La strana coppia che lancia appelli per Draghi presidente Ue: il dj Linus e l’ex ministro Martelli
Mario Draghi alla guida della Ue? Lo propone un fronte comune e molto, molto variegato, che da dj famosi, come Pasqualino da Molfetta, in arte Linus, a Claudio Martelli, ex ministro craxiano. “Mario Draghi – si legge nel manifesto che su Adesso.news si invita a sottoscrivere – ha dimostrato una caratura istituzionale e una credibilità internazionale che non ha pari nel nostro continente. La sua lucidità e la sua determinazione alla guida della Bce hanno ristabilito nei momenti più delicati la fiducia nelle istituzioni europee, rafforzando la coesione tra gli Stati membri”. Il testo sottolinea che “la sua leadership, messa al servizio dell’Italia in un momento particolarmente critico assumendo l’incarico di presidente del Consiglio nello spirito del civil servant ha restituito credibilità e peso internazionale al nostro Paese”. Per questo Draghi rappresenta “una straordinaria opportunità per un’Unione Europea impegnata a realizzare i progetti ambiziosi che gli Stati membri si sono dati e a riaffermare il proprio ruolo a livello globale”.
Draghi e il fronte a suo sostegno, tra socialisti e Linus
Non ci sono solo politici e dj tra i formatari. Il fronte è sinistrorso, ma con qualche eccezione, come quella di Fabrizio Cicchitto, nel gruppone di socialisti insieme a Martelli, Nencini e Acquaviva. Tra gli altri firmatari del manifesto pro Draghi ci sono la regista Andrée Ruth Shammah, la giurista Maria Alessandra Sandulli, l’ex deputato Pd Fausto Raciti e diverse personalità vicine al vecchio e al nuovo partito socialista. Il progetto “adesso.news” a sostegno di Draghi nasce da Tomaso Greco, editore della casa Bookabook. “I partiti – spiega Greco – ci dicano in modo chiaro come si schierano di fronte all’ipotesi Draghi. E che futuro vogliono per l’Europa”, spiega al Fatto Quotidiano.
La relazione di oggi sugli errori della Ue
L’Unione Europea, specie dopo la crisi del debito sovrano, ha perseguito una strategia basata sulla competizione interna tra gli Stati membri, con il risultato di indebolirsi rispetto agli altri concorrenti globali, in grado di agire unitariamente come Stati, e si è lasciata cogliere “di sorpresa” quando gli altri attori hanno iniziato a non rispettare le regole che il sistema multilaterale creato nel Dopoguerra si era dato, ha sottolineato l’ex presidente della Bce e del Consiglio Mario Draghi, parlando a La Hulpe, nel Brabante Vallone, in Belgio, ad una conferenza organizzata dalla presidenza belga del Consiglio Ue.
“Nel 1994 l’economista, che poi avrebbe vinto il premio Nobel, Paul Krugman – dice Draghi – ha definito focalizzarsi sulla competitività ‘un’ossessione pericolosa’. La crescita a lungo termine viene dal migliorare la produttività, cosa che beneficia tutti, piuttosto che dal tentare di migliorare la propria posizione relativa rispetto agli altri e tentare di catturare la loro fetta di crescita. L’approccio adottato verso la competitività in Europa dopo la crisi del debito sovrano sembra confermare la sua tesi”. In Europa, nota, “abbiamo perseguito una strategia deliberata di ridurre i costi del lavoro” rispetto a quelli degli altri Paesi Ue. Questo, “unito ad una politica di bilancio prociclica, ha prodotto l’effetto netto di indebolire la domanda interna e di minare il nostro modello sociale”. “Ma il punto chiave – prosegue Draghi – non è che la competitività è un concetto sbagliato, ma che l’Europa si è focalizzata sulle cose sbagliate. Ci siamo rivolti verso l’interno, vedendo i nostri concorrenti come noi stessi, anche in settori, come la difesa e l’energia, nei quali abbiamo profondi interessi comuni. Nello stesso tempo, non abbiamo guardato al di fuori” con sufficiente attenzione. “Con un saldo positivo della bilancia commerciale, dopotutto, non vedevamo la competitività esterna come una questione seria. Avevamo fiducia nell’ordine internazionale basato sulle regole, aspettandoci che gli altri avrebbero fatto lo stesso. Ma il mondo sta cambiando rapidamente e ci ha colti di sorpresa”, conclude.