Stupro di Catania, disposto il carcere per due minori e un 18enne del branco. E tutti ora negano: non sono stato io
Stupro di Catania, mentre dagli atti dell’inchiesta emerge una ricostruzione drammatica dei fatti che rivela a ogni nuova acquisizione d’indagine particolari sempre più agghiaccianti, il gip per i minorenni ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tre degli indagati accusati di avere avuto una parte attiva nella violenza sessuale di gruppo aggravata a una 13enne nei giardini comunali della Villa Bellini. Si tratta di due minorenni e di un giovane che ha già compiuto 18 anni, la cui posizione sarà trasmessa, per competenza funzionale, alla procura distrettuale. L’ordinanza dovrà essere convalidata entro 20 giorni.
Stupro di Catania, disposto il carcere per un due minorenni e un 18enne del branco
Eppure, nonostante l’orrore perpetrato sulla 13enne vittima del branco e la violenza inferta contro il fidanzato, negli interrogatori di garanzia, davanti ai giudici per l’udienza preliminare, i sette fermati hanno continuato a ripetere come in un loop – che al dramma dell’aggressione e degli abusi inflitti, aggiunge anche la beffa della loro negazione – la frase «non sono stato io». A dirlo, spiega il Tgcom24 sulla vicenda, «sono stati anche i due egiziani, uno minorenne e l’altro maggiorenne, ritenuti gli autori degli abusi, accusati dalla vittima e dal fidanzato e anche dal Dna estrapolato dalle tracce biologiche trovate sugli indumenti della ragazzina».
Sono accusati di avere avuto una parte attiva nello stupro di gruppo, eppure negano: “Non sono stato io”
E allora, i due, e un terzo minorenne, restano in cella. Il giudice ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare, mentre la decisione del gip distrettuale per gli altri quattro indagati è attesa per le prossime ore. Mentre sul fronte delle indagini, quegli interminabili momenti di violenza e terrore, ricostruiscono una brutalità senza tetto né legge. Senza un briciolo di resipiscenza. Nessuna pietà per una ragazzina di appena 13 anni che implorava clemenza e supplicava di non farle del male. Uno dei ragazzi l’ha spinta con forza in uno dei bagni dove è avvenuta la violenza. Lei ha cercato disperatamente di opporsi, di suscitare un briciolo di umanità in quegli aguzzini che non hanno ascoltato ragioni.
Stupro di Catania, l’orrore nel racconto di chi lo ha subìto. Senza pietà…
«Tremavo come una bambina», ha confessato ai pm. Raccontando come abbia provato disperatamente a difendersi, a cercare di farli desistere, mentre continuava a ripetere «basta, per favore, non lo fare». E la scena si ripete, una seconda volta, con un secondo violentatore, nell’assoluta indifferenza degli altri del branco, sordi alle urla, alle suppliche della ragazza che li pregava di lasciarla andare. «Nessuno ha cercato di interrompere la violenza», ha ripetuto la ragazza smentendo la ricostruzione di uno dei sette. Nessuno di loro ha provato a spezzare quella spirale di ferocia del branco accanito su di lei, mentre il suo fidanzato, bloccato fuori dai bagni. Picchiato, Minacciato e costretto ad assistere allo scempio, subiva l’ennesima intimidazione violenta: quella che il Tgcom24 descrive ricostruendo i fatti. Quella agita da uno del branco dei 7 in particolare, che urlandogli in faccia ripeteva al 17enne: «Io sono pazzo, posso ammazzarti»…