Guerrina uccisa da padre Graziano, dieci anni dopo il marito accusa la Docesi e chiede un milioni di euro

3 Mag 2024 10:17 - di Lucio Meo

Dieci anni dopo la scomparsa e l’omicidio, accertato dalla magistratura, di Guerrina Piscaglia, la cinquantenne di Ca’ Raffaello (nel comune di Badia Tedalda, in provincia di Arezzo), è arrivata dal tribunale di Arezzo, come prevede la legge, la dichiarazione di morte presunta. L’assassino, secondo le sentenze, è padre Gratien Alabi, un frate congolese dell’ordine dei premostratensi, arrivato in paese l’anno precedente, che aveva una relazione “tossica” con Guerrina, che attraversava un periodo difficile a causa del figlio disabile e del marito rimasto senza lavoro. Oggi, sul Corriere della Sera“, parla il marito della donna, ammettendo che la stessa si era innamorata di padre Gratien, e voleva voltare pagina insieme a lui. Poi lancia accuse di complicità alla Diocesi e annuncia la richiesta di risarcimento dei danni.

Guerrina Piscaglia uccisa da padre Graziano, la richiesta di risarcimento dei danni

Mirko Alessandrini, 55 anni, ricorda la moglie Guerrina Piscaglia strangolata da padre Graziano “Gratien” Alabi Kumbayo, di origine congolese, condannato con sentenza definitiva a 25 anni di carcere che sta scontando ad Opera. Con il legale ha chiesto alla diocesi di Arezzo un milione di euro di risarcimento. “Sia io che il mio avvocato siamo certi che la diocesi abbia delle responsabilità. Non dirette, ovviamente, e se pur non di rilevanza penale, gravi. Le responsabilità civili ora devono essere riconosciute. Le colpe sono di non aver vigilato. Il delitto, come riconosciuto anche dalla Cassazione, è avvenuto all’interno o nelle immediate vicinanze della canonica. I vertici religiosi sapevano quale fosse la natura di padre Graziano”. Il marito di Guerrina racconta la relazione “tossica” della moglie. “Aveva da tempo una relazione morbosa con Guerrina.
Uno strano amore, perché il prete frequentava continuamente prostitute”. E che c’entra la Diocesi? “Noi abbiamo chiesto i danni all’omicida, come responsabile diretto. E allo stesso tempo abbiamo fatto causa alla diocesi di Arezzo-Cortona Sansepolcro e all’Ordine dei padri Premostratensi a Roma, perché sono stati loro a dare l’incarico a quel prete e gli hanno affidato una funzione liturgica. Dunque, come recita la giurisprudenza, se il delitto si è consumato nell’esercizio delle funzioni, paga anche l’istituzione. È accaduto anche sulle violenza nei confronti dei minori. A risarcire le vittime sono stati il responsabile e l’istituzione a cui ha appartenuto”. Guerrina è morta, ne è convinto anche il marito. “L’ho creduto sino alla sentenza di primo grado. Poi ho capito con grande dolore che non sarebbe più tornata a casa con me e nostro figlio. Non ho mai avuto altre donne dopo di lei. Sento ancora la mancanza di Guerrina. Ho passato momenti terribili, bevevo anche se per fortuna da tempo sono uscito dal baratro”.

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