Cori e coriandoli dei Draghi boys per l’autocandidatura alla Ue. Foti gli ricorda che si festeggia con i voti…

17 Apr 2024 15:00 - di Luca Maurelli

Oggi tutti i giornali parlano di un’autocandidatura di Mario Draghi alla presidenza della Ue, dopo la sua “ramanzina” all’Europa attuale arrivata ieri nel corso di una conferenza organizzata dalla presidenza belga del Consiglio Ue. Ma sono in pochi a evidenziale l’attivismo post-rigor-mortis dei “draghi-boys” italiani, orfani non di Marione ma dei voti dei propri elettori, da Renzi a Calenda, per intenderci, per non parlare di larghi strati del Pd che lo avevano convintamente sostenuto nel corso del suo governo, al punto da adottare la sua “agenda” per andare a perdere le elezioni.

Draghi, la Ue e quel dettaglio delle elezioni…

Ma cosa ha detto di così sconvolgente l’ex premier? “I nostri rivali marciano avanti a noi, con un vantaggio, perché possono agire come un unico Paese, con un’unica strategia, e allineare dietro di essa tutti gli strumenti e le politiche necessarie. Se vogliamo uguagliarli, avremo bisogno di un rinnovato partenariato tra gli Stati membri: una ridefinizione della nostra Unione, non meno ambiziosa di quella che fecero i padri fondatori 70 anni fa, con la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio”. Con tutto il rispetto, cose che più o meno ha detto perfino la Von der Leyen.

Ma il tema non è la figura “politica” di Draghi, in prospettiva: il tema è che tra due mesi si vota, non proprio un dettaglio, soprattutto se qualcuno, già adesso, prova a configurare una soluzione “tecnica”, da Papa nero, per un’Europa che dà per scontato divisa e incapace di darsi una governance. E la destra italiana? Nessun pregiudizio su Draghi, anzi. Molte perplessità sul metodo della candidatura “auto” o “eterodiretta” dai media. “Personalmente ritengo che questa operazione di continuare a costruire un percorso politico sui giornali per Draghi sia solo negativo. I vari partiti europei hanno i loro candidati. Se iniziamo una campagna tutta italiana per Draghi secondo me stiamo sbagliando strada”, ha commentato ieri il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti. Mettendo in luce il dettaglio per altri insignificante: i voti. “Gli elettori decideranno a giugno che tipo di Parlamento ci sarà e la conseguente maggioranza. Ipotizzare ora chi guiderà la Commissione senza neppure preoccuparci di sapere il risultato delle elezioni mi sembra dannoso, soprattutto per la voglia di partecipare e votare dei cittadini”, ha aggiunto Foti.
Lo spot, Draghi santo subito, non giova alla politica, ai partiti e forse neanche al diretto interessato.

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