Morto Toni Negri, il “cattivo maestro” che predicava la violenza politica. E Casarini lo definisce “padre”
E’ morto a Parigi Toni Negri all’età di 90 anni. Cofondatore e teorico delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare Potere Operaio e Autonomia operaia negli “Anni di piombo”, fu processato per atti terroristici. Espatriò in Francia dove beneficiò della Dottrina Mitterand sul diritto d’asilo e dove insegnò negli Atenei. Ma in Italia era considerato soprattutto un «cattivo maestro». Aveva predicato la violenza politica e guidato gruppi di estrema sinistra che la praticavano, tanto da essere condannato a 12 anni di carcere con sentenza definitiva. A dare la notizia della sua morte, annunciata ad alcuni media dalla moglie Judit Revel, è stata la conferma all’Ansa data da Oreste Scalzone, ex leader di Potere Operaio. Sconcertante messaggio social di Luca Casarini: “Resterai per sempre nel mio cuore e nella mia mente, caro Maestro, Padre, Profeta”.
Toni Negri, Sangiuliano: “Perché fu un cattivo maestro”
“Toni Negri fu un cattivo maestro perché, dopo il ’68- il passaggio dal movimentismo giovanile alla pagina buia degli anni di piombo- con il terrorismo di destra e di sinistra, causò tante vittime innocenti. In termini giuridici, poi, una cosa è l’espressione delle idee, un’altra è la pratica materiale della violenza. Ricordo inoltre che Toni Negri andò in Parlamento con i radicali, prima di rompere con Pannella. Certamente, Negri è stato un cattivo maestro. Poi però bisogna valutare la sua vicenda in tutta la sua complessità”. Così il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano alla trasmissione di Radio 24 ‘Amici e nemici – l’informazione della settimana’ condotta da Lucia Annunziata e Daniele Bellasio sulla scomparsa, a Parigi, del leader di Autonomia operaia.
Espatriò in Francia dove beneficiò della Dottrina Mitterand
Negri era nato a Padova il primo agosto 1933 ed è stato fra i più importanti teorici della sinistra extraparlamentare e del marxismo operaista, già a partire dalla fine degli Anni Sessanta. Muove i primi passi nella sezione padovana del Partito socialista, ma se ne allontana diventandone critico. Dopo aver dato vita al Movimento socialista indipendente e al mensile Quaderni rossi, Negri poi aderisce alla rivista Classe operaia, nata nel gennaio del 1964 proprio da una scissione interna al mensile. Nel frattempo, fonda nel 1961 anche una casa editrice – la Marsilio editore – insieme a Paolo Ceccarelli, Giulio Felisari e Giorgio Tinazzi.
L’attività filosofica, intellettuale, ma anche politica di Toni Negri continua con Potere operaio, da cui uscirà nel 1973 con il convegno di Rosolina. Lo stesso anno Negri fonderà la rivista Controinformazione, ma soprattutto Autonomia Operaia, di cui sarà leader e principale teorico fino alla sua dissoluzione, nel 1979.
«La violenza è un’immediata, aurorale, vigorosa affermazione di necessità del comunismo»
In un suo libro, Marx oltre Marx (Feltrinelli, 1979), Negri affermava: «La violenza è un’immediata, aurorale, vigorosa affermazione di necessità del comunismo». Parole vennero messe in pratica dai giovani militanti dell’Autonomia padovana e non solo. Il 7 aprile 1979, data rimasta nella memoria storica, era giunta la reazione dello Stato, con l’inchiesta condotta dal magistrato Pietro Calogero che aveva portato all’arresto di Negri e di molti altri dirigenti e militanti dell’Autonomia. Con l’accusa gravissima d’insurrezione armata contro i poteri dello Stato. Dopo oltre 4 anni di carcerazione preventiva nel 1983 Negri viene eletto deputato con il Partito Radicale con oltre 13mila preferenze, ma nel settembre dello stesso anno si rifugia in Francia perché coinvolto nei processi del “7 aprile” ai militanti di Autonomia Operaia. Oltralpe beneficiò della dottrina Mitterrand. Negri rientrò in Italia l’1 luglio 1997 per scontare la condanna definitiva di 12 anni. Dal 1999 gli venne concessa la semilibertà, nel 2003 quella totale.