La bufala dei manganelli facili: i cortei aumentati del 40% rispetto al 2023. Sinistra smentita dai dati

5 Mar 2024 18:23 - di Chiara Volpi
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Cortei, dopo i fatti di Pisa, e con le strade delle nostre città in perenne ostaggio di manifestanti, la sinistra sorvola incresciosamente sull’inaccettabile attacco di centri sociali e antagonisti alla volante della polizia di Torino e ne approfitta per lanciare l’ennesima accusa di anti-democraticità e bollare il governo come regime autoritario che silenzia il dissenso e ordina di prendere a manganellate chi scende in piazza. Come se manifestanti e violenti che scendono in piazza armati delle peggiori intenzioni fossero in fondo la stessa cosa. Come se fosse giustificabile mobilitarsi per inneggiare alla pace e alla libertà con toni e comportamenti tutt’altro che pacifici e fin troppo veementi: quelli che la cronaca registra impietosamente… Peccato però che i numeri indichino tutt’altro, smentendo gufi e cassandre pronti a sventolare il vessillo del diritto costituzionale alla protesta e alla marce rivendicazioniste, e a evocare l’ultimo fantasma in voga: quello della repressione.

Cortei, i numeri smentiscono la narrazione della sinistra

Ebbene, stando ai dati divulgati dall’agenzia Dire, «nel primo bimestre del 2024 nel nostro Paese ci sono state 2.822 manifestazioni di spiccato interesse per l’ordine pubblico. Un dato in significativo aumento rispetto ai 1.994 eventi del primo bimestre del 2023: oltre il 40% in più». Non solo: sempre secondo il report riferito dall’agenzia di stampa, «le manifestazioni con criticità quest’anno sono state l’1,6%. Erano state il 3,5% nel 2023».

Cortei, dall’inizio del 2024 siamo già oltre il 40% in più rispetto al 2023

Se la matematica non è un’opinione, dunque, i dati parlano chiaro. E registrano un’altra realtà, ben diversa – per non dire di segno diametralmente opposto – rispetto alla narrazione di una certa sinistra che vuole far passare un messaggio rivisitato e corretto ai danni dell’immagine del nostro Paese e dell’operato del governo e delle forze dell’ordine. Come se in Italia, cioè, un giorno e sì, e l’altro pure, si reprimesse il dissenso a suon di manganellate. E invece le cose non stanno proprio come le raccontano Schlein e compagni pentastellati…

I dati argomentati dal ministro Piantedosi

Quanto ai numeri, peraltro, lo stesso ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – intervistato dal Corriere della Sera – è intervenuto nei giorni scorsi per riportare il discorso su un binario di verità da cui è imprescindibile partire: è falso affermare che ogni manifestazione in Italia è segnata dalle manganellate. Anche in questo caso, allora, a fare la differenza tra la narrazione dem e quella fattuale, sono i numeri, il cui responso è, ancora una volta, non opinabile: da più un anno le manifestazioni pubbliche gestite dalle forze dell’ordine sono state oltre 13mila. «E di queste solo una minima parte ha fatto registrare incidenti».

Quando i cortei degenerano in guerriglia urbana

Il che, tradotto in parole povere, significa che nella gran parte dei casi gli animi non si sono infuocati e la protesta non si è trasformata in guerriglia urbana. Ma non sempre chi manifesta è disposto a mantenersi nel perimetro della tolleranza. Non a caso, sempre Piantedosi sul tema non ha potuto fare a meno di sottolineare che, a fronte di contesti particolarmente infiammabili, si è immancabilmente registrata «una prevalenza di feriti tra le forze dell’ordine rispetto ai manifestanti».

E tirando le somme…

Sottolineando – tanto per rimanere nel contesto “matematico” della vexata quaestio – che l’impegno richiesto è esponenzialmente aumentato dal momento in cui il conflitto tra Israele e Palestina si è riacutizzato. Una sintesi che riportava già Il Giornale in un servizio d’approfondimento sul tema dei giorni scorsi: «Dal 7 ottobre 2023 (giorno dell’attacco di Hamas) le manifestazioni sono state più di mille». E, ha spiegato il ministro dell’Interno, «soltanto nel 3% dei casi si sono registrati incidenti». Ora tirate voi le somme…

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