Vanessa Ballan picchiata e uccisa con 7 coltellate. Il pm: “Il caso di stalking non era parso urgente”

20 Dic 2023 13:33 - di Viola Longo
vanessa ballan

Vanessa Ballan, per il cui femminicidio è stato arrestato il kosovaro 41enne Fandaj Bujar, è stata accoltellata 7 volte in parti vitali e prima era stata picchiata al volto. La vittima, che era incinta, ha cercato di difendersi da un’aggressione che il procuratore capo di Treviso, Marco Martani, in un punto stampa ha descritto come di “particolare ferocia”.

Vanessa Ballan picchiata e accoltellata 7 volte. Il procuratore: “Contro Bujar indizi gravi”

Martani ha spiegato che contro Bujar, fermato per omicidio aggravato, “ci sono indizi gravi”. Oltre al “movente”, il procuratore ha ricordato il comportamento dell’uomo che dopo il delitto “si è reso irreperibile”. Inoltre, ha aggiunto, ci sono “indubbi profili di pericolosità sociale anche per la particolare ferocia” dell’omicidio. “La vittima non solo è stata accoltellata ben 7 volte in parti vitali, ma prima è stata anche picchiata perché al volto c’erano segni di percosse violente”, ha riferito Martani, spiegando che la donna “ha cercato di parare i colpi perché aveva ferite alle mani, ha cercato di ripararsi”. Riguardo alle “sette coltellate”, ha chiarito, “più di una era mortale”.

Trovati il coltello e il martello usato per sfondare la porta

Gli investigatori hanno trovato “un coltello, rinvenuto nel lavandino dell’abitazione, ancora con tracce ematiche” e non hanno dubbi sul fatto che sia quello utilizzato per uccidere Vanessa Ballan: “È sicuramente quello”, ha spiegato il procuratore aggiungendo che si tratta di un “coltello simile a quelli nell’abitazione di Bujar e che non faceva parte delle posate usate dalla famiglia di Vanessa”. Inoltre, gli investigatori hanno ritrovato anche “il martello usato per sfondare la porta a vetri laterale della villetta” di Riese Pio X nel Trevigiano, dove la vittima viveva con il marito e il figlio piccolo.

Il procuratore: “Il caso di stalking non era apparso urgente. La valutazione si è rivelata infondata”

Martani ha anche voluto precisare che dopo la querela per stalking presentata a ottobre dalla vittima nei confronti di Bujar, “non c’erano più stati episodi di molestie o di avvicinamenti indesiderati”. “Le denunce di codice rosso sono trattate dal magistrato di turno esterno. Nell’ipotesi in cui questi non sia anche un magistrato del gruppo fasce deboli e violenza di genere, dopo che ha preso provvedimenti di immediata urgenza, passa il fascicolo al magistrato del gruppo specializzato”, ha spiegato il procuratore, sottolineando che “nel caso specifico il magistrato di turno esterno, che non fa parte del gruppo magistrati specializzati, nel giro di un giorno ha disposto la perquisizione e ha disposto che il fascicolo passasse al magistrato di turno fasce deboli”.

“Quest’ultimo – ha riferito ancora il procuratore capo di Treviso – non ha ritenuto che ci fosse una situazione che imponesse un’immediata richiesta di misura cautelare, ma ha ritenuto di approfondire gli atti di indagine chiedendo i tabulati del telefono di Bujar perché Vanessa aveva cancellato i messaggi”. “L’esito dei tabulati – ha spiegato ancora Martani – non era ancora arrivato. Peraltro in questi quasi due mesi, dalla perquisizione a ieri mattina, non c’erano stati altri episodi allarmanti. Quindi, la valutazione fatta dal magistrato fasce deboli era una non urgenza sulla richiesta di misura cautelare. Alla luce di ciò che è successo – ha concluso – la valutazione si è rivelata infondata”.

Semenzato, presidente della Commissione sui femminicidi: “Verificare se vi sia stata sottovalutazione”

“È senza dubbio il momento di riappropriarsi della cultura del rispetto. Ma di fronte al doppio efferato omicidio di Vanessa e del suo bambino è anche il tempo della responsabilità. Questo terribile femminicidio, all’indomani del potenziamento delle misure disposte dal legislatore, impone di accertare cosa non abbia funzionato nel sistema a tutela delle donne”, ha affermato la deputata Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni violenza di genere. “In particolare – ha sottolineato – occorre verificare se, alla base della mancata adozione della misura cautelare, nonostante la tempestiva denuncia della vittima, vi sia stata una pericolosa sottovalutazione, in questo caso fatale”.

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