Calano gli sbarchi: il modello italiano fa scuola in Ue. E con il memorandum Italia-Albania…

14 Mar 2024 8:22 - di Tiziano Consoli

Gli arrivi dei migranti irregolari in Italia sono in costante calo dal mese di ottobre 2023. Lo dicono i dati del ministero dell’Interno e da ieri lo certifica anche Frontex, l’Agenzia europea per la protezione delle frontiere: nei primi due mesi del 2024 gli attraversamenti illegali sulla rotta del Mediterraneo centrale sono diminuiti del 70%. Un dato in contrasto con quello delle altre rotte, quella dell’Africa occidentale e del Mediterraneo orientale, che invece hanno fatto segnare un aumento dei flussi. Se uniamo i puntini, e cioè i numeri forniti a fine gennaio dall’Ue sul crollo degli arrivi di migranti tunisini in Italia, fino al -80/90% nel mese di ottobre secondo la commissaria Ue agli Affari Interni Ylva Johansson, si capisce chiaramente che a determinare il calo degli sbarchi non sono soltanto fattori fisiologici, come il maltempo, ma soprattutto gli effetti di quel Memorandum Ue-Tunisia, tanto inviso alla sinistra, che vede nella lotta all’immigrazione illegale uno dei pilastri della cooperazione tra l’Europa e il governo del presidente tunisino Kais Saied.

Il partito di Giorgia Meloni, lo rivendica, anche perché l’impegno diplomatico del presidente del Consiglio italiano è stato determinante per arrivare alla firma di quella intesa. “I numeri diffusi da Frontex, che evidenziano una netta diminuzione degli arrivi irregolari in Europa nei primi due mesi del 2024 nella rotta del Mediterraneo centrale, confermano che le misure attuate dal governo italiano sono efficaci e funzionano”, dichiara Nicola Procaccini, eurodeputato FdI e copresidente del gruppo ECR. “L’indicazione che arriva da questi dati è che l’Europa deve convincersi definitivamente che occorre una gestione complessiva dei fenomeni migratori basata sui due priorità: la dimensione esterna e il contrasto alla immigrazione irregolare. È questa – è convinto – la strada per favorire, invece, la gestione dei flussi migratori regolari, per evitare conseguenze traumatiche di carattere sociale derivanti da una immigrazione incontrollata. Che è, invece, il mantra del ‘porte aperte’ a tutti portato avanti dalle sinistre europee”.

Il modello italiano frutto di un cambio di paradigma

Dello stesso avviso anche Sara Kelany, deputata di FdI e responsabile del Dipartimento Immigrazione del partito. “L’approccio italiano che si concentra sulla dimensione esterna dei flussi migratori per contrastare la migrazione irregolare e il traffico di esseri umani fa scuola in Europa e porta a risultati tangibili. Le partnership con i Paesi di provenienza e di transito, il Piano Mattei per l’Africa, il giro di vite sui trafficanti e gli accordi come quello fra Italia e Albania per il controllo dei flussi sono la strada giusta per riportare il fenomeno migratorio nelle maglie della legalità”, dice. Kelany e Procaccini venerdì prenderanno parte al convegno organizzato in Senato dai gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia e dall’Ufficio Studi del partito per presentare un altro importante accordo concluso sul fronte dell’immigrazione, quello tra Italia e Albania che permetterà di gestire in centri sotto la giurisdizione italiana in territorio albanese l’esame delle domande d’asilo e dei trattenimenti finalizzati ai rimpatri di circa 36mila migranti l’anno. Sul tavolo dei relatori ci saranno anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’ambasciatore italiano in Albania, Fabrizio Bucci, il costituzionalista Mario Esposito e il vicedirettore di Libero, Fausto Carioti.

Il protocollo d’intesa firmato da Giorgia Meloni ed Edi Rama può rappresentare una cornice innovativa di cooperazione sulla gestione dei flussi migratori, per contrastare il traffico di esseri umani e verificare a monte chi ha diritto ad entrare in Europa. Anche in questo caso, però, la sinistra e il mondo dell’associazionismo si sono schierati contro parlando di una riedizione dell’accordo tra Regno Unito e Ruanda. Peccato che l’Albania è un Paese che fa parte della Nato e che ha iniziato un percorso di adesione in Ue, distante dall’Italia poche miglia nautiche. In Europa, del resto le posizioni della sinistra nostrana sembrano trovare sempre meno eco.

L’intesa piace persino al socialista Scholz

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, un socialdemocratico che fa parte della stessa famiglia europea del Pd, ha detto di osservare “con interesse” l’accordo perché “abbiamo bisogno di partnership con i Paesi di origine e di transito”. Ancora più netta, Ursula Von Der Leyen, lo ha definito “un un esempio di pensiero fuori dagli schemi, basato su un’equa condivisione delle responsabilità con i Paesi terzi in linea con gli obblighi previsti dal diritto dell’Ue e internazionale”.  Insomma, l’approccio italiano al contrasto all’immigrazione irregolare, che si conferma sulla dimensione esterna dei flussi e sulla cooperazione per creare sviluppo ed affrontare alla radice le cause delle partenze, ormai è largamente accettato in Europa. Non a caso, domenica è prevista la visita della presidente della Commissione Ue con Giorgia Meloni, il premier greco Mitsotakis e quello belga De Croo in Egitto, per firmare un nuovo accordo di partnership strategica. Da Bruxelles hanno annunciato che anche questa volta, l’immigrazione sarà uno dei capisaldi dell’intesa.

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