Test per la magistratura, lagna delle toghe. Lo psichiatra: “Vi spiego come funziona e perché serve”

27 Mar 2024 14:46 - di Luciana Delli Colli
test magistratura

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio lo ha spiegato chiaramente: la richiesta di test psicoattitudinali per l’ingresso in magistratura è arrivata dal Parlamento e tutto l’iter di selezione concorsuale resterà comunque in capo al Csm. Da parte del governo, insomma, non c’è né la volontà di attaccare le toghe né quella di esercitare un’ingerenza. Dalle file della magistratura e dell’opposizione, però, continuano a sollevarsi quelle che il ministro ha definito “polemiche sterili” e fonte di “rammarico”, nel corso della conferenza stampa seguita al Cdm di ieri che ha approvato il provvedimento.

Santalucia: “Non si può bocciare per qualche domandina di un prof di psicologia”

“Un candidato che supera una prova scritta difficilissima e sta per coronare il sogno di una vita, magari con ottimi voti, può essere bocciato per qualche domandina di un professore di psicologia? Ma se non è pazzo così ce lo facciamo diventare”, ha sostenuto il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia, secondo il quale “il governo esorbita dai suoi poteri, dando a un decreto del ministro il potere di stabilire i contenuti della prova”. Quanto al fatto, ricordato dallo stesso Nordio, che i test già esistono per la polizia giudiziaria, che opera al servizio della magistratura, Santalucia, intervistato dal Corriere della Sera, ha dribblato: “Giro la domanda: perché tanti altri invece non li fanno?”.

Gratteri: “Allora tutti facciano i test”

Stesso argomento utilizzato dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri. “Se vogliamo farli, i test psicoattitudinali dovrebbero essere fatti sui magistrati ma anche per tutti i settori apicali della pubblica amministrazione, per chi ha responsabilità di governo e per chi si occupa della gestione della cosa pubblica”, ha detto, aggiungendo che “dato che ci troviamo dovremmo fare anche narcotest e alcool test, poiché chi è sotto l’effetto di droghe e alcool può fare ragionamenti alterati e può essere sotto ricatto”.

Nordio: “Anche io ho fatto il test”

Anche su questo, in realtà, Nordio aveva di fatto già risposto in conferenza stampa: “Non c’è nulla di male se una persona cerca di capire com’è fatta e magari può cercare di correggersi, si tratta di persone che hanno in mano le vite degli altri, come i medici”, ha detto, rivelando anche di essersi sottoposto lui stesso “ai test psicologici del Minnesota, che è quello che vorremmo introdurre qui. Per altro, ha chiarito il ministro, un eventuale “bocciatura” al test non sarebbe una sentenza di esclusione a vita dai ranghi della magistratura: “L’esame di accesso alla magistratura si può ripetere quattro volte”, ha ricordato il ministro, chiarendo dunque che questo aspetto non cambia con l’ulteriore prova.

Lo psichiatra: “In tanti Paesi ci sono questi test per la magistratura, anche in Europa”

A ricordare che il test psicoattitudinale introdotto per l’ingresso in magistratura “è lo stesso usato in tanti settori, dai piloti d’aereo alle forze dell’ordine e ai militari, ma anche nelle aziende” è stato oggi lo psichiatra Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia. Si tratta, ha chiarito in un’intervista con l’agenzia di stampa Adnkronos, di “una valutazione delle capacità decisionali, di adattamento, di pianificazione, di organizzazione, di socializzazione, di resistenza agli stress collegati e anche di autoriflessione”. “Competenze – ha sottolineato il medico – che hanno a che fare con l’altro e sono importanti per chi nel lavoro ha un’interazione o una relazione con l’altro. Le risposte ci danno un orientamento e comprendiamo meglio la personalità di una persona dalla quale ci aspettiamo l’eccellenza, dal pilota al magistrato appunto, che deve comprendere la preparazione sulla materia, ma anche l’inserimento in un contesto e le capacità di autocritica e morali”.

Il test Minnesota: cos’è, cosa indaga e perché è utile anche per i magistrati

Il test Minnesota prende il nome dall’omonima università Usa, dove è stato inventato nel 1942 dallo psicologo Starke R. Hathaway e dal neuropsichiatra J. C. McKinley. “In 600 domande circa – ha spiegato Mencacci – il candidato deve rispondere ‘falso’ o ‘vero’, o ‘prevalentemente vero’ o ‘prevalentemente falso’. Così si riesce a capire, anche se non con la certezza assoluta, se un candidato cerca di camuffarsi e nascondersi e se lo fa consapevole della cosa o no”. Ogni step del test Minnesota fa riferimento ad una scala con dei punteggi, per un totale di 13 scale che esplorano la personalità in ogni aspetto. “In tanti Paesi i magistrati sono sottoposti a questi test. Sono presenti già in realtà come la Francia, l’Olanda e in Germania”, ha proseguito il direttore emerito di Psichiatria dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano. I test, ha quindi concluso lo specialista, “andrebbero visti come un miglioramento sia per quanto riguarda la formazione e la competenza sia per l’equilibrio, cosa indispensabile in una professione di questo genere”.

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