Formazione e lavoro per un carcere davvero rieducativo: governo e Cnel lanciano l’alleanza

16 Apr 2024 14:30 - di Natalia Delfino
carcere cnel

Coniugare l’espiazione della pena con percorsi di formazione, che consentano al detenuto di potersi reinserire con successo nella società, in linea con il dettato costituzionale sul valore rieducativo della detenzione. Il premier Giorgia Meloni ha affrontato il tema nel messaggio inviato al presidente del Cnel, Renato Brunetta, in occasione della giornata di lavoro “Recidiva zero, studio, formazione e lavoro in carcere. Dalle esperienze progettuali alle azioni di sistema in carcere e fuori dal carcere”. “La sfida che siamo chiamati ad affrontare è quella di saper coniugare pienamente la sicurezza in carcere e il trattamento del detenuto, valorizzando, nell’ambito dell’espiazione della pena, il valore costituzionale della rieducazione, sia attraverso il riconoscimento e il rispetto delle regole sociali, sia attraverso la centralità del lavoro che educa il detenuto alla responsabilità”, ha sottolineato Meloni, ricordando che “i dati dicono che il tasso di recidiva è sensibilmente più alto nelle persone che hanno lasciato il carcere senza aver completato un percorso di recupero”.

Meloni: “Studio, formazione e lavoro in carcere per azzerare il tasso di recidiva”

“Ogni persona è una storia a sé, che merita percorsi individuali e personalizzati, ma io sono convinta che l’approccio di sistema da seguire per ridurre, e sul lungo periodo azzerare, il tasso di recidiva sia quello tracciato nel sottotitolo di questa giornata: lo studio, la formazione e il lavoro”, ha proseguito Meloni, sottolineando che “il lavoro è lo strumento per eccellenza per il recupero di chi ha contratto un debito con la società, perché ha una spiccata funzione rieducativa e fornisce al detenuto una prospettiva di riscatto, concreta e reale. Il lavoro è uno strumento altrettanto decisivo per inibire il senso di frustrazione e malinconia che, molto spesso, tocca le persone private della libertà personale e le spinge, in alcuni casi, ad atti suicidari in carcere”.

La “particolare attenzione” da dedicare ai bisogni formativi e lavorativi dei giovani detenuti

Meloni quindi si è soffermata sulla necessità di “potenziare l’interazione, lo scambio e la condivisione tra l’Amministrazione penitenziaria, le Istituzioni e i servizi pubblici, le realtà del Terzo settore e del privato sociale, una rete territoriale da cui sono emersi efficaci modelli di inclusione e percorsi riabilitativi, che è importante valorizzare e mettere a sistema. Particolare attenzione – ha concluso il premier – meritano i bisogni formativi e lavorativi dei giovani detenuti negli Istituti penali per minorenni”.

Nordio: “Dal governo assoluta disponibilità, costruiamo un ponte con le imprese”

È stato poi il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenendo al convegno, a spiegare che “c’è una disponibilità assoluta da parte del governo” per promuovere il lavoro in carcere “ma serve un ponte con le imprese”. “Ci troviamo nella possibilità – ha detto il Guardasigilli – di avvalerci di tutto quello che offrono la tecnologia e l’imprenditoria per portare in carcere il lavoro, per vari fini: attuare il dettato costituzionale, la funzione rieducativa della pena, ma anche per un fine etico, per riportare queste persone sulla via della legalità offrendo loro prospettive concrete di vita”. Ma “c’è anche una funzione utilitaristica: chi impara un lavoro in carcere e poi trova un lavoro fuori è meno soggetto alla recidiva, e ci sono le statistiche che lo confermano”. “Se al detenuto non si dà possibilità concreta di redimersi anche con il lavoro ne fai un condannato all’ergastolo anche se non lo è”, ha quindi ammonito Nordio, spiegando che “per la prima volta stiamo cercando di creare una sinergia omogenea, programmata, razionale e duratura, in modo che il detenuto abbia già chi offre un lavoro quando esce”.

Brunetta: “Le buone pratiche ci sono, ora serve un approccio unitario”

Della necessità di un “approccio unitario” sulla materia, che superi l’attuale frammentazione delle pur tante iniziative che esistono, ha poi parlato Brunetta. “Le reti non mancano, le buone pratiche ci sono, manca la loro sinergia operativa, manca la sintesi”, ha detto il presidente del Cnel, parlando del “grande progetto di inclusione” avviato con Nordio e che mira a creare quel “ponte tra carcere e società” di cui ha parlato lo stesso ministro. “È un progetto che avvia un circolo virtuoso, volto a dare concreta applicazione al principio costituzionale della rieducazione della pena”, ha aggiunto ancora Brunetta, illustrando anche la necessità di avviare una sorta di censimento del “capitale umano che è nelle carceri”, imparando a conoscerne la storia professionale.

Un segretariato permanente presso il Cnel per una nuova visione del carcere

“Per rispondere alle criticità del sistema carcere è necessario un pacchetto normativo e regolamentare. Abbiamo già un testo implementabile. In questo contesto è nata l’idea di istituire presso il Cnel un segretariato permanente, per gestire e accompagnare la complessità dei tanti attori coinvolti, facilitando l’interconnessione tra reti istituzionali, parti sociali e terzo settore. Un’attività da realizzarsi in stretto raccordo con l’Amministrazione penitenziaria, la Cassa delle Ammende, le cabine di regia territoriali”, ha chiarito ancora il presidente del Cnel, sottolineando che “un aspetto centrale su cui intervenire è la piena equiparazione del lavoro alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria agli standard ordinari dei contratti collettivi di riferimento”.

Baccini assicura il sostegno del Microcredito: “Noi ci siamo”

Al convegno ha partecipato anche il presidente dell’Ente nazionale per il Microcredito, Mario Baccini, spiegando che l’ente “è senz’altro interessato a collaborare alla realizzazione di progetti di sistema che favoriscano il reinserimento sociale e lavorativo e consentano di prevenire fenomeni di devianza e rischi di recidiva” in particolare “a promuovere l’educazione finanziaria, la cultura d’impresa e l’inclusione sociale e finanziaria delle persone che stanno scontando la parte finale della pena”.

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