Il suicidio dell’Occidente, Mantovano: chi difende la vita oggi è preso dal torpore come il re Theoden di Tolkien

31 Gen 2024 18:41 - di Francesco Severini

Che tipo di identità ha oggi l’Occidente? Quali principi difende? E quali strade sembra voler percorrere? Di questo e di altro si è parlato al convegno “Il suicidio dell’Occidente” nella Sala Capitolare della Biblioteca del Senato. Hanno preso parte all’incontro il card. Angelo Bagnasco (Arcivescovo emerito di Genova), Marcello Pera (Presidente della Commissione per la Biblioteca e l’Archivio storico del Senato), Alfredo Mantovano (Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio), Marco Invernizzi (Responsabile Nazionale di Alleanza Cattolica) e Domenico Airoma (Vice Presidente del Centro Studi Rosario Livatino), moderati da Francesco Pappalardo.

“‘Il suicidio dell’Occidente’ – si legge nella nota che presenta l’evento – è il titolo di un testo scritto nel 1964 da James Burnham, politologo statunitense transitato gradualmente dal trockismo al conservatorismo, che criticava l’ideologia ‘liberal’, da lui giudicata troppo debole nei confronti del comunismo e dunque causa del grave indebolimento dell’Occidente, manifestatosi proprio nei primi anni Sessanta. Quasi cinquant’anni dopo, nel 2010, in un contesto culturale profondamente mutato, il titolo è stato riproposto per un’intervista del saggista Luigi Iannone al filosofo conservatore britannico sir Roger Scruton, che denunciava come l’uomo occidentale fosse ostaggio di una tendenza a negare la propria identità storica e culturale, autodenigrando sé stesso, e a cercare riferimenti in un non meglio identificato universo di ‘nuovi diritti'”.

E proprio a Roger Scruton ha fatto riferimento Alfredo Mantovano nel suo intervento, citando anche l’opera di Oswald Spengler Il Tramonto dell’Occidente. Titoli da ricollegare al deteriorarsi della cultura della vita. E’ come se un torpore avvolgesse chi vorrebbe opporsi a questa deriva ma rimane inerte. E l’esempio fatto da Mantovano è tratto dal Signore degli Anelli.

“Nel Signore degli anelli il re Théoden esce dal torpore, si riprende, grazie all’intervento di Gandalf, che smaschera Vermilinguo e lo rivela per quello che era: uno strisciante servitore di Saruman. Dopo quest’aiuto il Re fu soprannominato Ednew, che vuol dire “rinato”. Seguendo i consigli di Gandalf, Théoden decide di affrontare le forze di Saruman, e vince. Il torpore che assale il re – ha spiegato – è il simbolo dell’accidia di chi è dalla parte giusta, ma resta fermo. Il nostro mondo è popolato da persone ‘buone’ che dormono, dai non pochi Theoden, privi – talora per propria volontà – delle forze necessarie per combattere il male: su di essi paiono prevalere gli epigoni di Saruman e di Vermilinguo, che operano a tutti i livelli, in politica, nel mondo del diritto e in quello della medicina”.

Oggi la morte viene prospettata quale soluzione obbligata per uscire dalla “solitudine collettiva nella quale siamo immersi”. È stata la civiltà occidentale – ha continuato Mantovano – “ad aver superato la visione dell’uomo, propria di tanti imperi precristiani, quale parte di un meccanismo, da scartare se è inidoneo a contribuire al successo di una collettività”.

Il nesso fra l’eugenetica evoluzionistica e l’eutanasia è sempre stato evidente, non solo sul piano teorico. Il 12 novembre 1915 in un ospedale di Chicago avviene un episodio che costituisce uno spartiacque nel passaggio da misure eugenetiche preventive ad atti propriamente eutanasici. Una donna di nome Anna Bollinger partorisce un bambino. L’ostetrica avverte il capo dello staff di chirurgia dell’ospedale che il piccolo presentava una serie di anomalie, anzitutto una ostruzione anale. Il medico, Harry Haiselden rifiuta di costruire artificialmente un’apertura anale al bambino, e lo lascia morire, pur potendolo salvare, perché quello era “il miglior interesse” del neonato: sarebbe sopravvissuto, ma sarebbe stato infelice.

Mantovano ha quindi parlato del caso di Indi Gregory, i cui genitori  si sono scontrati col ceto sanitario e con i giudici.  “I genitori di Indi – ha ricordato infine – non hanno atteso che qualcuno ricordasse loro il magistero ecclesiale sulla vita per difendere con tutta la loro forza la loro piccola. Il loro sacrificio ha portato alla loro conversione, tanto che hanno chiesto e ricevuto il battesimo. L’Occidente nasce dalla conversione dei popoli e dal loro battesimo. La nostra storia e la nostra fede si fondano sul sacrificio di un bambino: qualche settimana fa, facendo il presepe, lo abbiamo ricordato. Giorgia Meloni e il governo italiano non hanno ricevuto sollecitazioni da nessuno per dar loro una mano; siamo pronti a darla, per quello che si può, a chiunque lavori per la vita, purché avvenga con intelligenza, senza ridursi a slogan o a provocazioni”

 

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