Sgravi per chi assume e bonus da 100 euro: il Cdm approva il “pacchetto lavoro”

30 Apr 2024 17:22 - di Viola Longo
bonus 100 euro

Gli incentivi per il lavoro, con sgravi per chi assume donne, giovani e nel Mezzogiorno, e il coordinamento unico per tutti i programmi di investimento finanziati con fondi Ue. Sono le due principali misure contenute nel decreto Coesione, approvato nel corso del Consiglio dei ministri di oggi, che ha anche dato il via libera al tredicesimo decreto della riforma fiscale. All’interno di questo decreto sono stati approvati anche il bonus da 100 euro per i lavoratori dipendenti con un reddito fino a 28mila euro e un figlio a carico, che arriverà nel 2025, e la norma per favorire l’aggregazione degli studi professionali. Nel dl Coesione sono previste, tra l’altro, oltre a quelle per il lavoro, misure di contrasto alla povertà educativa; per la rigenerazione urbana; per il rafforzamento della legalità, specie al Sud; per i programmi di investimento delle aziende. I due provvedimenti sono stati illustrati in conferenza stampa dal ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, e dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo.

I bonus per chi assume donne, giovani e al Sud

Per quanto riguarda le assunzioni, il decreto Coesione prevede, dal primo luglio 2024 al 31 dicembre 2025 per le assunzioni di giovani under 35 a tempo indeterminato, l’esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro fino a 500 euro mensili per 24 mesi. Per le lavoratrici svantaggiate, di tutte le età, invece l’esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali arriva a 650 euro mensili. Il bonus Zes (Zone economiche svantaggiate), rivolto al Sud, prevede infine uno sgravio contributivo del 100% per due anni nel fino a 650 euro per ciascun lavoratore assunto per i datori di lavoro di aziende fino a 15 dipendenti.

Gli aiuti per le Partite Iva

Previste anche misure di sostegno all’autoimpiego, ovvero alle partite Iva, con un voucher fino a 30mila euro per l’acquisto di beni per l’avvio d’attività (40mila se beni digitali o per risparmio energetico) e con contributi a fondo perduto al 65% per una spesa fino a 120mila euro, del 60% fino a 200mila euro. Per il Centro Sud il voucher sale fino a 40mila euro e il contributo a fondo perduto al 75% per spesa fino a 120mila euro, al 70% per spesa fino a 200mila euro.

Leo: “Il bonus da 100 euro primo tassello per le tredicesime”

Per quanto riguarda la maxi deduzione al 120% per chi assume, che arriva al 130% se i lavoratori sono giovani, donne ed ex percettori di Rdc, Leo ha spiegato che “la misura è già prevista nel decreto legislativo già approvato” e “si sta procedendo a un decreto interministeriale per fissare le regole di applicazione con effetto retroattivo sui contratti dal primo gennaio 2024”. Quanto al bonus da 100 euro approvato nel decreto fiscale, il viceministro ha spiegato che “è il primo tassello di quello che intendiamo fare trovando le risorse per le tredicesime”. “Dobbiamo trovare l’equilibrio per le coperture, la nostra stella polare è muoversi in questa direzione”, ha aggiunto, chiarendo le ragioni dello slittamento al 2025.

Il “rispetto maniacale per i conti pubblici”

“Con questo tredicesimo decreto abbiamo fatto gran parte della riforma fiscale, attesa dagli anni Settanta, che fissa regole certe e alleggerisce il carico per le imprese e i cittadini”, con “rispetto quasi maniacale per i conti pubblici”, ha detto ancora Leo, ribadendo che nel 2025 nel 2025 puntiamo a “consolidare le tre aliquote Irpef del 23%, 35% e 43% e a spingerci ancora oltre”. “Vedremo il risultato del concordato preventivo e speriamo di avere le risorse per venire incontro al ceto medio”, ha spiegato, parlando di “attenzione maniacale ai conti pubblici” e salutando come “una svolta epocale per il mondo delle professioni” la norma per incentivare le aggregazioni degli studi professionali.

I fondi europei trovano finalmente una strategia unitaria

Sul fronte della razionalizzazione delle risorse provenienti dai fondi europei, che matura nell’ambito della revisione del Pnrr e che il Cdm ha ora normato al primo punto del decreto Coesione, l’obiettivo è “mettere a sistema tutti i programmi di investimenti finanziati con fondi europei, conferendo unitarietà strategica e visione comune alle principali leve di sviluppo e coesione a disposizione del nostro Paese”. ”Questo è un aspetto fondamentale perché – ha spiegato Fitto – il rischio era quello che il Pnrr da una parte, la coesione dall’altra e l’Fsc dall’altra si muovessero e marciassero in modo assolutamente scollegato e già addirittura in sovrapposizione gli uni con gli altri, quindi creando anche un contrasto dal punto di vista della visione”.

Una partita da 74 miliardi

Complessivamente per la politica di coesione si parla di 42 miliardi di fondi europei e 32 miliardi di euro di risorse nazionali per il solo ciclo di programmazione 2021-2027. Dunque 74 miliardi di euro di investimenti destinati a ridurre i divari territoriali. Per centrare l’obiettivo, oltre al coordinamento unitario e all’individuazione di precisi settori strategici (risorse idriche, infrastrutture per il rischio idrogeologico e la protezione dell’ambiente, rifiuti, trasporti e mobilità sostenibile, energia, sostegno allo sviluppo e all’attrattività delle imprese, anche per le transizioni digitale e verde), il decreto ha previsto il “rafforzamento della capacità amministrativa di tutti i soggetti impegnati a livello territoriale nell’attuazione della politica di coesione, con particolare attenzione al Mezzogiorno” e “meccanismo incentivante” con un sostegno aggiuntivo da parte del Governo al cofinanziamento dei programmi europei per le amministrazioni virtuose. In casi di inerzia o inadempimento dei soggetti responsabili dell’attuazione, invece, è prevista la possibilità di ricorso a poteri sostitutivi.

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