Smontate le balle della sinistra: l’Autonomia piace alla maggioranza degli italiani. Il sondaggio
“L’autonomia differenziata rischia di spaccare in due l’Italia e fa pensare ad un Paese diviso, classista, dove aumenta il divario. Se non fossero finanziati i livelli essenziali delle prestazioni (Lep), si metterebbe a repentaglio il principio costituzionale secondo cui a ogni cittadino toccano gli stessi servizi, indipendentemente da dove nasca o vada a vivere. Un tema che riguarda anche le aree interne del Nord Italia”. Anche questa mattina gli allarmisti di sinistra sono al lavoro e in campo hanno schierato il presidente dell’Anci e sindaco uscente di Bari, Antonio Decaro, che in un’intervista al “Il Corriere della Sera“ prefigura scenari apocalittici dall’approvazione della riforma, che approda in questi giorni alla Camera.
Eppure sullo stesso giornale un sondaggio di Nando Pagnoncelli dice che la maggioranza degli italiani è d’accordo con la riforma. Conteranno qualcosa i numeri o la matematica, sulle riforme, è un’opinione?
Autonomia differenziata, il sondaggio di Pagnoncelli
Il 41% degli intervistati è favorevole (il 6% lo è molto, il 35% abbastanza) alla riforma, anche se il livello di conoscenza degli italiani appare ancora superficiale. “Solo il 13% infatti dichiara di aver seguito l’attuale proposta di legge con attenzione, mentre il 29% ne ha qualche notizia. I restanti l’hanno solo orecchiata senza capirne bene il contenuto (34%) o addirittura non ne hanno mai sentito parlare (24%). Con differenze apprezzabili non tanto a livello territoriale (tra Nord e Sud le differenze sono minime) quanto in funzione dell’appartenenza politica”.
I numeri, al momento, premiano comunque le scelte del centrodestra. “Il 47% condivide il fatto che la riforma, consentendo di trattenere localmente le imposte, avrebbe l’effetto di migliorare la qualità di governo regionale (ma la condivisione non è entusiasta: solo il 14% è molto d’accordo, il 33% lo è abbastanza); lo stesso avviene più o meno per il fatto che introdurre uno standard nei costi dei servizi consentirebbe di risparmiare (43% d’accordo, ma solo 12% molto d’accordo). Analoghe percentuali complessive di accordo le troviamo relativamente agli aspetti negativi: 48% condivide l’idea che l’Autonomia differenziata produrrebbe differenze non accettabili in servizi essenziali come sanità, istruzione, trasporti; 47% ritiene che questa riforma aggraverà le differenze già esistenti tra le regioni. Tende però ad essere più elevata, rispetto agli aspetti positivi, la percentuale di chi condivide molto queste negatività”. Le differenze, nelle risposte, non sono particolarmente divaricate tra nord e sud, ma in base ai partiti di appartenenza: quelli del Pd sono i più “catastrofisti”.
Cosa cambierà per la sua Regione?
La riforma avrà effetti positivi sulla sua Regione? “Il 33% ne è convinto, ma il 23% ritiene che non cambierebbe molto e il 24% pensa che la situazione peggiorerebbe. Anche in questo caso le differenze sono quelle già viste: più positivi, ma con perplessità, i residenti nel Nord, più negativi al Centrosud. Solo nel profondo Sud (Puglia, Basilicata, Calabria) e nelle Isole prevale l’idea del peggioramento. E alla fine, possiamo dire che la proposta di legge è approvata di misura, senza entusiasmi: il 41% si dichiara favorevole (ma solo, mentre il 32% è contrario).