Crosetto: “Truppe a Kiev? Mai”. Critiche al summit tra Macron, Scholz e Tusk: “Se non siamo uniti vincerà Putin”

16 Mar 2024 12:07 - di Angelica Orlandi
Crosetto Kiev

Guido Crosettoè perentorio: il vertice trilaterale tra Francia, Germania e Polonia avvenuto a Weimar sul sostegno a Kiev è stato “un segnale sbagliato”. L’Occidente “dovrebbe evitare dichiarazioni a effetto, come quella di mandare la Nato in Ucraina, cercando di fare più bella figura. O evitare di dividersi in incontri a due o tre quando in Europa siamo in 27. Ritengo che la contrapposizione con un monolite come quello russo, in cui c’è un uomo solo al comando, presupporrebbe da questa parte una strategia chiara, non contraddittoria: e magari costruita tutti insieme come coalizione”. Il ministro della Difesa  Guido Crosetto, in un’intervista a ‘La Repubblica’ ha stigmatizzato l’incontro a tre tra Macron, Svholz e Tusk  che rischia di indebolire il fronte delle democrazie.

Crosetto, un errore il summit a tre: “Putin si batte stando uniti”

“Continuare in un momento così difficile a suddividere le coalizioni che hanno aiutato l’Ucraina in tanti pezzetti mi pare poco pratico – sottolinea Crosetto-.  Noi facciamo tante riunioni al mese al livello Ue e Nato, non riesco davvero a capire queste fughe in avanti”. L’effervescenza interventista di Macron unitamente all”incontro ristretto non giovano a scongiurare il rischio di un’escalation militare. Crosetto spiega: “Siamo tutti preoccupati e molti sono spaventati. Siamo solo 60 milioni e di questi 60 milioni quelli che sarebbero pronti a combattere sono pochissimi, diciamocelo. Proprio per questo il nostro interesse è quello di ristabilire un ordine mondiale in cui il diritto internazionale viene rispettato; e nessuno debba temere di essere attaccato e invaso brutalmente. In ogni caso – avverte il ministro – posso assicurare che truppe italiane non andranno mai in Ucraina”.

Crosetto: “Ognuno accelera magari per motivi politici interni”

Perché «se vuoi costringere la Russia al tavolo del negoziato- è il ragionamento del ministro-  non la pieghi sicuramente attraverso una disunità; in cui ognuno cerca di fare la sua accelerazione magari solo per motivi politici interni». Mentre lo si fa «aiutando l’Ucraina a difendersi. E avendo un blocco politico chiaro, fermo, netto, che si allarga magari ad altre nazioni che non fanno parte dell’Occidente. Che la obblighi a interrompere gli attacchi e a sedersi al tavolo. Bisogna che l’Ucraina non solo si possa difendere ma sia deterrente nei confronti della Russia. Perché, il giorno in cui smetterà di far paura, i russi cercheranno nuovamente di arrivare a Kiev». Una posizione assolutamente coesa con quella espressa dal ministro degli esteri, Antonio Tajani, nella serata di venerdì e ribadita oggi al Corriere della Sera. La linea italiana è quella si essere accanto a Kiev ma non in gierra contro la Russia.

Gelo Italia-Macron

Il fronte compatto italiano segna una risposta chiara alle “intemperanze”  del presidente Macron: quest’ultimo, infatti, giovedì scorso aveva ribadito in diretta tv il significato di quel “non escludo nulla” pronunciato a fine febbraio; e che implicherebbe la possibilità di un intervento diretto di Parigi nella guerra in Ucraina, attraverso l’invio di truppe Nato in loco. Dichiarazioni al vetriolo che erano costate a Macron perfino le reprimenda di Marine Le Pen, che aveva condannato tali parole che avrebbero   fatto un favore a Putin”, sparigliando il campo europeo.

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