Natale, l’ultimo sfregio degli Lgbt: due Madonne che crescono Gesù Bambino in un murales
Una provocazione, certo, ma anche un’offesa alla sensibilità dei cristiani, quella arrivata dalla street artist Laika, che ha riprodotto l’immagine di due Madonne che crescono Gesù Bambino sulle serrande della sede di Pro Vita & Famiglia, in viale Manzoni a Roma. Un messaggio della lobby Lgbt che mortifica ancora una volta il Natale, il senso della famiglia cattolica e la figura sacra di San Giuseppe. Per non parlare di quel Gesù Bambino avvolto da fasci arcobaleno, esplicito riferimento alla bandiera Lgbt. L’opera sarebbe dedicata a Michela Murgia, che sulla famiglia diceva: “La famiglia sono le persone che ti scegli”.
Dalla lobby Lgbt la provocazione delle due Madonne
C’è anche un altro murales, sulle serrande di Pro Vita, che ritrae un San Giuseppe chino sulla bara di quello che dovrebbe simboleggiare il patriarcato. “Questo è il mio augurio di buon Natale a tutti gli italiani – sostiene Laika su Repubblica -, che sia di buon auspicio per il futuro: un futuro senza discriminazioni, che si lascia alle spalle i cosiddetti ‘valori tradizionali’, frutto di una società misogina, omofoba e patriarcale. Di quel patriarcato che ancora oggi è responsabile della morte di una donna ogni tre giorni per mano di un uomo”, spiega Laika per giustificare l’opera ai limiti della blasfemia.
La rabbia e la denuncia di Pro Vita sulle immagini minacciose
“Vogliamo ringraziare la Street Artist ‘Laika’ per il murales con cui ha imbrattato la serranda della sede nazionale di Pro Vita & Famiglia a Roma nella Vigilia di Natale: rappresentando con poca originalità un Presepe arcobaleno con ‘due Madonne’ ci ricorda che, nella realtà dei fatti, i figli nascono solo grazie a un uomo e una donna, una verità di natura che nessun atto vandalico potrà mai nascondere”, dice Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus.
”Quanto all’immagine di San Giuseppe che intaglia una bara per il ‘patriarcato’, dipinta sempre dalla cosiddetta artista, segnaleremo alla Digos questo ennesimo riferimento alla morte che ci viene rivolto da attivisti politici di estrema sinistra, sulla scia dell’ordigno esplosivo lanciato nel nostro ufficio durante il corteo trans-femminista di Non Una Di Meno del 25 novembre scorso, su cui le indagini sono tuttora in corso”.