Chi è il marocchino che gli anarchici volevano liberare a Torino: pluricondannato, anche per stupro

2 Mar 2024 12:50 - di Federica Argento
marocchino Torino

Cinque anarchici denunciati per l’assalto ignobile alla volante della polizia a Torino. Il  marocchino che volevano liberare, strappandolo dalle mani dei poliziotti e  destinato al Cpr di Milano, è un pluripregiudicato. La storia di questo trentenne, nato in Marocco e arrivato in Italia nell’ottobre del 2008, è una sfilza di condanne – quasi tutte ormai definitive -.  Quella per il reato più grave la incassa a Bologna, quattro anni dopo il suo sbarco in Italia: stupro di gruppo. L’obiettivo era quello di farlo scappare prima che venisse condotto presso il Cpr di Milano, in attesa del volo di sola andata per il suo Paese di origine. L’espulsione a suo carico è datata 2022 e ambienti investigativi lo danno vicino a uno dei centri sociali di Torino. Su di lui pendeva un provvedimednto di espulsione, sempre aggirato trasferendosi in un’altra città

Tredici condanne, tra cui per strupro, per il marocchino che gli anarchici volevano liberare

Sono 13 le condanne alle sue spalle. L’hanno preso, nella notte tra il 27 e il 28 febbraio, mentre imbrattava i muri di un sottopassaggio del capoluogo piemontese con scritte contro la polizia. È stato denunciato, anche per inosservanza dell’obbligo di espulsione, e portato in questura dagli agenti di pattuglia. E dopo un  passaggio per l’ufficio immigrazione è stato condotto in un ufficio Asl per un controllo di routine, indispensabile per il trasferimento nel Cpr. I problemi sono iniziati già quando l’uomo è arrivato presso gli uffici sanitari: in qualche modo gli anarchici hanno scoperto l’avviamento dell’iter e hanno tentato una prima irruzione, non riuscita, nella Asl. Il 31enne marocchino che è stato quindi riportato in questura per espletare gli ultimi passaggi burocratici relativi al trasferimento. Ma a Torino la voce si era sparsa e gli anarchici si ono radunati sotto la questura per un sit-in di protesta che sappiamo come è andata a finire.

Gli anarchici volevano liberare il 31enne marocchino assaltando la polizia

Brutta storia quella dello stupro di gruppo di Bologna. Il tribunale dei minori di quella città lo condanna per  violenza sessuale. Già all’epoca – ricostruisce la StampaJamal Kilal (questo il suo nome) era noto ai giudici emiliani. Lo avevao  già processato. E condannato. Furto. Rapina. False identità. Un altra condanna qualche mese dopo la violenza. Un altro furto ancora. L’immigrato di origini marocchineè già a Milano. Cinque ragazze che hanno partecipato all’assalto alla volante e al tentativo di fuga sono già state identificate dalla Digos e segnalate alla Procura. “Altri membri del gruppo – almeno una decina, ma forse anche di più – sono in fase di identificazione. Una certezza: appartengono tutti all’area anarco-insurrezionalista”, scrive il quotidiano che ricostruisce la mappa della galassia antagonista che si sta riorganizzando.

Rapine, furti, violenza danneggiamenti

Un curriculum criminale denso, non certo una vittima da liberare. La Prefettura di Piacenza emise a suo carico un provvedimento di espulsione qualche giorno prima di Natale del 2022. “Jamal fa come fanno spesso i clandestini: lascia la città e si trasferisce altrove. Lo ritrovano a Gorizia sei mesi dopo, dove il Prefetto firma l’ordine di lasciare il nostro Paese entro 7 giorni”. E’ andato via? Macché scomparve ancora, fino a ritrovarsi a Torino, vicino agli anarchici del Lavatoio. Quando la polizia lo ha trovato il 28 febbraio ad imbrattare muri con scritte contro la polizia si trovava nel sottopasso di corso Grosseto. Ha una bomboletta in mano e sta scrivendo sul muro: «Più poliziotti morti». «Acab». Ha ragito male quando lo hanno fermato.

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