Poliziotti uccisi a Trieste, l’ultima beffa: per il Pg della Cassazione è corretto assolvere il killer

26 Feb 2024 18:02 - di Redazione
poliziotti uccisi Trieste

Non c’è pace per i familiari dei due poliziotti uccisi uccisi in questuraTrieste il 4 ottobre 2019: si va verso la conferma delle due sentenze che hanno portato alla non punibilità di Alejando Augusto Meran. Dopo il dolore, la rabbia e l’indignazione per i verdetti già emanati, in vista altra amarezza da ingoiare per i parenti delle vittime. Altro sdegno da metabolizzare. Domani in aula, la sostituta procuratrice generale della Cassazione Antonietta Picardi discuterà davanti ai giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione quanto accaduto quel maledetto giorno di 5 anni fa, e andrà a sostenere che l’assoluzione, perché non imputabile, del cittadino dominicano accusato del duplice omicidio degli agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, è corretta.

Poliziotti uccisi a Trieste, per il Pg della Cassazione è giusto assolvere il killer

Al 33enne di origine dominicana è stato riconosciuto, sia in primo che in secondo grado, il “vizio totale di mente”, confermando la sua permanenza in una Rems, ossia una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza dove dovrà restare per 30 anni, vista la pericolosità e la necessità di cure specifiche. Una sentenza contro cui è ricorsa la procura generale di Trieste, lamentando l’erronea valutazione della prova e la mancata rinnovazione dibattimentale della richiesta perizia, ma nelle conclusioni della pubblica accusa, il pg sottolinea come «appare infondata la questione di legittimità costituzionale» e si ritengano «inammissibili» entrambi i motivi del ricorso.

Si va verso la conferma delle due sentenze di primo e secondo grado

Nel dettaglio la Procura generale di Cassazione confuterebbe il contenuto del ricorso sia per quanto riguarda l’erronea valutazione della prova – con riferimento alle diverse consulenze psichiatriche – sia per l’erronea applicazione di legge. Analogamente, ritiene infondata la questione di costituzionalità sollevata dalla Procura generale di Trieste. In particolare, la scelta della Corte di optare per la conclusione di alcuni periti (totale incapacità di intendere e di volere), rispetto a quella di altri «può essere censurata in sede di legittimità solo laddove vi sia un’omessa valutazione delle altre opzioni». Mentre il giudice di appello «ha dato atto dei motivi per i quali riteneva di dover dar fede ad una delle relazioni scientifiche, sulla capacità di intendere e di volere dell’imputato, rispetto alle altre».

Il Pg della Cassazione sosterrà l’assoluzione del dominicano, perché non imputabile

Anche il secondo motivo di ricorso, si legge nella relazione del pg della Cassazione depositata alle parti, «appare del tutto infondato laddove il procuratore generale ha ritenuto di dover impugnare la sentenza perché carente la motivazione, in merito al rigetto della richiesta rinnovazione dibattimentale». Argomenti tecnici condivisi dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, che ha depositato una memoria sostenendo la tesi dell’inammissibilità del ricorso della procura generale di Trieste, chiedendone il rigetto.

La conferma della permanenza del killer in una Rems dove proseguirà le cure specifiche

Solo lo scorso gennaio, l’esperto incaricato di seguire l’indagato ha riconosciuto come le condizioni cliniche di Meran siano «notevolmente migliorate» dopo l’inserimento nella struttura di Santa Maria di Calice di Cornoviglio, in provincia di La Spezia, ma anche «la mancanza di un qualsiasi segnale di ravvedimento o di pentimento per quanto commesso». E ha confermato «la necessità di mantenere una misura di sicurezza detentiva in grado di assicurare il prosieguo del programma di cura e di riabilitazione e, nello stesso tempo, di garantire concreti standard di sicurezza per il personale e gli altri ospiti».

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