L’ex ministro Pd Orlando difende la “povera” Chiara Ferragni: “Se la prendono tutti con lei e Fedez…”
Dopo l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani anche l’ex Guardasiglli Andrea Orlando difende Chiara Ferragni (e Fedez) con tutti i distinguo del caso. Il Pd sta con i Ferragnez senza se e con pochissimi ma. Orlando, già aspirante alla carica di segretario del Pd, ha preso le difese della influencer e del compagno a Un giorno da Pecora.
Orlando difende la Ferragni e dimentica l’inchiesta e l’Antitrust
Nel corso della trasmissione condotta da Lauro e Cucciari, premettendo con il pilatesco “Non mi appassiona”, e un sinistroso “non ho mai seguito i consigli di stile della Ferragni”, arriva dire che “mi sembra che un po’ se la siano presa con lei e con Fedez”. Fa specie che uno che è stato ministro della Giustizia derubrichi una sanzione milionaria dell’Antitrust e un’inchiesta di più procure della Repubblica su un’ipotesi di truffa aggravata come un accanimento. Insomma, la questione è giudiziaria e ci sarebbe aspettata un po’ di cautela in più da parte di chi ha seduto sulla poltrona più importante di Largo Arenula.
La passione della sinistra per i Ferragnez
Ma non deve stupire troppo questa affinità elettiva della sinistra per i Ferragnez. Incarnano alla perfezione il pensiero debole del Pd della Schlein, ferocissimi contro i fantasmi del passato, cautissimi quando sono in ballo banche, banchieri e imprenditori digitali che nell’impresa (anziché i loro soldi) investono i loro selfie e qualche pensierino da terza elementare. O, peggio, a campagne social di dubbia efficacia, come quella per la Balocco.
A proposito della inchiesta sui pandori, scatta la lagna social di Fedez. “Secondo me fuori dalla casa di Matteo Messina Denaro c’era meno gente, guardali… le priorita’ dell’informazione italiana e del Paese…”. Lo dice il marito di Chiara Ferragni in un video, pubblicato in una storia su Instagram, che mostra giornalisti e fotografi fuori dall’abitazione che condivide con sua moglie.
Il Codacons ha annunciato intanto “una azione collettiva contro Chiara Ferragni per conto di tutte le parti lese dai presunti illeciti per cui indaga la magistratura, volta a far ottenere ai consumatori che hanno acquistato il Pandoro Balocco ‘Pink Christmas’ il rimborso delle maggiori somme pagate”. “Con la nostra azione – spiega l’associazione dei consumatori – miriamo a far ottenere rimborsi per complessivi 1,65 milioni di euro agli acquirenti del Pandoro griffato Ferragni, somma calcolata sugli oltre 290mila pandori venduti nel 2022 (su un totale di 362.577 pezzi commercializzati) e pari alla differenza tra il prezzo del Pandoro ‘normale’ Balocco (3,68 euro) e quello griffato Ferragni (9,37 euro). Incremento di valore che, complici i post dell’influencer, avrebbe fatto ritenere che la maggiorazione di prezzo di 5,69 euro fosse il valore della donazione in solidarietà dei singoli acquirenti”.
La nota di Fratelli d’Italia: Il Fatto poteva evitare l’errore consultando i suoi archivi
“Oggi Il Fatto Quotidiano sostiene, in un articolo dal titolo ‘La targa voluta dalla premier’ pubblicato a pagina 6, che la targa apposta nel 2012 nei pressi di via Acca Larenzia a Roma è stata voluta, tra gli altri, da Giorgia Meloni. È una notizia falsa, che può essere verificata con una semplice ricerca sul web. Ma, elemento ancor più paradossale, è che ad illustrare nel dettaglio che quella targa non è stata voluta da Meloni è lo stesso giornale diretto da Marco Travaglio che, in un articolo pubblicato il 7 gennaio 2012 e facilmente reperibile sul sito della testata, racconta esattamente come andarono i fatti”. E’ quanto si legge in una nota di Fratelli d’Italia.
“Citando testualmente l’articolo: ‘Dopo 34 anni una nuova targa, in via Acca Larentia a Roma per dire che la sparatoria avvenuta il 7 gennaio del 1978 è colpa ‘dell’odio comunista e dei servi dello Stato’. A cambiarla i militanti dell’ex sede storica del Movimento sociale italiano in memoria dei tre ragazzi morti: Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni’. Nel 2012, Meloni partecipò alle commemorazioni ufficiali, ma non ha né promosso né voluto la sostituzione della targa. Il Fatto Quotidiano avrebbe potuto fare una ricerca storica, nel suo stesso archivio, ed evitare così un errore così plateale”, si legge nel comunicato