Giustizia: Meloni cita Falcone, Di Pietro condivide la riforma, i giudici minacciano lo sciopero…

30 Mag 2024 8:35 - di Lucio Meo

Giorgia Meloni cita Giovanni Falcone, Antonio Di Pietro, non proprio l’ultimo arrivato in magistratura, che loda la riforma, i magistrati che si arroccano a difesa di uno “status quo” di un sistema che per loro stessa ammissione è paralizzato, logoro, ingestibile, sia nei numeri che nella qualità della giustizia stessa. Il giorno dopo l’approvazione della riforma della giustizia, in Consiglio dei ministri, dalla lettura dei giornali viene fuori uno scenario surreale nel quale al cambiamento viene opposta la minaccia di sciopero.

Giustizia, da Falcone a Di Pietro, fino allo sciopero…

“A chi accusa il Governo di aver approvato una riforma della giustizia ‘nemica della magistratura’ forse andrebbero rilette le parole di Giovanni Falcone”, scrive la premier sui social, postando una foto del magistrato siciliano con una sua citazione: “Il Pm -diceva Falcone- non deve avere nessun tipo di parentela con il giudice e non deve essere, come invece oggi è, una specie di paragiudice. Chi, come me, richiede che (giudice e pm) siano invece due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il pm sotto il controllo dell’esecutivo”.

E Antonio Di Pietro? Concorda con Meloni e Falcone. “E’ necessaria la separazione delle carriere perché piaccia o non piaccia il ruolo del pubblico ministero, quindi della pubblica accusa, è diverso da quello di chi giudica. Se fosse lo stesso ruolo non ci sarebbe bisogno di averne due, ne basterebbe uno. Basterebbe questo per rendersene conto o no?”, ha detto ieri l’ex pm di Mani Pulite al Tg1.

“L’interessante è che il Csm sia composto da persone che non si lottizzano e si spartiscono il potere, come ci ha insegnato la vicenda Palamara. E’ opportuno che il Csm venga composto da persone che vengono scelte dai magistrati senza bisogno di passare per le correnti, – continua Di Pietro – perché le correnti sono state la rovina della credibilità della magistratura. E’ una riforma necessaria ma non sufficiente, cioè ci sono tante altre cose da fare ancora, purché non si tocchi l’obbligatorietà dell’azione penale e la totale indipendenza del magistrato sia esso giudicante che requirente”.

La rivolta (annunciata) dei magistrati

E i giudici? Aspettavano il governo e il ministro Nordio al varco. È una riforma “che non incide sugli effettivi bisogni della giustizia, ma che esprime la chiara intenzione di attuare un controllo sulla magistratura da parte della politica, che si realizza essenzialmente con lo svilimento del ruolo e della funzione di rappresentanza elettiva dei togati del Csm e con lo svuotamento delle sue essenziali prerogative disciplinari, affidate a una giurisdizione speciale di nuovo conio”, denuncia la giunta dell’Associazione nazionale magistrati, dopo la riunione convocata d’urgenza oggi per discutere del ddl sulla separazione delle carriere approvato dal Consiglio dei ministri, ventilando poi l’ipotesi della mobilitazione.

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