L’intervista. Rosato: “Sulle foibe abbiamo ricucito una ferita. Chi nega o grida al fascismo è fuori dalla storia”

3 Feb 2024 9:17 - di Gloria Sabatini

Foibe, esodo giuliano dalmata e dovere della memoria. Tra le pieghe di una pagina di storia per decenni dimenticata o negata c’è il sogno (utopia?) di una ricomposizione nazionale, della ricucitura di una ferita dalla quale guardare al futuro superando le divisioni di parte. Ne è convinto Ettore Rosato, una vita nel centrosinistra, oggi parlamentare di Azione, triestino doc, che 20 anni fa, insieme al primo firmatario Roberto Menia, ha lavorato per l’approvazione della legge che istituisce il giorno del Ricordo. Lo ha fatto da sinistra. All’epoca sedeva nei gruppi parlamentari della Margherita. “Fu il collega Menia, diamogli il giusto riconoscimento, a presentare la proposta di legge, fu lui l’ispiratore. E insieme riuscimmo a costruire un percorso condiviso, perché non fosse una legge di parte. E ci riuscimmo grazie anche all’impegno di Luciano Violante che guidava il gruppo dei Ds. Il voto in aula fu quasi unanime, c’era voglia di ricucire una ferita del Paese.

Lei ha partecipato a un convegno promosso dal Comitato 10 febbraio confrontandosi con storici ed esponenti di Fratelli d’Italia. A che punto è la condivisione della memoria di quegli eccidi?

Da vent’ anni la giornata del ricordo è un patrimonio di tutti gli italiani, non solo di una parte, degli esuli. È una giornata che li riconcilia con il loro paese. Hanno pagato un prezzo altissimo, in termini di vite umane, in anni di fatiche e solitudine, anche sul piano economico. Trieste ha pagato un prezzo doppio, non solo perché mutilata nel suo territorio, ma anche perché la città non riusciva a raccontare questa ferita che l’attraversava. Sentiva di non essere capita per un un confine spostato, che la divideva da un pezzo di Istria con cui aveva un legame naturale.

Eppure c’è ancora a sinistra una sacca di resistenza. Penso ai convegni dell’Anpi che ospitano storici come Gobetti, che oscillano tra negazionismo e giustificazionismo

L’opinione pubblica ha capito, la conoscenza di quel pezzo di storia è diffusa. Purtroppo c’è qualcuno che tenta di negare, ma il negazionismo esiste sulla tragedia del confine orientale come sulla Shoah. C’è chi nega l’evidenza o cerca di giustificare quanto è avvenuto in quelle zone, come risposta ai crimini del nazi-fascismo che non sono in discussione. Una volta diventata storia si dovrebbe guardare avanti. Oggi da una tragedia si è passati a una collaborazione tra Italia, Slovenia e Croazia, che è necessaria per guardare al futuro. Un’operazione dovuta al lavoro straordinario di Mattarella.

Anche di Ciampi. Fu lui a conferire alla memoria di Norma Cossetto la medaglia d’oro al Valore Civile. Le piace il termine riconciliazione nazionale?

Ciampi certo, ci fu un progressivo riscatto dall’oblio di una storia ‘infoibata’. Forse riconciliazione nazionale no, non si può chiedere tanto a chi ha subìto certe ferite. Quello che conta è che la comunità nazionale sappia scrivere la sua storia.

Quali sono oggi i nemici di questa scrittura comune? Chi soffia sul fuoco delle divisioni, chi amplifica per esempio il pericolo dei saluti romani? Fa bene chi grida al pericolo fascista? 

Io non vedo un pericolo fascista nel nostro Paese. Mi preoccupa di più l’impoverimento della politica incapace di dare risposte, per esempio, nel campo della sanità. Insomma l’incapacità di guardare ai problemi reali. Detto questo è evidente che i reati vanno puniti.

Lei avrebbe portato il caso Acca Larenzia sul tavolo di Strasburgo?

No. Ogni volta che si enfatizzano fuori dai confini i difetti nazionali io soffro. Credo che abbiamo la cultura, la forza e le istituzioni per risolvere i nostri problemi in casa. E penso che sia profondamente sbagliato definire questo governo fascista. È un governo di destra che difende le libertà democratiche del nostro Paese.

E veniamo all’oggi. Alla sua recente adesione al partito di Calenda

Sono convinto che ci sia bisogno di costruire un’ alternativa al populismo di destra e sinistra. Da una parte abbiamo la promessa dell’abolizione delle accise, dall’altra la promessa dell’abolizione della povertà. Poi naturalmente non fanno né una cosa né l’altra, ma demotivano gli elettori e alimentano i tifosi.

Qui ce l’ha con i grillini. Cosa pensa del Pd di Elly Schlein? 

Certo, penso ai 5Stelle. Il Pd ormai si è allineato a quelle posizioni e insegue il sentiero, poco virtuoso, di critica a prescindere e di promesse ideologiche. Si stanno caratterizzando per battaglie contro il riformismo sul mercato del lavoro sulla scuola. Vedo una totale incapacità di affrontare chi sta al governo incalzandolo sull’efficienza e non sulle ideologie.

Che succederà al Nazareno dopo le europee? La segretaria mangerà in panettone?

Schlein mangerà il panettone perché non c’è un’alternativa organizzata dentro il Pd. Ed è la maggiore “alleata” del centrodestra

A proposito di alleanze, molti retroscenisti parlano di intese ‘segrete’ con la premier. Calenda fa da stampella al governo?

Sosterremo sempre il governo tutte le volte che farà cose condivisibili, faremo un’opposizione molto dura quando ci troveremo di fronte a immobilismo o a scelte sbagliate, sulla sanità e sulle riforme per esempio. C’è condivisione, invece, sulla politica estera e speranza di lavorare insieme sulle politiche industriali.

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