Mattarella agli studenti anti-Israele: “Tagliare gli scambi tra atenei non aiuta la pace né i diritti”

12 Apr 2024 16:58 - di Redazione

Guai a recidere i collegamenti tra le università di tutto il mondo, così si allontanano la pace e il dialogo. Le parole pronunciate da Sergio Mattarella all’Università di Trieste (dove ha ricevuto la laurea  magistrale Honoris causa in Giurisprudenza) sono scelte con attenzione, come si conviene al capo dello Stato, ma il messaggio è molto chiaro. E riguarda, senza mai citarli, quegli studenti che in questi giorni hanno alzato polveroni e occupato rettorati in nome della Palestina libera per chiedere lo stop ai progetti di collaborazione e interscambio con Israele. E a quei senati accademici (da Torino alla Normale di Pisa) che hanno ricusato il bando scientifico 2024 promosso dal Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale.

Il messaggio di Mattarella agli studenti anti-Israele

Gli atenei  – ha detto più volte il presidente della Repubblica augurandosi lo sviluppo dell’Europa per abbattere i confini – sono un luogo di confronto per eccellenza. “Le università sono sempre state luogo del libero dibattito, della critica e anche del dissenso nei confronti del potere. Dibattito, critica e dissenso collegati tra gli atenei di tutti i paesi. Al di sopra dei confini e al di sopra dei contrasti tra gli Stati. Proprio in un momento in cui i conflitti stanno allontanando i popoli e alcuni atenei hanno deciso di chiudere le loro collaborazioni con determinati paesi“, dice testualmente Mattarella.

Fermare gli scambi tra atenei non aiuta la pace

E il pensiero corre alle mobilitazioni dal chiaro sapore antisionista di alcune organizzazioni studentesche legate ai collettivi dell’estrema sinistra, primo fra tutti “Cambiare rotta”, che gridano al boicottaggio di Israele nel nome di astratti diritti. “Se si recide questo collegamento, questo prezioso scambio di riflessioni, di collaborazioni, di esperienze, non si aiutano i diritti, non si aiuta la libertà né la pace, ma si indebolisce la forza del dibattito, della critica e del dissenso. Si aiuta il potere, quello peggiore, che ha sempre cercato di tenere isolate le università del proprio paese, di impedirne il collegamento con quelle oltre confine”.

 

 

 

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