Uccise il ladro che rubava di notte nel negozio. Tabaccaio condannato a cinque anni. “Mi sono solo difeso”
Nel 2019 Franco Iachi Bonvin sparò ai malviventi che stavano rubando nella sua tabaccheria di Pavone Canavese (Torino), uccidendone uno. È stato condannato a cinque anni di carcere. La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Ivrea. Il 71enne, che ha scelto il rito abbreviato, era accusato di omicidio volontario. La procura aveva chiesto una condanna a 12 anni di reclusione per l’imputato che, all’inizio, era stato indagato per eccesso di legittima difesa. Poi il capo di imputazione è cambiato, fino alla richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario. “Sono abbastanza deluso dalla sentenza perché mi aspettavo l’assoluzione”, ha detto Bonvin dopo la lettura del dispositivo. “Non ho fatto altro che difendermi. – ha precisato – Ma da persona normale, padre e nonno, ho trascorso questi anni soffrendo per quello che è successo”.
Stavila, 24enne di origine moldava, e altri due complici erano entrati di notte nella tabaccheria di Iachi Bonvin per svaligiarla. Il proprietario, che abita nello stesso stabile, li aveva sorpresi e aveva sparato. Secondo l’allora procuratore capo Giuseppe Ferrando, l’uomo aveva esploso i colpi dal balcone, senza che vi fosse un reale stato di pericolo. Per questo in un primo momento era stato accusato di omicidio colposo per eccesso di legittima difesa. «Sono abbastanza deluso dalla sentenza perché mi aspettavo l’assoluzione- ripete il 71enne-. Non ho fatto altro che difendermi. Ma da persona normale, padre e nonno, ho trascorso questi anni soffrendo per quello che è successo», ha commentato l’uomo. Che ha sempre dichiarato di essere uscito in un primo momento sul balcone e di aver sparato in aria un colpo di avvertimento. La pistola era regolarmente detenuta.
Uno dei ladri, Jon Stavila, 24 anni, si accasciò sull’asfalto dopo essere stato colpito alla schiena da un proiettile. Gli altri due, che si erano dati alla fuga, sono ancora a piede libero. «Attendiamo le motivazioni per presentare l’appello», dicono gli avvocati Mauro Ronco e Sara Rore Lazzaro. «Nell’istruttoria ci sono due ipotesi alternative che raccontano quello che è successo e bisogna vedere quale delle due il giudice ha ritenuto valida. In ogni caso, in entrambe le versioni, ci sta la legittima difesa». I legali sono comunque soddisfatti della decisione del giudice: «Sono state riconosciute le attenuanti generiche, il risarcimento del danno e, soprattutto, la provocazione».