Cosenza, dopo un brutto voto lo studente pesta con ferocia il professore a colpi di casco in faccia, calci e pugni
Ancora una volta ci ritroviamo a dover rendere conto di una ennesima violenza perpetrata a scuola da un alunno ai danni del suo insegnante. Stavolta è successo presso un Istituto di Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza. Un grave episodio verificatosi a stretto giro da un precedente analogo, anche se i protagonisti sono diversi, che la cronaca ha rilanciato da un altro istituto scolastico, il Liceo Vinci di Reggio Calabria, dove qualche giorno fa un quindicenne ha accoltellato un coetaneo. Nel caso del Cosentino, dunque, la vittima torna ad essere un professore: reo agli occhi del suo aggressore, di aver comminato un brutto voto a fronte di un’interrogazione andata male.
Cosenza, studente 17enne aggredisce a calci e pugni il professore di diritto
Si perché questo sarebbe accaduto: lo studente diciassettenne, che frequenta la terza classe dell’Istituto cosentino, è stato chiamato dal professore di diritto, a illustrare alcuni casi di controversie nel pubblico e privato. All’interrogazione però l’alunno risulta impreparato e rimandato al banco con un’insufficienza dimostra subito insofferenza per quel brutto voto appena incassato. Così, dopo essere tornato al posto con aria dimessa, la rabbia comincia a montare…
L’alunno, sospeso dalla preside che ha verbalmente aggredito in corridoio
Come ricostruisce nel dettaglio il Corriere della sera, infatti, uscito dall’aula e interpellato dalla dirigente scolastica che lo incontra nel corridoio, alla domanda sul perché non stesse seguendo la lezione, lo studente reagisce in modo rancoroso, aggredendo verbalmente la preside dell’Istituto che, a quel punto, dispone l’immediato allontanamento dalla scuola del 17enne, spiegando l’accaduto e motivandone la decisione alla madre a cui il giovane viene poi affidato. Ma purtroppo, come testimonieranno i fatti accaduti successivamente, quello sarebbe stato solo l’inizio…
L’aggressione al professore con calci, pugni e colpi di casco sulla faccia
Si, perché il combinato disposto del brutto voto e della sospensione arrivata a ridosso ha scatenato l’ira del ragazzo che ha dato seguito ai suoi propositi con una reazione spropositatamente feroce. Il giovane dunque, anziché ritornare a casa, decide di aspettare la fine delle lezioni e l’uscita del professore per scaricare contro di lui la rabbia che non riesce ancora a contenere. E così è stato. Lo affronta nel cortile della scuola a campanella appena suonata e, senza pronunciare una parola, gli si avventa contro – come riporta il Corriere della sera – colpendolo «più volte alla testa e al viso con il casco da motociclista, e facendolo cadere a terra. Non pago poi, lo studente insiste a infierire sull’insegnante, «prendendolo a calci e pugni».
Il professore pestato a calci e pugni ricoverato. Il caso in mano ai carabinieri
A quel punto i colleghi soccorrono il professore che viene trasportato in ospedale dove, pur non versando in condizioni preoccupanti, i medici gli consigliano di trattenersi per qualche giorno di ricovero, «per valutare l’effetto dei colpi subiti in testa». Intanto la vicenda finisce sulle scrivanie dei carabinieri di Rossano che hanno ricevuto la denuncia della preside. Una vicenda di una violenza inaudita, quella registrata nell’istituto di Corigliano-Rossano, che ha suscitato l’indignazione, tra gli altri, di un “addetto ai lavori” come il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, che sul caso ha commentato: « Qualche sciocco ha venduto per teoria scientifica un’autentica boutade, e cioè che per essere buoni genitori o buoni insegnanti bisogna essere i loro migliori amici, e in troppi ci hanno creduto. Ecco le conseguenze»…
Marziale: «C’è perdita di autorevolezza»
Aggiungendo poi: «La perdita di autorevolezza della comunità educante è certamente dovuta ad un condizionamento sociale. Che individua nella violenza la chiave di soluzione dei problemi. Ma è frutto di un’abdicazione di comodo di quanti, seguendo sempre luoghi comuni, contemplano i ragazzi di oggi più maturi di quanto non lo siamo stati noi. E troppi adulti – evidenzia il Garante – hanno assunto atteggiamenti da bambini, per cui si è venuto a creare un cortocircuito dove le parti si sono invertite». Concludendo poi dopo un’amara disamina sulla evidente perdita di autorevolezza: «La scuola di oggi non è aperta alla società, ma esposta. Che è cosa ben diversa»…