25 aprile, il “manifesto” lancia l’appello: tutti a Milano come trent’anni fa contro Berlusconi. Prevedibili, scontati, noiosi…

2 Apr 2024 13:22 - di Vittoria Belmonte

E figuriamoci se le sinistre non si gettavano a capofitto sul 25 aprile per fare un po’ di ammuina contro il governo Meloni. Del resto è festa “loro” e ogni anno ce lo ricordano con toni perentori. Quest’anni è il quotidiano comunista Il manifesto a chiamare la mobilitazione di piazza, a Milano, in difesa della Costituzione e per la pace. Il fondo odierno sul giornale lo firma un costituzionalista, Gaetano Azzariti (da non confondere col nonno, ministro di Badoglio e già a capo del tribunale della razza).

E qual è il succo? Che c’è questa tendenza a disconoscere la Costituzione perché non si può liberamente manifestare il proprio pensiero. Ma va? In rapida elencazione ricordiamo uno studente che nell’aula del Senato fa il gesto della pistola alla premier, un illustre storico che le dà della neonazista e che difende tale punto di vista per nulla fazioso, un presidente di Regione che la appella come “stronza” e poi varie effigi della stessa bruciate qua e là. Vogliamo poi parlare delle università dove viene impedito ai giornalisti di parlare? Dei rettorati occupati? Degli atenei dove spadroneggiano i collettivi? Eppure, per Azzariti,  sarebbe in atto “una riduzione dello spazio del pubblico confronto”.

Il manifesto insomma ci prova: si potrebbe andare tutti a Milano il 25 aprile perché “la liberazione è nelle nostre mani”. Vogliono replicare l’adunata antifascista del 25 aprile 1994 contro Berlusconi. Sono ripetitivi. Noiosi. Ma di che si vogliono liberare? Ma ovvio: di un governo legittimamente eletto. C’è spazio in questa marcia nostalgica convocata dagli irriducibili dell’antifascismo per tutti quelli che non si rassegnano al fatto che gli italiani si sono voluti liberare di loro. Non del fascismo, non del nazismo, non della destra ma proprio di loro, di una sinistra arrogante, utopistica, che si pensa eternamente migliore. Ci sarà Fratoianni, ci sarà l’Anpi e vari gruppi, gruppetti e gruppettari con bandiere rosse al seguito (e con quelle della Palestina, ovvio). Una manifestazione di reduci, consolatoria, per partigiani immaginari.

“La democrazia si difende anche in piazza”. E già. C’è sempre un palazzo d’inverno da assaltare, da conquistare, da demolire. Soprattutto se al potere c’è una donna di destra. Ancora non gli passa. E dunque ci provano con una marcetta a Milano. Un “battesimo laico”. Per rincuorarsi un po’ di un destino beffardo: che invece di stare su in montagna col fazzoletto rosso al collo gli tocca in sorte di applaudire Schlein e Conte. Poveri diavoli.

 

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