Sfregio alla Meloni sulla prima pagina del Fatto”: vignetta squallida e volgare mascherata da satira
Qualcuno dirà che è satira? Tocca il fondo la vignetta in prima pagina del Fatto quotidiano in edicola venerdì 22 marzo. Lo sfregio non è satira. C’è il disegno di un uomo di spalle che si tira giù i pantaloni mostando le chiappone. Sopra la scritta: “Cara presidente del Consiglio, visto quanto le piace il linguaggio del corpo, vorrei interloquire con lei…”. Mostrando il deretano. Lo schizzo di fango e l’oltraggio è lo stile che usa Mannelli- l’autore- per evidenziare il suo “dissenso” contro la premier. Lo sfregio del vignettista una cosa la fotografa: la linea editoriale diffusa – non solo del quotidiano di Travaglio- di travolgere il “nemico” con gli insulti, con la delegittimazione.
Vignetta oltraggiosa di Mannelli contro la Meloni
Sappiamo già che tutto il mainstream si appellerà alla libertà di espressione: il diritto di satira è sacro, per carità. Anzi, se qualcuno si offendesse di essere sfanculato in prima pagina, si urlerebbe al clima repressivo che incombe da un anno e mezzo a questa parte. Il fatto è che questa non è satira, è semplificazione pecoreccia e oltraggiosa. La satira è un’altra cosa. Oltretutto, il “capolavoro” di Mannelli non fa ridere. Sui quotidiani antigovernativi nello stesso giorno campeggiano commenti irriverenti contro Giorgia Meloni: la foto con il volto coperto con la giacca dà linfa oggi alle penne più acclamate: Francesco Merlo, ad esempio, rispolvera il sempreverde “reginetta di Coattonia” per fare una demolizione della postura istituzionale della Meloni. Ma c’è l’imbarazzo della scelta tra fior di opinionisti impegnati sulle cose che contano.
Il Fatto ci ha abituato alle vignette sessiste, con il silenzio delle femministe
La palma del peggiore spetta però a Mannelli sul Fatto. La vignetta è di una volgarità clamorosa. E’ banale, non fa riflettere. Dove sta l’ironia, la sottigliezza? Ce ne sono state altre di peggiori sempre contro la Meloni: quella recente con Biden fu indecente. Si dirà che siamo “tifosi”, che l’appartenenza ci fa velo nell’apprezzare le arguzie sottili della satira che oggi ci regala il quotidiano di Marco Travaglio. Nossignori, sul Secolo abbiamo spesso stigmatizzato disegni volgari e sessisti che hanno colpito ad altre latitudini politiche: per esempio quello contro Maria Elena Boschi. Anzi, criticando il silenzio delle femministe. Ora siamo all’insulsaggine che qualcuno vorrebbe considerare satira. Pare che al Fatto abbiano un’opinione bassa dei loro lettori…