Fuga in avanti di Spagna, Norvegia e Irlanda: riconosciamo lo Stato palestinese. I dubbi di Italia e Francia
Norvegia, Irlanda e Spagna hanno reso noto che riconosceranno a giorni lo Stato palestinese. La decisione, benché data singolarmente dai premier dei singoli Paesi, appare concordata: gli annunci sono arrivati a brevissima distanza l’uno dall’altro e la data indicata per il riconoscimento è la stessa, il 28 maggio. L’iniziativa ha suscitato l’ira di Israele, che ha reagito richiamando i propri ambasciatori e convocando quelli dei tre Paesi a Gerusalemme. In Europa voci come quelle dell’Italia e della Francia, pur ribadendo che l’obiettivo resta quello dei “due popoli, due Stati”, hanno sollevato forti perplessità sull’iniziativa dei tre Paesi, che arriva in un momento in cui mancano le condizioni essenziali affinché possa avere ricadute positive.
Norvegia, Spagna e Irlanda riconoscono lo Stato palestinese
Il primo ministro irlandese, Simon Harris, ha fatto riferimento alle “sofferenza più terribili” dei palestinesi a Gaza, ha spiegato la decisione dicendosi convinto che “la pace permanente possa essere assicurata solo sulla base della libera volontà di un popolo libero” e ha richiamato il voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove 143 nazioni hanno votato a favore di una risoluzione che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo. Per il premier spagnolo Pedro Sànchez “è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti: riconosceremo lo Stato di Palestina per la pace, per coerenza e per la giustizia”. “Voglio chiarire – ha aggiunto – che questo riconoscimento non è contro nessuno, non è contro il popolo di Israele, un popolo che apprezziamo. E tanto meno contro gli ebrei, la cui storia è legata alla Spagna. E non è nemmeno a favore di Hamas”. Il premier norvegese, Jonas Gahr Store, ha poi detto per la Norvegia la soluzione dei due Stati è “nell’interesse di Israele”.
Israele convoca gli ambasciatori: “Guarderanno i video del 7 ottobre”
Israele non ha letto la mossa in questi termini e ha convocato presso il proprio ministero degli Esteri a Gerusalemme gli ambasciatori dei tre Paesi. Inoltre, ha “dato istruzioni per il richiamo immediato” dei propri ambasciatori per consultazioni. Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha reso noto su X di aver intrapreso “un’iniziativa severa nei confronti degli ambasciatori di Spagna, Irlanda e Norvegia in Israele, in seguito alla decisione dei loro governi di assegnare una medaglia d’oro ai terroristi di Hamas che hanno rapito le nostre figlie e bruciato i bambini”. “Gli ambasciatori – ha aggiunto – guarderanno un video del brutale e crudele rapimento delle nostre figlie da parte dei terroristi di Hamas, per sottolineare la decisione distorta che i loro governi hanno preso”.
Tajani: “L’Italia vuole i due Stati, ma non possiamo pensare a uno Stato palestinese guidato da Hamas”
“L’Italia è favorevole, ma è lo Stato palestinese che deve riconoscere Israele ed è Israele che deve riconoscere lo Stato palestinese. Inoltre uno Stato palestinese non dovrebbe essere guidato da Hamas”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo alle domande dei giornalisti. “Non abbiamo mai cambiato, la nostra filosofia due popoli due Stati. Noi – ha aggiunto – siamo pronti a lavorare per una soluzione, così come proposta dalla Lega Araba, per preparare il terreno alla nascita di uno Stato palestinese con una sorta di amministrazione dell’Onu, anche con una presenza militare e siamo pronti a inviare militari italiani”. “Passi che creano tensione non servono, dobbiamo lavorare per la pace e per la soluzione due popoli, due Stati”, ha quindi avvertito Tajani, ricordando che “nel fine settimana incontrerò il primo ministro e ministro degli Esteri dell’Anp e avvieremo un percorso”. Il ministro poi ha avvertito: “Qual è lo ‘Stato palestinese’? La questione rischia di diventare teorica: non possiamo pensare a uno Stato palestinese guidato da Hamas, un’organizzazione terroristica. Finché c’è Hamas non si può discutere. Noi riconosciamo l’Anp e con questa vogliamo lavorare”.
La Casa Bianca: “Deve nascere da negoziati tra le parti, non da un riconoscimento unilaterale”
“Il presidente Biden è un forte sostenitore della soluzione dei due Stati e lo è stato per tutta la sua carriera, ma crede che lo Stato palestinese debba essere realizzato attraverso negoziati diretti tra le parti, non un riconoscimento unilaterale”, ha detto un portavoce del consiglio nazionale di Sicurezza della Casa Bianca.
Francia: “Non ci sono le condizioni perché questa decisione abbia un impatto reale”
Una posizione cauta è stata espressa anche dalla Francia. “Il riconoscimento della Palestina per noi non è un tabù “, ma Parigi “non ritiene che al momento ci siano le condizioni perché questa decisione abbia un impatto reale”, ha detto un portavoce del ministero degli Esteri francese, parlando di una “decisione” che “deve essere utile”, ovvero deve “consentire un passo in avanti decisivo sul piano politico”, quindi con la necessità di “intervenire al momento giusto”. “Non si tratta solo di una questione simbolica o di posizione politica, ma di uno strumento diplomatico al servizio della soluzione dei due Stati che vivano uno accanto all’altro, in pace e sicurezza”. Su una linea di prudente pragmatismo simile a quella di Italia e Francia anche Paesi come la Germania e il Belgio.
La soddisfazione di Hamas e Anp
La decisione assunta da Norvegia, Irlanda e Spagna è stata salutata da Hamas come un “passo importante verso l’affermazione del nostro diritto alla nostra terra” e alla “fondazione del nostro stato indipendente con Gerusalemme come capitale”. In un comunicato rilanciato anche dalla tv satellitare al-Jazeera, Hamas ha chiesto ai “Paesi nel mondo di riconoscere i nostri diritti nazionali legittimi” e “sostenere la lotta del nostro popolo per la liberazione ponendo fine all’occupazione israeliana”. “Soddisfazione” è stata espressa anche dall’Anp, che – secondo quanto riferito dall’agenzia palestinese Wafa – ha rinnovato il suo appello ai Paesi che non hanno riconosciuto lo stato palestinese ad “assumersi le loro responsabilità” e ha esortato i Paesi nel mondo, in particolare quelli europei, a riconoscere lo stato palestinese nel contesto della soluzione dei due stati.