Conte farnetica sulla lotta alla mafia. Foti lo demolisce: è solo un vedovo del potere
Dopo la cattura di Messina Denaro, il pentimento del boss Schiavone, Giuseppe Conte annaspa col suo elettorato: nella lotta alla mafia il governo Meloni incassa risultati, facendo risaltare le differenze con un esecutivo che i boss invece li scarcerava.
“Se in Italia si può comminare oggi l’ergastolo ostativo lo si deve al governo Meloni che lo ha introdotto nel suo primo decreto legge, contrastato per altro da tanto improduttivo quanto vergognoso ostruzionismo delle opposizioni, 5stelle di Conte in testa”. Così il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati Tommaso Foti, replicando all’intervista del.
“Se a Caivano oggi c’è uno spiraglio di speranza nel futuro, lo si deve al centrodestra che con decisione e determinazione agisce per ristabilire l’autorità dello Stato, dimostrando con i fatti che non possono esistere zone franche in cui i cittadini sono in balia dei criminali e dei loro sporchi interessi – afferma – . Per il governo Meloni, lo Stato non può nè deve arrendersi, mai. Alle farneticazioni del leader del M5S Conte – che, all’evidenza preoccupato da quanto possa emergere dall’attività di dossieraggio emersa alla DDA, aggredisce il Governo con accuse volgari e meschine, destituite di fondamento alcuno – rispondiamo che la lotta a mafia e camorra il centrodestra la fa con i fatti, buttando in carcere i suoi capi, come attestano i clamorosi arresti di questi ultimi 18 mesi, a partire da quello di Matteo Messina Demaro”.
“I fatti del centrodestra, non le farneticazioni di un ‘vedovo del potere’ quale è Giuseppe Conte – aggiunge Foti – dicono che la lotta alla criminalità e alle mafie è caposaldo del governo Meloni. La necessità di approfondire dinamiche oscure che nella DDA hanno trovato l’epicentro operativo non è ‘lesa maestà’ ma risponde all’impellenza di dare risposte ai cittadini perché le istituzioni, anche le più nobili, sono fatte di uomini, come tali fallibili. Ma una cosa deve essere chiara: per noi le critiche non rappresentano uno scontro tra poteri – con buona pace di Conte che avvelena i pozzi al solo fine di impedire che gli Italiani possano conoscere la verità – ma sono volte ad evitare un utilizzo illecito di compiti e poteri che il Parlamento ha attribuito a prestigiosi e qualificati organi – è il caso ad esempio della DDA – nei quali però alcuno può agire a piacimento e contro legge, nella presunzione di essere legibus solutus”.
Che cosa ha detto Conte nell’intervista sul governo e la lotta alla mafia
“Il governo Meloni sta indebolendo le norme anticorruzione e spuntando le armi della magistratura, un pezzo alla volta”. Lo sostiene il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, in un’intervista a “La Repubblica”.
Il presidente M5s parla di “attacchi ignobili nei confronti del vicepresidente dell’Antimafia, Cafiero De Raho e con lui ai vertici della Procura antimafia. Quando e’ di tutta evidenza che gli accessi abusivi alle informazioni personali sono avvenuti, negli anni della sua gestione, al di fuori della Dna. La maggioranza invece sta strumentalizzando per mettere in discussione l’intera struttura”.
“E’ in atto – sostiene Conte – uno smantellamento meticoloso e inesorabile della normativa anti corruzione e di essenziali strumenti investigativi come le intercettazioni. Non e’ cosa da poco. E nessuno puo’ restare alla finestra a osservare inerte, pena la corresponsabilita’. Occorre una mobilitazione dentro e fuori il Parlamento”. Sui test psicoattitudinali per i magistrati, “questo esecutivo – dice il leader M5s – mira ad assoggettare il potere giudiziario, secondo una logica di subordinazione perseguita da tutti coloro che, da Gelli in giu’, hanno lavorato per condizionare obliquamente i processi decisionali democratici. Questa maggioranza vuole scardinare il nostro ordinamento costituzionale e, in particolare, i principi dell’autonomia della magistratura e della legge ‘uguale per tutti'”.