Rita Dalla Chiesa contro Gualtieri: “Ha distrutto Roma, è peggio di Nerone. Sono incavolata nera”

4 Dic 2023 9:01 - di Marta Lima

“E cosa si aspettavano? Come possono meravigliarsi, viste le condizioni in cui versa la città? Io ci sorrido, ma in realtà sono incavolata nera”: non usa mezzi termini, Rita Dalla Chiesa, nel commentare le recente bocciatura di Roma nella corsa a Expo 2028, e non vede alcun complotto internazionale, tantomeno arabo, nella decisione. La giornalista, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e attuale parlamentare di Forza Italia, in una lunga intervista alla Verità in cui parla anche di violenza e femminicidio, si scaglia contro il sindaco Roberto Gualtieri e arriva al punto di rivalutare perfino la disastrosa esperienza di Virginia Raggi. “Almeno lei, che pure si rifiutava di ospitare le Olimpiadi, ci metteva la faccia. Andava in giro per dire ‘stiamo lavorando’, ‘stiamo facendo’: tutto sempre al gerundio, ma era già qualcosa. Invece Gualtieri non esiste proprio, è trasparente. Adesso ci mancava solo la Ztl per tutti…”.

Rita Dalla Chiesa contro il sindaco di Roma Gualtieri

Il tema del traffico, dunque, ma non solo: “Oltre al problema epocale della gestione dei rifiuti, adesso abbiamo 1.500 cantieri aperti che non chiuderanno mai in tempo per il Giubileo, e che fanno esplodere il traffico. Ogni giorno mi arrivano segnalazioni, foto e messaggi di gente sequestrata in coda per ore, la metà degli autobus non parte, i tassisti si rifiutano di entrare nel centro storico per paura di restare imbottigliati. Non è una situazione all’altezza della Capitale”. Per la Dalla Chiesa, “oggi la vera capitale d’Italia è Milano, pur con tutti i suoi problemi. Non c’è paragone. Quando arrivo alla stazione Termini mi viene voglia di andarmene a Milano o a Napoli. E non è cambiata solo Roma, ma purtroppo anche i romani”.

I romani sono diventati tristi e arrabbiati…

La Dalla Chiesa nota anche che lo spirito dei romani non è più quello di una volta: “Avevano, nonostante tutto, l’allegria nel sangue. Li vedevo cantare sugli autobus, non rinunciavano mai alla battuta smaliziata, guardavano la città con le lenti dell’ironia e del disincanto sorridente di Alberto Sordi, ed erano sempre pronti a volersi bene e darsi una mano a vicenda. Oggi sono tutti incattiviti, arrabbiati, e li capisco. Insomma, è stata uccisa non solo la città ma anche lo spirito romanesco”.

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