Migranti, il governo estende il numero dei Paesi sicuri: rimpatri più facili e veloci per i clandestini
Bangladesh, Camerun, Colombia, Egitto, Perù e Sri Lanka entrano nella lista dei Paesi di origine sicuri, relativamente alla valutazione delle domande di protezione internazionale. E verso i quali diventa dunque più semplice la procedura dei rimpatri di chi arriva illegalmente. In Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto del ministero degli Esteri con l’aggiornamento periodico (comunicato alla Commissione Ue) della lista di nazioni extraeuropee considerate sicure: sulla base dei rispettivi ordinamenti giuridici, dell’applicazione della legge all’interno di un sistema democratico e della situazione politica generale.
Quali sono i Paesi sicuri
Il decreto, adottato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani di concerto con quello dell’Interno Matteo Piantedosi e quello della Giustizia Carlo Nordio, stabilisce che sono considerati Paesi di origine sicuri Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina; Camerun, Capo Verde, Colombia, Costa d’Avorio; Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord; Marocco, Montenegro, Nigeria, Perù; Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia.
La definizione di “Paese sicuro” è contenuta in una direttiva europea del 2013. Che chiarisce le procedure da seguire per esaminare le domande di protezione internazionale presentate dai migranti che arrivano in un Paese dell’Unione europea. Secondo la direttiva, un Paese può essere considerato “sicuro” se «sulla base dello status giuridico, dell’applicazione della legge all’interno di un sistema democratico e della situazione politica generale, si può dimostrare che non ci sono generalmente e costantemente persecuzioni, tortura o altre forme di pena o trattamento disumano o degradante, né pericolo a causa di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale».
L’elenco è aggiornato periodicamente per legge e vengono comunicate alla Commissione europea le modifiche apportate. “Nell’ambito dell’esame delle domande di protezione internazionale” presentate dai migranti, come sempre il decreto di aggiornamento della lista prevede che “la situazione particolare del richiedente è valutata alla luce delle informazioni contenute nelle schede sul Paese di origine”, redatte dalla Farnesina. “Ai fini dell’esame delle domande di protezione internazionale – viene precisato nel provvedimento – l’inclusione di Bangladesh, Camerun, Colombia, Egitto, Perù e Sri Lanka nell’elenco non ha effetto sulle domande presentate da cittadini” di questi Paesi prima dell’adozione di questo decreto. Secondo gli ultimi dati pubblicati sul sito del Viminale, i migranti con nazionalità del Bangladesh sono i più numerosi fra quelli approdati in Italia da gennaio, 3.425, circa il 19% della cifra complessiva di 17.666. Poi seguono Siria (2.460), Tunisia (2.286), Guinea (1.631) ed Egitto (1.043).
Kelany: “L’impegno è gestire con pragmatismo l’immigrazione irregolare”
Nella richiesta di asilo di una persona che proviene da un Paese sicuro è il richiedente asilo a dover portare dei dati che attestino il motivo della richiesta. Compito che nella procedura ordinaria spettava in parte anche alla commissione che giudica la sua richiesta. L‘esecutivo è impegnato fin dal suo insediamento a disciplinare gli arrivi e a rendere agili rimpatri e ricollocazioni dei migranti irregolari che giungono sul nostro Paese. Ma questo modus operandi non piace e subito Repubblica e il Fatto online cercano la polemica: si tratterebbe di una “mossa” del governo Meloni per far andare in porto gli accordi con l’Albania. La polemica è sterile, spiega Sara Kelany, responsabile del dipartimento Immigrazione di Fratelli d’Italia.
“Incrementare i Paesi che hanno le caratteristiche per essere considerati sicuri dà la possibilità di effettuare più rapidamente e in maniera più semplice le procedure di rimpatrio. Le politiche migratorie intraprese da questo governo tendono tanto alla protezione delle frontiere, quanto all’aumento dei rimpatri dei migranti irregolari. Che troppo spesso sono stati tenuti in stallo da una sinistra che riteneva più semplice trattenerli sul suolo italiano senza governare il fenomeno”. “L’impegno di questo governo – ha continuato Kelany – ci consentirà di gestire con pragmatismo il fenomeno dell’immigrazione irregolare”.