Nonostante Mattarella, De Luca insulta ancora Meloni: “Ha uno stile da stracciarola”
Vincenzo De Luca. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. L’uomo è istrionico, abilissimo, di una sfacciataggine che suscita ammirazione. Prendiamo il suo videomessaggio di oggi, arrivato poco dopo che pure il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva richiamato tutti – leggi tra le righe il Pd, Schlein e De Luca in testa – a condannare gli insulti e i gesti di violenza contro Giorgia Meloni. Uno pensa che dopo una bacchettata di quel tipo, nella quale il capo dello Stato ha chiamato in causa anche la “dignità della politica”, un po’ di imbarazzo per aver appellato il premier come “str…” lo possa aver provato. E invece no: lui, De Luca, rincara la dose di insulti, parlando di “stile ‘stracciarola’, fatto di volgarità, di approssimazione, di mistificazioni e di arroganza”. Atteggiamenti, ammonisce, ai quali bisogna “evitare di dare spazio”. Di più, dice pure che ce l’hanno con lui, il premier e la maggioranza, perché “De Luca è uno che non si vende e non di piega”. Formidabile, compreso l’uso della terza persona per riferirsi a se stesso.
L’affondo di Meloni sull’utilizzo dei Fondi di coesione in Campania
A De Luca non è andato giù che Meloni, nel corso della puntata di Porta a Porta di ieri, abbia rivelato che “se uno guarda l’utilizzo dei Fondi di coesione in Campania trova la festa del fagiolo e della patata, la rassegna della zampogna, la festa del caciocavallo podolico, la sagra dello scazzatiello… Mi chiedo se queste siano le priorità”. “Spendere i soldi in modo più strategico – ha commentato Meloni – può dare risultati migliori”.
De Luca non la prende benissimo e rincara la dose di insulti
Una “performance” di “volgarità” e “cialtroneria”, ha lamentato De Luca nel suo video, senza tuttavia negare il rilievo del premier. “Onorevole Meloni, una Regione dà 10mila e 20mila euro ai Comuni e alle Pro Loco che poi organizzano la sagra”, ha detto infatti il governatore, sostenendo poi che “è in atto da parte della presidente del Consiglio e di forze della maggioranza di governo una campagna di falsificazione dei dati che riguardano la Regione Campania”. E perché succede questo? Ma è presto detto, “c’è un motivo molto semplice: hanno valutato che De Luca è uno che non si piega e non si vende, e dunque va colpito. Hanno valutato anche che l’esperienza di governo della Regione Campania è un’esperienza di avanguardia e ovviamente questo dà fastidio, perché sfugge all’immagine tradizionale del Sud cialtrone e inefficiente”.
La narrazione ribaltata del governatore: una “performance” da applauso
E, ancora, “c’è una campagna di aggressione mirata e di falsificazione che si accompagna sempre all’aggressione politica perché c’è bisogno di colpire la credibilità”. “Dobbiamo stare attenti, non possiamo dare spazio a chi adotta lo stile ‘stracciarola’, fatto di volgarità, di approssimazione, di mistificazioni e di arroganza. Dobbiamo evitare di dare spazio a questi atteggiamenti, perché – ha concluso De Luca – servono a distrarre l’opinione pubblica dai problemi concreti”. Cosa si può aggiungere a questa di “performance”, in cui De Luca ha preso tutti i temi, dalla volgarità alla mistificazione, per ribaltare fatti e narrazione pro domo sua, fino ad arrivare a quel richiamo alla responsabilità dal vago sentore di “Mattarella, scansati proprio”? Nulla. Un capolavoro. L’applauso ci vuole.