Schlein costretta alla resa dai suoi: “Non ci sarà il mio nome nel simbolo. Troppo divisivo”
La sollevazione di mezzo partito ha dato i suoi frutti ed Elly Schlein è costretta ad arrendersi all’evidenza. Il suo nome, ultimo pomo della discordia dentro il Nazareno, non comparirà nel logo del Pd sulla scheda elettorale. Lo ha annunciato via social la stessa segretaria, per evitare di rimanere ancora a lungo sulla graticola. L’idea, modello Berlusconi le è stato rimproverato subito, era stata proposta da Stefano Bonaccini, su input della stessa segretaria, nel corso della difficile direzione di domenica alle prese con il grattacapo delle liste. E aveva scatenato fin da subito un terremoto.
Schlein: il mio nome non sarà sulla scheda
Oggi il passo indietro, imbarazzante ma inevitabile. Non si poteva più aspettare, visto che nel pomeriggio entro le 16 scadeva il termine ultimo per la presentazione dei simboli al Viminale. “È stato proposto di inserire il mio nome nel logo elettorale. Si è aperta una discussione ieri in Direzione e anche fuori. Ringrazio chi ha fatto quella proposta ma il contributo migliore che posso dare a questa squadra, lo posso dare correndo assieme alla lista. Questa proposta mi è sembrata più divisiva che rafforzativa”. Così la Schlein in diretta Instagram. Un’autocritica, neppure troppo velata, rispetto a una fuga in avanti che quasi nessuno nel partito ha digerito.
Una proposta divisiva più che rafforzativa
Soltanto un’ipotesi da verificare con una scelta collegiale, s’intende, aveva assicurato la Schlein al termine della direzione. Non immaginando la sollevazione che sarebbe scoppiata, anche da parte dei suoi luogotenenti più fedeli. Il primo a bocciare sia candidatura che personalizzazione del simbolo è stato un padre nobile come Romano Prodi che ha parlato di ferita alla democrazia. Poi Gianni Cuperlo (“scelta non necessaria”) e via via mezzo partito. Persino un’esterna come Lucia Annunziata si è messa a dare lezioni alla malcapitata segretaria. “Il nome nel simbolo è la trasformazione del Pd in un partito personale. Su molte cose in un partito si può mediare ma non su questioni di questo rilievo”.
La sollevazione di mezzo partito
“Cos’è questa storia di Elly nel simbolo? Ma vi rendete conto a quali rischi andate incontro? sarebbe stata la reazione di Dario Franceschini una volta venuto a conoscenza dell’iniziativa. Non meno irritata Alessia Morani, anche lei candidata. “Non posso dire se il valore della leadership si misuri con il nome nel simbolo, certamente non appartiene alla tradizione del partito”. Contrari al nome della segretaria sulla scheda anche diversi esponenti Energia popolare, l’area di Bonaccini. Quella del nome nel simbolo “è una proposta che spacca il partito”, ha detto Annamaria Furlan.
Un passo falso visto come un tradimento
Pare che Schlein avesse parlato della proposta solo con il governatore dell’Emilia Romagna, suo rivale alle primarie, invitandolo a farsi promotore dell’iniziativa, letta da mezzo Nazareno come un’inaccettabile personalizzazione del Pd, sottratto alla sua tradizione, e un tradimento dell’identità storica del partito.
“Siamo l’unico partito che discute fuori e dentro”
Niente nome, sarà per un’altra volta. Per dissimulare l’ammutinamento dei suoi alla segretaria non resta che intonare la stanca litanìa del pluralismo interno come fiore all’occhiello di un movimento diverso e autenticamente democratico. “Siamo l’unico partito che discute al suo interno e fuori. La capacità di guida non si misura nella forza del pugno, ma dal polso e dall’orecchio ben teso a terra, nell’ascoltarci e nel fare sintesi”.