Beatrice Venezi asfalta gli strilloni da loggione di sinistra: mai sentito urlare a un collega “comunista”
Per dare l’idea di quanto l’attacco sia ciclico e concentrico, basti pensare che in difesa di Beatrice Venezi – la direttrice d’orchestra recentemente vittima di contestazioni a scena aperta durante un concerto a Nizza, al grido di «qui i fascisti non li vogliamo» – è intervenuto persino Alessandro Gassman: uno che notoriamente non ha lesinato attacchi agli avversari politici. Ma che, commentando l’ultimo sfregio inferto dalla platea alla musicista, ha opportunamente commentato: «Contestare una grande artista per le sue idee non è democratico». Ieri poi, nel corso dell’ultima puntata di Quarta Repubblica su Rete 4, a parlare è stata direttamente la protagonista, da tempo vittima di invettive lanciate sui social o nei teatri dove si cimenta nella direzione degli ensemble con rigore e maestria.
Beatrice Venezi in tv le suona ai contestatori da loggione della sinistra
E dove, a causa di qualche contestatore da loggione, le capita di ritrovarsi a dover fronte ad accuse e offese che lei respinge, puntualmente e con vigore, al mittente. Ieri compreso, dunque, quando ospite di Nicola Porro nello studio Mediaset, Beatrice Venezi ha messo i puntini sulle “i”. E ha mandato un messaggio forte e chiaro a chi, reiterando, prova a centrarla nel mirino polemico. Più di un chiarimento, il suo: una disamina in piena regola che, ancora una volta, punta a smascherare l’ostilità cieca di chi, da sinistra, si accanisce sull’artista per una acclarata sensibilità ascrivibile più a un universo culturale di segno opposto. E per una dichiarata vicinanza al mondo di conservatori e moderati piuttosto che a quello dem.
La replica alle contestazioni e agli strilloni di Nizza
Una posizione, quella della direttrice d’orchestra, che la sinistra non perdona alla Venezi che ieri, in tv, sull’ultimo vergognoso episodio di Nizza, ha tenuto a precisare: «Io non faccio politica, ma musica. Avrei voluto dire a chi mi ha contestato che i fascisti non stavano sul palco, ma sono quelli che usano mezzi intimidatori verso un artista. E io a questo punto faccio la resistenza!». Parole forti, pronunciate con piglio e fermezza da chi, solo impugnando una bacchetta, riesce a legare e a tradurre in magia note e talenti. E che, semplicemente rivendicando la libertà di credere e di esprimersi, mette a tacere facinorosi e strilloni da loggione. Ai quali, e a chi per loro, la direttrice d’orchestra non le manda certo a dire.
Beatrice Venezi: «Non ho mai sentito contestare un mio collega chiamandolo comunista»
Tanto che, incalzando, sempre dallo studio di Quarta Repubblica Beatrice Venezi ha aggiunto anche: «Non ho mai sentito contestare un mio collega chiamandolo comunista». E ancora: «La discriminazione sulla base delle tue idee è al pari di quella per la tua pelle: se pensano di intimidirmi hanno sbagliato di grosso». Per tutto il resto, l’artista rimanda alla musica. Alla intramontabilità dei capolavori sinfonici che dirige. E ai loro templi: i teatri che la richiedono e la ospitano. Quanto la sua bacchetta si alza, allora, tutto intorno torna a tacere. Compresi i “barricaderi da loggione”, alle prese con grida e slogan rispolverati in nome di una contestazione incivile, quanto logora e stantia…