Morte ristoratrice di Lodi, oggi l’autopsia. Ma la verità si cerca anche nel suo telefono finito in acqua
Mentre Sant’Angelo Lodigiano si chiude nel silenzio, così come ha chiesto la famiglia della ristoratrice di Lodi, Giovanna Pedretti, le indagini sulla sua morte proseguono spedite su un doppio filone d’indagine: quelle sul suicidio della donna. E quelle che cercano di fare luce sulla veridicità della recensione omofoba a cui la vittima aveva replicato, riscuotendo inizialmente consensi che poi, a stretto giro, si sono trasformati in accuse: quelle di aver inventato tutto per farsi pubblicità. E allora, le prime risposte illuminanti potranno arrivare già oggi quando, intorno all’ora di pranzo, all’istituto di medicina legale di Pavia è in programma l’autopsia sul corpo della titolare della pizzeria Le vignole di Sant’Angelo Lodigiano, trovata senza vita nel Lambro domenica.
Morte ristoratrice di Lodi: oggi l’autopsia sul corpo della donna
Tutto al momento lascia credere che la donna si sia uccisa, prima procurandosi delle ferite a bordo dell’auto. E poi gettandosi nel fiume. Ma solo l’esame di oggi potrà confermare la causa della morte. La procura di Lodi ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, che al momento è senza indagati. Difficile anche che qualcuno verrà iscritto a breve. Intanto, nei giorni scorsi i carabinieri del nucleo investigativo di Lodi, coordinati dal procuratore Maurizio Romanelli e dal pm titolare delle indagini Alfonso Serritiello, hanno sentito i parenti della donna e sequestrato la Fiat Panda, ritrovata insanguinata a poca distanza dal corpo. Per chiarire le condizioni della ristoratrice verrà sentito anche il medico curante e analizzato il contenuto del suo telefono.
Morte ristoratrice di Lodi, l’analisi del telefono della donna finito in acqua
Già, il telefono della vittima, quello finito in acqua con lei. Un altro elemento che potrebbe contribuire a rivelare indicazioni utili a chiarire la morte della donna, o almeno, il suo contesto. L’analisi del telefono personale, non ancora riacceso, potrebbe fornire quei dettagli utili alle indagini che, finora, non sono emersi dal cellulare del lavoro, rimasto sulla macchina con cui si era allontanata da casa. Un dispositivo dal quale, scrive oggi tra gli altri Repubblica, non sono fin qui emersi particolari significativi. Ma come detto in apertura, gli inquirenti sono al lavoro su un doppio filone d’indagine. E allora, gli investigatori stanno anche studiando i commenti pubblici lasciati sui social nei giorni precedenti alla morte della Pedretti.
Inquirenti al lavoro su un doppio filone d’indagine
Giorni in cui, come noto, la donna è stata prima lodata per aver risposto a tono alla recensione omofoba e contro i disabili. E poi repentinamente criticata da chi dubitava dell’autenticità di quel commento, ormai sparito dal web. La Procura di Lodi ha aperto un fascicolo anche su quella recensione. L’ipotesi di reato, al momento contro ignoti, è istigazione all’odio razziale. Per risalire all’autore del testo, il cui nome utente era stato oscurato nello screenshot pubblicato dalla ristoratrice, gli investigatori hanno chiesto una verifica a Google. Ma per una risposta dal motore di ricerca bisognerà attendere ancora a lungo…