Messina Denaro e Graviano erano in sala al Costanzo Show: i boss preparavano l’attentato al giornalista
Le foto di Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano mentre i due boss di mafia sono seduti in platea al teatro Parioli per una puntata del Maurizio Costanzo Show, sono parte dell’ultima inchiesta della Procura di Firenze sulle stragi di mafia. Il fatto è stato reso noto oggi da Repubblica con una foto a documentare la circostanza.
I boss di Cosa nostra studiavano l’attentato a Maurizio Costanzo
Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari riporta in prima pagina l’accertamento investigativo in cui sono impegnati i procuratori aggiunti del capoluogo toscano, Luca Turco e Luca Tescaroli, ed il sostituto Lorenzo Gestri. Secondo quanto si è appreso le foto farebbero riferimento al 13 novembre ’92 e il 30 dicembre dello stesso anno, e sarebbero indice della volontà di Cosa nostra di compiere un attentato ai danni di Costanzo. Il 13 maggio 1993 – si ricorda – le intenzioni mafiose diventarono realtà con l’autobomba in via Fauro.
Le immagini sono state individuate dagli investigatori che hanno esaminato tutte le puntate dello show dal 1991 al 1993, scoprendo Graviano e Messina Denaro in due serate: il 13 novembre e il 30 dicembre 1992. I filmati sono stati poi mostrati a diversi collaboratori di giustizia che avrebbero riconosciuto i due boss, in particolare Graviano. Lo spunto investigativo è stato dato dallo stesso Graviano: intercettato in carcere ha rivelato a un detenuto di essere stato nel 1992 a Roma con il boss Messina Denaro anche nel teatro in cui si registrava il Maurizio Costanzo Show.
Il giornalista romano era nel mirino per le sue campagne antimafia. È rimasta celebre la puntata proprio con Falcone sul palco contestato dai futuro governatore della Sicilia, Totò Cuffaro, così come l’impegno con il giornalista Michele Santoro.
Ma l’attentato che doveva compiersi nel teatro venne accantonato per ragioni organizzative così come quello a Falcone. Solo un rinvio però, perché il giudice venne ucciso a Capaci il 23 maggio di quello stesso anno, mentre Costanzo venne sfiorato dopo 12 mesi quasi esatti dall’esplosione di una bomba fatta esplodere in via Fauro, all’uscita dal teatro. Secondo le indagini, il primo giorno l’attentato fallì perché l’auto con cento chili di tritolo non esplose per un difetto. Il secondo giorno, invece, il pulsante di innesco venne premuto da Salvatore Benigno con un ritardo che fu decisivo per salvare la vita al giornalista, alla moglie e alle persone che si trovavano nei paraggi. Nell’esplosione crollò il muro di una scuola, 6 auto furono distrutte e oltre 60 danneggiate. Una palazzina evacuata e altre tre danneggiate. Tra i 24 feriti ci furono anche due guardie del corpo private del presentatore.