Donna uccisa al Prenestino, il 28enne fermato torna libero. Don Coluccia: “A Roma si banalizza la vita”

25 Mag 2024 18:50 - di Angelica Orlandi
Don Coluccia

Far west a Roma. Non si placa lo sgomento  per quanto avvenuto a Caterina Ciurleo l’81enne uccisa da un proiettile vagante in via Prenestina. Non è più sottoposto a fermo, ma è tornato libero, il 28enne accusato dell’omicidio. L’uomo resta comunque sotto inchiesta. Proseguono, nel frattempo, le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, finalizzate alla esatta ricostruzione dell’evento e all’identificazione di tutti i responsabili.

Torna libero il 28enne sinti fermato per l’omicidio

Don Coluccia, il prete anti spaccio e anti criminalità che mette a repentaglio la sua vita per combattere il degrado nelle periferie romane, è desolato: “In questa città la vita viene banalizzata. Questa donna, questa cara mamma e nonna, è morta perché un proiettile vagante l’ha colpita”. E’ sgomento e ha partecipato con FdI al sit-in sulla legalità.  “Era di passaggio, lo dobbiamo evidenziare. Una normale cittadina che insieme a una amica esce per una passeggiata al centro commerciale e si ritrova invece in mezzo a una sparatoria tra due bande che cercano di controllare il territorio. Il tema è proprio questo, a Roma si spara troppo facilmente, si banalizza la vita”. Lo dice all’Adnkronos don Antonio Coluccia, tra i primi ieri a portare le condoglianze, insieme al presidente del VI Municipio Nicola Franco, alla famiglia di Caterina Ciurleo.

“Non è il tempo del silenzio, questo è il tempo della presa di coscienza – dice il prete anti spaccio. Che è  tornato oggi a Tor Bella Monaca per convincere i giovanissimi spacciatori a cambiare vita – Il narcotraffico è il welfare per tante famiglie: ci sono territori anche privi di controlli, perché le forze di polizia sono poche. Si pensi che dove è accaduto il fatto, nel quadrante di Villaggio Falcone – continua – i carabinieri sono a Guidonia e la stazione dei carabinieri è a San Vittorino: una forza di polizia prima di arrivare ci mette mezz’ora. Dal canto nostro, noi cerchiamo di presidiare questi territori, cercando di far comprendere ai ragazzi che ci potrebbe essere una vita diversa, che la droga è un bluff, che non rovina la vita all’assuntore ma anche allo spacciatori”.

Ricordiamo che don Coluccia era stato aggredito l’estate scorsa a Tor Bella Monaca. Di seguito la premier Meloni ha voluto incontrarlo a Palazzo Chigi dandogli la piena riconoscenza e il pieno sostegno per il suo infaticabile impegno contro la criminalità organizzata, lo spaccio di droghe e l’illegalità.

Lo sgomento dei conoscenti: “Roma ormai è pericolosa”

Sgomento tra i conoscenti della vittima. “Nella nostra palazzina non si parla d’altro. Roma ormai è questa: un far west, pure in pieno giorno. Quando ho sentito la notizia al telegiornale, personalmente sono rimasta sconvolta. Immagini quando ho saputo che si trattava di Caterina”. A parlare all’Adnkronos è una inquilina della stessa palazzina sulla Casilina dove Caterina Ciurleo viveva insieme alla famiglia della figlia. “Si sono trasferiti qui da non molto tempo – racconta la donna –  sono persone per bene, lei era sempre così gentile ed educata. Che tragedia, non è più nemmeno questione di dove si scelga di abitare, la città è tutta pericolosa, non c’è rispetto per niente e nessuno. Si spara in strada, tra la gente, e a morire sono sempre gli innocenti”.

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