Il Def vuole dire fiducia. FdI: “Basta sussidi e mance grilline, ora l’Italia è virtuosa e credibile”
Si scrive Def, si legge “fiducia”. Il governo Meloni procede a fari spenti in Europa senza lanciare proclami elettorali o promesse da grillini anche quando c’è da definire le prospettive economiche dell’Italia per l’anno in corso e per quello successivo, tra “voragini” create nei conti pubblici dai “bonus edilizi per tutti” e con le incognite della due guerre in corso, in Ucraina e Medio Oriente. Le stime sul Pil, nel Documento di programmazione economica e finanziaria, sono leggermente ritoccate ma il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il suo vice, Maurizio Leo, non rinunciano ad annunciare, in un quadro di finanza pubblica complesso, le misure fiscali sul cuneo e sulle aliquote Irpef. Il motto è “wait and see“, aspetta e guarda come si svilupperanno gli ultimi mesi per poi fornire, nel Piano di medio e lungo termine da fornire alla Ue, un respiro più ampio di misure. Il Def approvato dal Consiglio dei ministri viene definito prudente ma ottimista, in attesa che si delinei meglio la situazione anche sugli scenari internazionali. E se il debito sale, spiega Giorgetti, è solo per colpa del superbonus selvaggio elargito da Conte a tutti, anche ai ricchi e pluripossidenti immobiliari.
Def: prudenza, ottimismo e taglio delle tasse
Intanto, però, l’obiettivo del taglio della tasse, in modo particolare del cuneo, resta. “Quello della decontribuzione che scade nel 2024 è un obiettivo che intendiamo assolutamente replicare nel 2025″, è ” il vero obiettivo che ci poniamo quando andremo a definire il piano strutturale entro il 20 settembre”, dice il ministro Giorgetti.
Il Def approvato dal Cdm fotografa una crescita ribassata per il 2024, dell’1%, e debito in salita ma sotto la soglia del 140%, a causa dell’impatto “devastante” di 219 miliardi di bonus edilizi ereditati dal governo Conte. Un passo intermedio in attesa dell’evoluzione dei negoziati con la Commissione Ue che a giugno proporrà all’Ecofin l’apertura di una procedura sui conti italiani ma anche una discussione, l’ennesima, sul Mes salva-banche. L’Italia ha chiuso il 2023 con un deficit al 7,2% del pil, ma anche per la Francia e una decina di partner europei, non è un caso.
Osnato (FdI): “I danni dell’asse Pd-M5S sono enormi…”
“Nonostante la ‘radioattività’ del 110% e di altri bonus edilizi che gravano i conti pubblici di un’ipoteca pesantissima, il Def conferma un debito sempre inferiore al 140% del Pil nel triennio 2024-26. Col passare del tempo le sciagurate misure della vecchia maggioranza Pd-M5s rivelano danni sempre più gravi di quelli stimati in precedenza, ma il Governo Meloni tiene la barra dritta su una questione fondamentale per lo standing internazionale e la capacità di crescita della Nazione”, commenta Marco Osnato, deputato di Fratelli d’Italia, presidente della Commissione Finanze e responsabile economico del partito. “Con il centrodestra di governo sappiamo quanto spendiamo e quanto possiamo permetterci: l’Italia non sarà mai più la cicala d’Europa, inaffidabile e scialacquatrice. Pur fra gli strepiti di chi vorrebbe confermare che la nostra è una repubblica fondata sui sussidi, il Def conferma che siamo all’inizio di un nuovo corso all’insegna della crescita”, conclude Osnato.
Per Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, “il documento di economia e finanza è un atto realistico improntato alla serietà, sobrietà e allo sviluppo. Non accettiamo lezioni da parte di quelle sinistre che hanno voluto il superbonus, che peserà 200 mld di debito pubblico e che ha tolto risorse alla sanità, alla scuola, alle pensioni”.
Le sterili polemiche dell’opposizione
Dall’opposizione, è Francesco Boccia, del Pd, a parlare di Documento vuoto. “Siamo molto preoccupati per il documento economia e finanza, perché presentarlo senza la parte programmatica è da governo dimissionario, è da camere sciolte, è da fine legislatura, invece siamo al secondo anno, l’anno che abbiamo alle spalle è stato un anno pieno di governo Meloni ed è molto grave che si presenti un Def con una correzione dei conti negativo, minore crescita”, dice il capogruppo del Pd al Senato.
Fa il suo lavoro, ovviamente, mentre meno loquaci sono i grillini, colpevoli di “voragini” pregresse. “Non poteva fare altrimenti il governo e il ministro Giorgetti se non presentare un Def che contenesse soltanto un quadro macroeconomico tendenziale. Gli elementi utili per la nuova manovra saranno invece compresi nel Piano fiscale strutturale di medio termine, previsto dalle nuove regole di governance Ue, da presentare entro l’estate. Le nuove regole del patto di stabilità dell’Unione europea creano la necessità di tempi diversi, come confermato dalla stessa Commissione Ue”, è il parere del senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini, presidente della 5a Commissione Bilancio. “La portavoce dell’esecutivo, Veerle Nuyts, ha spiegato che, nelle attuali circostanze, non sarà richiesto ‘agli Stati membri di rispettare le linee guida sul formato e il contenuto dei programmi di stabilità e convergenza’ da presentare in aprile. La volontà del governo – prosegue – sottolineata di nuovo dal ministro Giorgetti anche in conferenza stampa, è comunque quella di confermare gli obiettivi dell’ultima Nadef per il 2025 e il 2026, in particolare per quanto riguarda la decontribuzione”.