Gaza, svolta a un passo? Ok di Hamas all’accordo sugli ostaggi: ma resta il nodo dell’attacco a Rafah

4 Mag 2024 17:58 - di Redazione
Hamas ostaggi

Le pressioni dei mediatori e l’insistenza di Israele sull’attacco a Rafah entro la fine della settimana potrebbero aver fatto la differenza. E anche se cautela e condizionale sono d’obbligo, Hamas avrebbe approvato la prima fase di un accordo per il rilascio degli ostaggi, in cambio di garanzie americane su un completo ritiro di Israele da Gaza tempo 124 giorni, a completamento delle tre fasi che comporrebbero l’intesa.

Via libera di Hamas alla prima fase dell’accordo e a liberare gli ostaggi

Lo rivela una fonte di Hamas citata dall’emittente israeliana Channel 12, secondo cui le garanzie americane sarebbero state fatte pervenire per il tramite dei mediatori egiziani e qatarini, oggi a confronto al Cairo con esponenti di Hamas. L’accordo prevederebbe inoltre la promessa sostenuta dagli Stati Uniti che Israele non avvierà la prevista operazione nella città meridionale di Rafah, nell’enclave palestinese. Dunque, il quotidiano Haaretz prende nota e conferma un cauto ottimismo, rilanciando la notizia secondo cui Hamas avrebbe accettato l’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dopo aver ricevuto garanzie da parte degli Stati Uniti che le Idf non attaccheranno l’exclave dopo la liberazione degli ostaggi.

Gantz: «Ancora nessuna informazione da Hamas»

Stando a quanto riportato dal quotidiano Haaretz, dunque, i miliziani palestinesi avrebbero accettato la bozza d’intesa in cambio delle garanzie statunitensi sul ritiro delle Idf da Gaza e lo stop all’attacco a Rafah. Eppure, nel contempo Benny Gantz, ex capo di stato maggiore israeliano, membro del gabinetto di guerra, proprio in queste ore convulse di annunci e smentite, tra dubbi e previsioni, ha criticato le fonti che commentano anonimamente le notizie relative ai negoziati in corso.

Sottolineando in rosso che Hamas non ha ancora risposto formalmente all’ultima proposta. E tuonando a viva voce: «Consiglio alle “fonti diplomatiche” e a tutti gli altri protagonisti delle decisioni di attendere gli aggiornamenti ufficiali – ha dichiarato Gantz in un comunicato –. E di agire con moderazione e non farsi prendere dall’isteria per motivi politici».

Concludendo lapidariamente: «Quando Hamas presenterà una risposta, il gabinetto di guerra si riunirà per deliberarla». La dichiarazione arriva dopo che un funzionario israeliano vicino ai colloqui ha negato che Israele abbia accettato di porre fine alla guerra nel quadro di un accordo. Ed ha ribadito la promessa del primo ministro Benjamin Netanyahu secondo cui un’operazione a Rafah andrà avanti con o senza un accordo.

Hamas: «L’insistenza di Netanyahu su Rafah resta un elemento chiave»

Dunque, l’insistenza del primo ministro Benjamin Netanyahu affinché Israele entri a Rafah, indipendentemente da un potenziale accordo per lo scambio di ostaggi, resta un “elemento chiave” in discussione nei colloqui in corso al Cairo. Un punto cardine, ha ribadito ad al Jazeera il portavoce di Hamas Osama Hamdan. Precisando che «sfortunatamente c’è stata una chiara dichiarazione da parte di Netanyahu. Secondo cui, indipendentemente da ciò che potrebbe accadere, se ci fosse o meno un cessate il fuoco, vi sarà l’attacco. Ciò è in contraddizione rispetto ai colloqui in corso».

«Vogliamo almeno sapere esattamente cosa significa la dichiarazione di Netanyahu», ha aggiunto Hamdan. Ciò che noi intendiamo è che qualsiasi raggiungimento di un cessate il fuoco significa che non ci saranno più attacchi contro Gaza e Rafah».

L’ultima proposta di accordo: ecco cosa prevede

Vediamo allora cosa hanno fissato fin qui i negoziati in corso. L’ultima proposta di accordo prevederebbe una prima fase di durata fino a 40 giorni, durante la quale 33 ostaggi tenuti a Gaza verrebbero rilasciati e l’Idf si ritirerebbe da parte della Striscia. La seconda fase si estenderebbe fino a 42 giorni, durante i quali verrebbero rilasciati tutti gli altri ostaggi ancora in vita. E le parti si accorderebbero sulle condizioni di un ritorno alla calma a Gaza. Durerebbe 42 giorni anche la terza ed ultima fase, dedicata alla consegna dei corpi senza vita.

Nel corso della prima fase è anche previsto il rientro della popolazione palestinese che si è rifugiata nel sud di Gaza nella parte settentrionale della Striscia. Israele, secondo gli Stati Uniti, avrebbe accettato un rientro senza limitazioni della popolazione nelle aree di provenienza.

Nel quadro dell’intesa è previsto inoltre il rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi. La fonte di Hamas citata da Channel 12 ha parlato di «compromessi raggiunti» sul numero di detenuti da rilasciare in cambio della liberazione di ciascun ostaggio. La notizia riportata oggi dal Times of Israel segue l’annuncio di Hamas che nella tarda serata di ieri ha reso noto che una sua delegazione andrà al Cairo «determinata a raggiungere un accordo tale da soddisfare le richieste palestinesi».

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