Filini smonta le balle di Conte sul Superbonus: “Ha preso in giro gli italiani e ora fa lo scaricabarile”
La faccia di bronzo di Giuseppe Conte sul superbonus non ha limiti. Ma bastano precise parole di Francesco Filini sulla tempistica e sull’operato del governo Meloni a ribaltare la narrazione che il leader dei Cinquestelle vorrebbe veicolare, dando la responsabilità della voragine creatasi all’attuale esecutivo. Membro della Commissione Finanze e responsabile del Programma di FdI, Filini ribalta l’accusa di non aver rimediato all’eccesso di spesa per i bonus edilizi, elevatisi negli ultimi 18 mesi. Si tratta di “una meschina polemica politica”, ribatte. “La spesa è aumentata a fine 2023 perché il governo ha anticipato la scadenza del Superbonus. E tutti coloro che erano interessati hanno accelerato l’esecuzione dei lavori per non perdere il beneficio in misura piena”. Dunque, fake news numero uno da parte di Conte: “Falso che l’aumento sia da imputare al governo Meloni. Che anzi ha avuto il coraggio di porre fine a questo sperpero di denaro pubblico. Che ha creato una voragine nelle casse dello Stato”.
Il governo Meloni sin dal 2022 è intervenuto per tamponare la falla, con più norme (decreti e leggi di Bilancio) per bloccare da una parte l’accesso allo sconto-fattura con la cessione del credito; dall’altra per anticipare il taglio dell’aliquota di agevolazione.
Superbonus, Filini: “Il governo sta regolarizzando una situazione andata fuori controllo°”°
Quindi, a chi chiede se il governo poteva fare di più, la risposta di Filini è una sola e sarcastica, rivolta al Conte 2: “Sì, evitare di prendere in giro gli italiani promettendo ristrutturazioni “gratis”. Che oggi pesano come un macigno sui conti dello Stato”. Secondo elemento: “Il governo Meloni ha ereditato questa misura. E con coraggio ha deciso di regolare una situazione che ormai stava andando fuori controllo. Con le azioni messe in campo sono stati salvaguardati i conti pubblici, tutelando al tempo stesso famiglie e imprese”, chiarisce Filini intervistato dal Giornale.
Filini: “Conte ha preso in giro gli italiani”
In passato si potevano porre dei correttivi che non sono stati applicati. Filini toran all’epoca del governo Draghi, quando alle prima avvisaglie di sforamento di spesa avrebbe potuto rimediare. Ricordiamo che già nel 2022 la spesa stava avviandosi oltre i 70 miliardi. “Draghi sarebbe sicuramente potuto intervenire in maniera più incisiva – ragiona Filini- e prendendo provvedimenti. Va però detto che ad ostacolarlo su questo, quando era premier, furono proprio i grillini. Che all’epoca erano partito di maggioranza relativa”. Paradosso e faccia tosta, sono “gli stessi che oggi ci fanno la morale e accusano l’esecutivo di non saper “governare” il Superbonus. La verità è che hanno presentato una legge concepita male e scritta peggio. E non vogliono assumersene la responsabilità”.
“Stiamo arginando una decisione scriteriata”
E si arriva, dunque, all’attuale proposta: “L’obbligo di detrarre i crediti in dieci anni consentirà una correzione del deficit pari a oltre un punto di Pil in due anni. Questo emendamento è finalizzato ad allineare l’andamento a legislazione vigente del deficit indicato nel Def 2024 con quello programmatico della Nadef 2023. Gli effetti di una legge si vedono nel tempo e a noi tocca purtroppo arginare le conseguenze disastrose di un’iniziativa scriteriata”. Il cui “artefice”, Conte, non sembra minimamente intenzionato ad assimersene la responsabilità. Anzi, utilizza il superbonus come una clava contro il governo. Siamo all’assurdo. «Conte ha una bella faccia di bronzo a scaricare su chi è venuto dopo la responsabilità dei problemi creati da un suo provvedimento. Mai slogan elettorale è stato più azzeccato di quello scelto dai grillini per le elezioni europee: “L’Italia che conta” …- scherza, ma non troppo, Filini- . Certo, che conta i danni lasciati da Conte”.
Ma abbiamo una fortuna, pur nella situzione di difficoltà creata dal Superbonus: “Oggi per fortuna c’è un governo stabile e responsabile che sta cercando di recuperare anni di improvvisazione politica.