Israele, ritrovato il corpo dell’ostaggio Elad Katzir. Manifestazioni contro Netanyahu in tutto il Paese
Mentre Israele si trova a fronteggiare le minacce dell’Iran, che parla di una “vendetta inevitabile” per l’attacco di lunedì alla propria ambasciata di Damasco, Benjamin Netanyahu si trova in una situazione sempre più scivolosa sul fronte interno, dove la questione della liberazione degli ostaggi è fonte di richieste sempre più pressanti di dimissioni. In giornata si sono svolte manifestazioni in tutto il Paese, con una partecipazione dichiarata dagli organizzatori di 100mila persone a Tel Aviv. “Se hai un briciolo di patriottismo, dimettiti”, ha detto l’ex capo del Mossad ed ex deputato laburista, Danny Yatom, nel corso della protesta tenuta nei pressi della casa del premier a Caesarea. La mobilitazione si è svolta nel giorno l’Ifd ha annunciato di aver recuperato il corpo senza vita di un ostaggio, Elad Katzir di 47 anni, nel corso di un raid notturno a Khan Yunis.
Netanyahu sotto accusa per gli ostaggi: “Se non si dimette, noi lo cacceremo”
Yatom ha accusato Netanyahu di impedire il ritorno degli ostaggi in mano ad Hamas. “Hai rovinato la nostra unità, che l’unica nostra possibilità di successo”, ha detto rivolgendosi idealmente al premier. “Ma lui non si dimetterà, allora noi lo cacceremo”, ha aggiunto parlando con i dimostranti. Anche il generale a riposo ed ex capo delle forze di terra dell’Idf, Guy Tzur, è intervenuto nel corso della protesta accusando Netanyahu di avere il sangue degli ostaggi “sulle sue mani” e di aver “iniziato un conflitto con gli Stati Uniti e con il mondo” che è “un grande regalo all’Iran ed a Hezbollah”.
A Tel Aviv 100mila in piazza per chiedere le elezioni anticipate
La manifestazione di fronte casa di Netanyahu si è svolta mentre nella Piazza della democrazia di Tel Aviv 100mila dimostranti, secondo gli organizzatori, si sono riuniti per chiedere elezioni anticipate e che Israele accetti un accordo per liberare gli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Proteste simili si sono svolte anche in altre 50 località del Paese. Le proteste, le cui immagini sono presto rimbalzate sui social e che coincidono con i sei mesi dall’attacco di Hamas, si sono svolte in una giornata particolarmente dolorosa per gli israeliani che hanno appreso la notizia del ritrovamento del corpo di Elad Katzir. L’uomo era stato rapito dai terroristi il 7 ottobre nel kibbutz Nir Oz. In un messaggio congiunto l’Idf e lo Shin Bet hanno annunciato che, secondo fonti di intelligence credibili, Katzir è stato assassinato dalla Jihad islamica palestinese. Dopo l’identificazione del corpo, la notizia è stata annunciata alla famiglia.
Il ritrovamento del corpo di Elad Katzir e l’ira della sorella: “Poteva essere salvato”
Durante l’attacco del 7 ottobre, assieme a Katzir era stata sequestrata la madre, poi rilasciata il mese successivo. Il padre era invece stato ucciso quello stesso giorno. Katzir era comparso in un video di propaganda della Jihad Islamica diffuso a dicembre e ancora all’inizio di gennaio. “Elad è stato rapito vivo e vegeto dalla sua casa a Nir Oz e fotografato due volte mentre era in prigionia. Avrebbe potuto essere salvato se un accordo fosse stato raggiunto in tempo. La nostra leadership è codarda e guidata da considerazioni politiche ed è per questo che ciò non è avvenuto”, ha scritto sui social Carmit Palty Katzir, sorella di Elad, aggiungendo che “la nostra leadership è codarda e guidata da considerazioni politiche ed è per questo che ciò non è avvenuto”. “Guardatevi allo specchio e vedete se le vostre mani non hanno versato quel sangue. Avete altri 133 rapiti da riscattare, mondi da salvare”, ha concluso la donna.
Siamo profondamente addolorati nell’ annunciare che l’ostaggio Elad Katzir è stato assassinato durante la prigionia.
Il suo corpo è stato salvato dalle forze di sicurezza, ieri sera, da Khan Yunis e riportato in territorio israeliano.Elad Katzir è stato rapito dal Kibbutz Nir… pic.twitter.com/ywRvCuErbi
— Israele in Italia 🇮🇱🇮🇹 (@IsraelinItaly) April 6, 2024
Nancy Pelosi firma l’appello dei dem Usa a Biden: “Basta armi a Israele”
Intanto negli Usa anche Nancy Pelosi si è unita alla richiesta di decine di esponenti della sinistra dem che chiedono all’amministrazione Biden di fermare il trasferimento di armi ad Israele, dopo il raid in cui sono stati uccisi sette operatori umanitari a Gaza. “Alla luce del recente raid contro i cooperanti e al continuo peggiorare della crisi umanitaria, crediamo che sia ingiustificabile approvare questo trasferimento di armi” si legge nella lettera firmata dall’ex Speaker democratica e da altri 37 deputati. La lettera, che segna un significativo allontanamento della tradizionale politica filoisraeliana dei democratici, fa riferimento al recente ok dato dal Dipartimento di Stato a circa 2mila bombe e nuovi caccia destinati ad Israele, il cui invio era stato già autorizzato dal Congresso. “Il governo israeliano deve permettere l’ingresso di aiuti salva vita per le famiglie innocenti di Gaza e garantire il passaggio sicuro a chi consegna questi aiuti. La fame non può essere usata come arma di guerra”, ha detto Pelosi.
Il tavolo delle trattative al Cairo
In questo contesto, proseguono i negoziati al Cairo per il cessate il fuoco a Gaza e per la liberazione degli ostaggi. Hamas, una cui delegazione ha raggiunto l’Egitto, ha fatto sapere che non devierà dalle sue richieste, che comprendono il cessate il fuoco permanente, il ritiro dei militari israeliani da Gaza e il ritorno alle proprie case dei palestinesi costretti a fuggire. Condizioni che il governo israeliano rifiuta, ribadendo che il suo obiettivo è la distruzione di Hamas. I negoziati così sono in stallo da settimane, dopo che è fallito il tentativo dei mediatori di ottenere un accordo per il cessate il fuoco e lo scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi prima dell’inizio del Ramadan.