Israele-Hamas, negoziato in stallo. Da Biden stop alle armi a Tel Aviv, Netanyahu: avanti anche da soli

9 Mag 2024 18:37 - di Lorenza Mariani
Israele Hamas

La delegazione di Hamas e la squadra di negoziatori di Israele lasciano Il Cairo. I primi, annunciando l’«adesione alla proposta dei mediatori». I secondi, dopo aver incassato la decisione degli Usa di bloccare la fornitura di armi per l’attacco a Rafah. Convinti, come ha detto a Sky News una fonte vicina al leader israeliano Netanyahu, che la minaccia americana di sospendere l’approvvigionamento di armamenti, «praticamente seppellisce un accordo sugli ostaggi a questo punto»…

Nulla di fatto, comunque. Ancora una volta gli sforzi profusi alla ricerca di una mediazione per ottenere il rilascio degli ostaggi in cambio di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e della liberazione di detenuti palestinesi, al momento vanno a vuoto. E non sarebbe neppure stata fissata una data per il loro ritorno nella capitale egiziana. Anche se, per il quotidiano egiziano Al-Qahera News, gli sforzi dei mediatori egiziani, del Qatar e degli Stati Uniti, «sono in corso per avvicinare i punti di vista delle due parti».

Le delegazioni di Israele e Hamas hanno lasciato il Cairo

Ma non è tutto. Perché secondo la Nbc, Israele avrebbe chiesto di escludere Rafah da un eventuale accordo sul cessate il fuoco a Gaza. Lo riporta l’emittente statunitense, citando quattro funzionari americani al corrente dei colloqui. Secondo le fonti, il governo Netanyahu si rifiuterebbe di accettare un accordo a meno che non possa andare avanti con le operazioni militari a Rafah, anche nel caso di tregua. Dunque, il nodo si conferma – e resta – quello dell’attacco a Rafah. Come reso noto dalla Cnn, dunque, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che interromperà le spedizioni di armi americane a Israele se il primo ministro Netanyahu ordinerà un’invasione su larga scala della città palestinese nel Sud della Striscia di Gaza.

Biden: stop alle armi se Israele invade Rafah

«Ho chiarito che se entrano a Rafah, non fornirò le armi che sono state usate storicamente per affrontare il problema», ha affermato il presidente Usa. Sottolineando di essere pronto a condizionare gli armamenti americani alle azioni di Israele. E precisando in calce: «Non stiamo abbandonando la sicurezza di Israele. Stiamo prendendo le distanze dalla capacità di Israele di fare la guerra in quelle aree», ha sottolineato Biden. Confermando poi che gli Stati Uniti continueranno a fornire armi difensive a Israele, compreso il suo sistema di difesa aerea Iron Dome. «Continueremo a garantire che Israele sia al sicuro grazie all’Iron Dome e alla sua capacità di rispondere agli attacchi provenienti recentemente dal Medio Oriente», ha aggiunto. «Ma non forniremo armi e proiettili di artiglieria».

Netanyahu risponde a Biden: «Contro Hamas anche da soli»

Così, in quella che sembra una risposta alla decisione del presidente degli Stati Uniti di sospendere la fornitura a Israele di alcuni tipi di armamenti, in queste ore il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ripubblicato un video girato nei giorni scorsi allo Yad Vashem. Un momento in cui aveva dichiarato che lo Stato ebraico era pronto a difendersi anche da solo. Nel video, diffuso in occasione di una commemorazione della Shoah, Netanyahu affermava che oggi Israele è di nuovo alle prese con nemici che vogliono la sua distruzione. «Dico ai leader del mondo: nessuna pressione. Nessuna decisione da parte di alcun forum internazionali, impedirà a Israele di difendersi», aveva scandito Netanyahu in quella circostanza. Sottolineando che «se Israele sarà costretto a restare da solo, Israele resterà da solo».

Gallant agli Usa: «Israele non può essere sottomesso»

Una posizione che, a stretto giro, anche il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, ha tenuto a ribadire a seguito dell’annuncio americano sulla sospensione delle forniture di alcuni tipi di armamenti, rilanciando: «Qualunque sia il costo, garantiremo l’esistenza dello Stato di Israele e ricorderemo bene la direttiva che abbiamo firmato solo una settimana fa durante la cerimonia del Giorno della Memoria dell’Olocausto con le parole “Mai più”», ha aggiunto Gallant. Rimarcando sul punto che Israele «resterà in piedi. Raggiungerà i suoi obiettivi. Colpirà Hamas. Distruggerà Hezbollah e porterà sicurezza».

Washington: «Ci sono modi alternativi per sconfiggere Hamas»

Poco dopo, però, in un infinita sequela di repliche e contro-dichiarazioni, il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, da parte dell’amministrazione Biden ha rilevato a sua volta: «Condividiamo l’obiettivo di una durevole sconfitta di Hamas. Ma entrare a Rafah non lo garantisce». Anzi: gli Stati Uniti propongono a Israele «metodi alternativi per sconfiggere Hamas». E la discussione è «in corso», ha confermato Kirby, ribadendo la contrarietà di Washington a un’operazione militare su larga scala contro Rafah. E si ritorna al punto di partenza…

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