Il no al terzo mandato manda in frantumi il Pd. L’ira dei sindaci dem nelle chat: “Noi sconfessati”

22 Feb 2024 18:19 - di Alberto Consoli
Terzo mandato Pd

Il no al terzo mandato per gli amministratori decretato in commissione Affari costituzionali del Senato apre una lacerazione nel Pd, che ha deciso di non partecipare al voto di stamane. C’è una strada lastricata di polemiche tra i dem. La Chat dei sindaci Pd è in subbuglio. A quanto viene riferito all’Adnkronos la scelta dei senatori dem non è stata affatto condivisa dagli amministratori. Sono furibondi  “per la decisione del partito di non partecipare al voto: scelta che ha indebolito l’emendamento delle Lega, che isolata, l’ha ritirato”.

Terzo mandato: la chat dei sindaci Pd in subbuglio: “I senatori non ci hanno rappresentato”

Ricordiamo che il no al terzo mandato è stato votato da FdI, FI, Avs, M5S. Questo il ragionamento tra i sindaci dem: “Molti  non si sono sentiti rappresentati dal proprio partito e credono che si sia persa un’occasione per dividere la destra ancora di più”. La situazione nella quale si trova impelagato il Pd è paradossale. Strilla sulle presunte divisioni del centrodestra, ma non guarda a casa sua. La “bocciatura” dell’emendamento della Lega che avrebbe dovuto sancire il disaccordo in maggioranza, finisce per sancire un Pd distonico rispetto i suoi amministratori. I dem escono da questa giornata con le pive ne sacco.

Terzo mandato, FdI: “Consigliamo al Pd di preoccuparsi delle proprie fratture”

Per il centrodestra, infatti, “non è un dramma” quanto accaduto in commissione. E tutte le componenti della coalizione hanno dichiarato che non ci sarà alcuna ricaduta sull’unità del governo: il terzo mandato non era negli accordi di governo, non era in agenda, non terremota alcunché. A sinistra invece la questione terzo mandato ha scoperchiato il vaso di Pandora delle recriminazioni. Lo sottolineano in una nota congiunta i senatori di Fratelli d’Italia Filippo Melchiorre e Marco Lisei, capogruppo di Fdi in commissione Affari costituzionali. “Non sottoscrivendo, infatti, l’emendamento al dl Elezioni presentato e poi ritirato dalla Lega sul terzo mandato ai sindaci, il Pd ha dimostrato di sconfessare le istanze di sindaci dem; desiderosi di candidarsi ancora alla guida delle rispettive città. Ci riferiamo in particolare al primo cittadino di Bari, Antonio Decaro, ma anche a Matteo Ricci a Pesaro e a Dario Nardella a Firenze”. Quindi l’affondo: “Anziché evocare immaginarie divisioni interne alla maggioranza di governo, consiglio al Pd di preoccuparsi delle proprie fratture, che appaiono insanabili”, conclude la nota di FdI.

Terzo mandato, il senatore Pd: “Sono amareggiato, dovevamo tenere unito il Pd”

Affonda il coltello nella piaga contro il suo partito il senatore del Pd, Alessandro Alfieri: “Sono amareggiato – dice all’Adnkronos- . Al di là del merito, il punto era tenere unito il Pd. Avevamo iniziato un percorso” con il gruppo di lavoro sugli Enti locali che “è stato delegittimato e questo provoca amarezza”. C’è un altro capitolo – non secondario- alle fratture in seno al Pd:  ed è la frantumazione del fronte delle opposizioni. Lo ammette Raffaella Paita di Italia Viva : “Avevamo chiesto a tutte le opposizioni di fare fronte comune: c’erano le condizioni  per mandare sotto la maggioranza. Purtroppo Pd e Movimento 5 stelle ancora una volta hanno aiutato Giorgia Meloni. Il Pd perde un’occasione solo per regolare i conti interni e dire no a Bonaccini e De Luca” afferma la senatrice di Italia Viva, coordinatrice nazionale del partito.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *