Premierato, al Senato si vota il “cuore” della riforma: l’elezione diretta del presidente del Consiglio

1 Apr 2024 18:29 - di Adele Sirocchi
premierato

Riprende martedì 2 aprile l’esame, in commissione Affari costituzionali, di quella che per il governo è la madre di tutte le riforme. Cioè l’introduzione del premierato in Costituzione. La commissione Affari costituzionali al Senato dove si discute il ddl Casellati, guidata da Alberto Balboni, è alle prese con l’art. 3, che riguarda proprio l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Il cuore della riforma. 

Il premier eletto a suffragio universale per 5 anni

In precedenza sono state bocciate le proposte di modifica all’articolo 3 su cui relatore e governo hanno espresso parere negativo. Via libera invece a due emendamenti depositati dal governo che riguardano il limite dei mandati per il presidente del Consiglio eletto e il premio di maggioranza. Nel primo di questi, si legge che il premier è “eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi”.

I poteri del Capo dello Stato

A metà del mese di marzo si era concluso l’esame dell’articolo 2 del disegno di legge costituzionale, che ha registrato il via libera alla possibilità di sciogliere le Camere da parte del Capo dello Stato negli ultimi sei mesi del settennato e l’ok all’emendamento, a prima firma dell’ex presidente del Senato e senatore di Fdi Marcello Pera, che ‘libera’ dalla controfirma alcuni degli atti del Colle a partire da quelli relativi alla nomina del presidente del Consiglio e alla nomina dei giudici della Corte Costituzionale”. Una sorta di garanzia e anzi di ampliamento dei poteri del Capo dello Stato.

L’assalto delle opposizioni: 2600 emendamenti

In Commissione si è finora registrata, come previsto, la bocciatura o l’accontanamento di pressoché tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni. Opposizioni che hanno scelto strade diverse: emendamenti a pioggia dal Pd e da Avs, una ventina e mirati quelli del M5S. Un voto favorevole è arrivato solo all’emendamento di Italia Viva che prevede l’elezione del presidente della Repubblica a maggioranza assoluta ma a partire dal sesto scrutinio e non più, come adesso, dal quarto.

Fratelli d’Italia prova ad accelerare: i lavori parlamentari, partiti speditamente in un primo momento, vanno a rilento in Commissione affari costituzionali, visti i 2600 emendamenti presentati. Il cammino è ancora lungo, due letture in ciascuno dei due rami del Parlamento e il referendum, che ormai maggioranza e Governo danno per scontato. Per Luca Ciriani, Ministro per i rapporti con il Parlamento, la riforma “non l’abbiamo pensata per ottenere un vantaggio per Meloni, serve al nostro Paese, che non conosce il termine stabilità”.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *