruxelles ed è l’unico Gruppo in grado di attrarre e di costruire nuove sintesi. Chi nel Ppe e nei Liberali si è reso conto che scendere a patti con la sinistra e i verdi significa indebolire l’Ue, anziché rafforzarla, dovrà guardare a Ecr. Chi, da posizioni di destra, ha compreso che per cambiare l’Ue bisogna lavorare insieme, ricoprire incarichi e assumersi le responsabilità, avrà Ecr come modello.
Serve una nuova maggioranza a Bruxelles
In questo quadro FDI, LEGA e FI potranno essere determinanti e pertanto l’azione del nostro Governo ne uscirebbe rafforzata. Se si vuole salvare il processo d’integrazione serve un cambiamento storico. Il vecchio schema fondato sull’alleanza tra popolari e socialisti non funziona più. Serve una nuova maggioranza composta da tutte le forze del centrodestra sul modello di quella che governa in Italia. Mai come questa volta l’esito delle elezioni europee sarà fondamentale per definire la direzione che l’Europa prenderà negli anni a venire.