Uccise a sangue freddo un uomo in fuga dalla Germania comunista: a processo ex agente della Stasi

15 Mar 2024 15:50 - di Laura Ferrari
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Con l’accusa di aver freddato un 38enne polacco che tentava di abbandonare la Germania comunista fuggendo dal Muro di Berlino, un ex ufficiale della Stasi (la spietata polizia segreta della DDR) si è seduto sul banco degli imputati di un tribunale della capitale tedesca, a 50 anni dai fatti.

Martin Naumann, 80 anni, oggi pensionato residente in una villetta alla periferia della capitale tedesca, ha negato qualsiasi responsabilità nel delitto. Il ritardo nell’avvio del processo rivela le difficoltà incontrate dalla Germania nel rendere giustizia alle vittime del governo comunista. Almeno 140 persone sono state uccise nel tentativo di attraversare il Muro.

Czeslaw Kukuczka fu ucciso mentre attraversava il posto di controllo alla stazione ferroviaria di Friedrichstrasse, uno dei punti di passaggio più noti della Berlino divisa in due. Secondo i pubblici ministeri, lo stesso giorno Kukuczka si era recato all’ambasciata polacca a Berlino Est per chiedere un passaggio verso ovest minacciando di far esplodere un ordigno se non fosse stato accontentato.

L’agente della Stasi gli ha sparato a due metri alle spalle

Secondo la ricerca di due storici, il personale dell’ambasciata polacca avvertì la polizia segreta della Germania Est. I funzionari della Stasi fecero credere a Kukuczka che gli sarebbe stato concesso il passaggio verso l’Occidente, consegnandogli un visto e portandolo al valico di Friedrichstrasse. Ma invece di lasciarlo partire, gli ufficiali avevano l’ordine di rendere Kukuczka “innocuo”, usando un eufemismo comune nei documenti della Stasi per l’eliminazione degli oppositori politici.

Kukuczka attraversò due dei tre punti di controllo al confine e “pensava di aver raggiunto il suo obiettivo” quando gli spararono, secondo i pubblici ministeri. Naumann, nascosto dietro uno “schermo”, colpì Kukuczka alla schiena da una distanza di due metri.

Almeno 140 persone, tra il 1961 e il 1989, furono uccise nel tentativo di lasciare la Germania dell’Est comunista mentre era in piedi il muro di Berlino. Molte altre centinaia hanno cercato di uscire dalla Germania Est con altri mezzi. Finora è stato estremamente raro individuare i responsabili e fare in modo di mandarli a processo. Anche l’approccio dei giudici tedeschi è stato piutto clemente: coloro che sono stati perseguiti sono stati generalmente accusati di omicidio colposo, non di omicidio volontario.

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