Usa e Uk, è guerra contro gli Houthi: missili e bombe in Yemen. L’Italia non partecipa

12 Gen 2024 9:32 - di Paolo Lami

È guerra contro gli Houthi, i ribelli dello Yemen che, da settimane, stanno bloccando nel Mar Rosso, per solidarietà verso il popolo palestinese, il traffico commerciale da e verso Israele, una rotta di importanza strategica che vale milioni di dollari.

Usa e Gran Bretagna, appoggiati dall’Australia, Bahrain, Canada e Paesi Bassi, hanno lanciato nella notte un raid massiccio con pesantissimi attacchi armati in profondità, con missili Tomahawk e caccia, sulle postazioni Houthi nello Yemen provocando la reazione dell’Iran e della Russia che chiede una riunione dell’Onu.

L’Italia non partecipa al raid di Usa e Uk contro gli Houthi

Sostenuti dall’Iran, gli Houthi controllano dal 2015 la capitale dello Yemen, Sanaa, e altre aree nel nord e nell’ovest del paese. Ed è in quelle aree e nella Capitale che si sono concentrati gli attacchi di questa notte.

Quello che era un conflitto regionale dunque si sta allargando e rischia di degenerare pesantemente.

Sono giorni che nell’aria aleggiava il raid tanto che l’Italia aveva già fatto sapere che non avrebbe partecipato ad un’eventuale è sempre più probabile escalation armata.

Ieri sera quella che era una voce è diventata certezza quando il premier britannico, Rishi Sunak, ha convocato d’urgenza una riunione del governo, mentre aumentavano le voci sulla preparazione di un’azione di Regno Unito e Stati Uniti contro i ribelli Houthi nello Yemen a seguito degli attacchi nel Mar Rosso.

La riunione del Comitato emergenze Cobra poi il raid

Già in mattina il Times aveva rivelato che si era tenuta una riunione del Comitato delle emergenze Cobra seguita da una del Consiglio di Sicurezza Nazionale.

Le riunioni erano state convocate dopo che le forze navali Usa e Uk avevano distrutto “multipli droni d’attacco” lanciati dagli Houthi, in quello che è apparso come il più massiccio attacco lanciato dalle forze basate nello Yemen.

Il ministro della Difesa britannico, Grant Shapps, aveva avvisato che sarebbero state adottate nuove azioni se gli attacchi al traffico commerciale fossero continuati giacché molte navi sono ora costrette a doppiare il capo di Buona Speranza per evitare il Mar Rosso e le incursioni Houthi, allungando così i tempi di navigazione di 20 giorni con impatti importanti sul 70% dei container trasportati.

Gli attacchi Houthi nel Mar Rosso allungano i tempi di navigazione

Anche il segretario Usa, Antony Blinken aveva fatto capire che altri attacchi avrebbero portato ad una rapida risposta: “Non mi metterò a comunicare quello che potrebbe succedere – aveva detto – tutto quello che posso dire è che se questo dovesse continuare, ci saranno conseguenze”. È così è stato.

“Siamo più determinati a continuare a prendere di mira le navi che hanno a che fare con Israele. E non ci tireremo indietro” perché “la nostra posizione è basata sulla fede”, aveva ribadito il capo degli Houthi, il leader del gruppo sciita Houthi (Ansar Allah), Abdul Malik al-Houthi, minacciando che qualsiasi attacco americano contro il gruppo “non rimarrà senza risposta”.

Poco prima, il portavoce del gruppo yemenita filoiraniano, Muhammad Abd ul-Salam, aveva affermato che con la Risoluzione 2722 “il Consiglio di Sicurezza dell’Onu condanna se stesso per essersi schierato ciecamente” con Israele: “dinanzi all’assenza della giustizia e al prevalere della logica della forza, lo Yemen continua a sostenere Gaza con le operazioni contro le navi israeliane, nonché contro quelle dirette ai porti della Palestina occupata”.

A quel punto la situazione nella notte è degenerata.

Missili da navi e sottomarini su sistemi radar e depositi

I raid Usa e britannici hanno preso di mira in particolare la capitale Sana’a e il porto di Hodeida sul Mar Rosso.

Nella fase iniziale degli attacchi si sarebbero verificate almeno 4 esplosioni nella capitale e 5 nella città portuale.

I raid hanno colpito una decina di obiettivi Houthi: sistemi radar, aree utilizzate per il lancio di droni, depositi e aree di lancio di missili.

Nel corso dell’operazione gli Usa hanno lanciato missili da aerei, navi e da un sottomarino, l’USS Florida secondo le informazioni diffuse dalla Cnn, che ha fatto riferimento anche al sostegno offerto da “molte altre nazioni”, ma non l’Italia.

Con un comunicato, Biden, ha detto che i raid sono “una risposta diretta agli attacchi senza precedenti che gli Houthi hanno condotto contro navi nel Mar Rosso. Questi attacchi hanno messo in pericolo personale degli Usa, civili impegnati sulle navi e i nostri partner”.

Usa e Uk insieme ad Australia, Bahrain, Canada e Paesi Bassi

Gli attacchi, ha aggiunto Biden, “hanno messo a rischio il commercio e minacciato la libertà di navigazione. Questi attacchi mirati sono un chiaro messaggio, gli Stati Uniti e i partner non tollereranno attacchi al nostro personale né consentiranno a soggetti ostili di mettere in pericolo la libertà di navigazione lungo le rotte commerciali più critiche a livello mondiale”.

Gli Usa, ha aggiunto il presidente, “non esiteranno” ad adottare ulteriori misure se necessario.

Il presidente degli Stati Uniti ha spiegato di aver ordinato gli attacchi “in risposta diretta agli attacchi senza precedenti degli Houthi contro le navi marittime internazionali nel Mar Rosso“.

“Sotto la mia direzione, le forze militari statunitensi, insieme al Regno Unito e con il sostegno di Australia, Bahrain, Canada e Paesi Bassi – ha sottolineato Biden in una dichiarazione rilasciata dalla Casa Bianca -, hanno condotto con successo attacchi contro una serie di obiettivi nello Yemen utilizzati dai ribelli Houthi per mettere in pericolo la libertà di navigazione in uno dei corsi d’acqua più vitali del mondo“, ha detto il presidente in una dichiarazione rilasciata dalla Casa Bianca.

Biden ha aggiunto che “non esiterà a dirigere ulteriori misure per proteggere il nostro popolo e il libero flusso del commercio internazionale, se necessario”.

Biden: “colpiti 60 obiettivi Houthi in 16 posizioni nello Yemen

Le forze statunitensi e della coalizione “hanno eseguito attacchi su oltre  60 obiettivi situati in 16 posizioni di militanti Houthi sostenute dall’Iran, tra cui nodi comandi, depositi di munizioni, sistemi di lancio, impianti di produzione e sistemi radar di difesa aerea”, ha sottolineato in un una dichiarazione il comandante centrale delle forze aeree statunitensi, il tenente generale Alex Grynkewich secondo quanto riferisce la Cnn.

Sebbene gli Stati Uniti abbiano effettuato attacchi contro gli alleati iraniani in Iraq e Siria dallo scoppio della guerra a Gaza, si tratta del primo attacco noto contro gli Houthi nello Yemen.

Aerei da combattimento e missili Tomahawk sullo Yemen

Gli attacchi sono stati effettuati da aerei da combattimento e missili Tomahawk. Gli obiettivi sono stati scelti per la loro capacità di evitare i continui attacchi degli Houthi alle navi nel Mar Rosso, ha detto un funzionario statunitense alla Cnn.

“Non c’è alcuna giustificazione a questa aggressione contro lo Yemen visto che non c’erano minacce sulla navigazione internazionale attraverso il Mar Rosso – ha scritto, su X, un portavoce degli Houthi, Mohamed Abdel Salam. – L’obiettivo erano e resteranno le navi legate a Israele e quelli che si recavano verso i porti della Palestina occupata”.

Secondo i dati del Pentagono, le truppe americane hanno dovuto far fronte ad almeno 131 attacchi dal 17 ottobre.

L’amministrazione Biden ha reagito inizialmente con attacchi aerei occasionali, inclusa l’uccisione di un leader della milizia a Baghdad la settimana scorsa, ma fino ad ora aveva evitato una risposta energica contro gli Houthi.

Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha descritto l’azione di questa notte come “un’azione limitata, necessaria e proporzionata per legittima difesa”.

Nonostante i ripetuti avvertimenti, ha aggiunto Sunak, “gli Houthi hanno continuato a effettuare attacchi nel Mar Rosso, anche contro navi da guerra del Regno Unito e degli Stati Uniti. Non poteva andare avanti”.

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