Uccide un uomo a caso in strada e spara ai genitori: 45enne assolto ad Agrigento per “vizio di mente”
Il 10 febbraio dello scorso anno freddò a colpi di pistola un ignaro 65enne che stava passeggiando per il centro del paese e poi crivellò di colpi il padre e la madre: lunedì 22 gennaio è stato assolto dalla Corte di Assise di Agrigento per “vizio di mente”.
Questo il verdetto della Corte di assise agrigentina, presieduta da Wilma Angela Mazzara nei confronti di Angelo Incardona, il 45enne reo confesso dell’omicidio di Calogero Saito, 65 anni, ucciso a colpi di pistola in strada, mentre stava salendo nella sua auto a Palma di Montechiaro. Motivo dell’assoluzione; «i fatti sono stati commessi da persona non imputabile in quanto incapace di intendere e di volere in ragione di infermità psichica».
La sentenza del tribunale di Agrigento: decisiva la perizia
La sentenza scaturisce dalla perizia dello psichiatra Armando Inguaggiato. Il professionista incaricato dal tribunale di Agrigento è arrivato alla conclusione che Incardona era «totalmente incapace di intendere e volere» quando, il 10 febbraio dell’anno scorso, sparò ai genitori nella loro abitazione, ferendoli agli arti superiori (frattura al braccio per la madre, al dito per il padre) e uccise, con dodici colpi della stessa pistola, in piazza Provenzani, a Palma, Saito, “colpevole” di averlo guardato in modo ostile.
La vittima, un imprenditore del posto, fu colpita a braccia, volto e testa. L’avvocato dei familiari della vittima, l’avvocato Calogero Meli, aveva sollecitato altre visite più approfondite sostenendo che l’esame della documentazione da parte dello specialista fosse stata incompleta.
Il killer dovrà restare in una residenza per malati psichiatrici
La Corte, tuttavia, ha ritenuto superflua una nuova perizia e ha chiuso il dibattimento. I giudici, inoltre, hanno applicato la misura di sicurezza del ricovero in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza restrittive “per un periodo non inferiore a dieci anni e, comunque, fino a che permarrà la pericolosità sociale dell’imputato”. Dopo che lo psichiatra aveva illustrato la sua perizia il pubblico ministero Maria Barbara Grazia Cifalinò aveva chiesto l’assoluzione e il difensore dell’imputato, l’avvocato Calogero Li Calzi, si era associato alla richiesta del pm.