L’Italia lascia la via della Seta. “Non è la nostra priorità, ma ottimi rapporti con la Cina”. Crisi isterica di Conte

6 Dic 2023 16:21 - di Francesco Severini

L’Italia lascia la via della Seta. A quanto si apprende da fonti autorevoli, nei giorni scorsi la Farnesina ha inviato all’ambasciata cinese una lettera nella quale si comunica che il Memorandum – a quattro anni dalla sigla del Belt and Road Initiative- non verrà rinnovato a scadenza. La deadline dell’accordo è il 22 marzo 2024, resta ferma la volontà del governo italiano di “sviluppare e rafforzare la collaborazione bilaterale”, viene chiarito nella missiva. Interpellato sullo stop al Memorandum, Palazzo Chigi replica con un “no comment”.

La firma dell’accordo da parte del governo Conte nel 2019

Il Memorandum venne firmato a Villa Madama nel marzo 2019 dall’allora premier Giuseppe Conte -a capo del governo giallo-verde- e dal Presidente della Repubblica cinese Xi Jinping, rendendo l’Italia unico Stato del G7 ad essere entrato nella cosiddetta Bri. Un’ingresso, quello di Roma nella via della Seta, che all’epoca provocò un terremoto nel governo, con la Lega sostanzialmente contraria e il M5S, allora guidato da Luigi Di Maio, fortemente favorevole.

L’intesa estendeva la collaborazione tra Italia e Cina all’intero sistema industriale dei due Paesi -dai trasporti all’energia, dagli impianti siderurgici ai cantieri navali, solo per citare alcune delle pedine sullo scacchiere dall’intesa- e puntava a mettere insieme accordi per un valore di 20 miliardi di euro, fra diretti e indotto.

Tajani: la via della Seta non ha dato effetti sperati

“La via della Seta non è la nostra priorità, abbiamo visto che la via della Seta non ha prodotto gli effetti sperati, anzi. Chi non è parte del percorso della via della Seta ha avuto risultati migliori“. Ad affermarlo è il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani ospite del forum Adnkronos.

Detto questo, aggiunge Tajani, “la non partecipazione alla via della Seta non significa che sia un’azione negativa nei confronti della Cina, significa poter continuare ad avere ottimi rapporti e lavorare intensamente sugli aspetti commerciali per rafforzare la nostra presenza sul mercato. Abbiamo già convocato a Verona la riunione intergovernativa Italia-Cina per affrontare tutti i temi di commercio internazionale. Continuano ad esserci ottime relazioni e rapporti, pur essendo un Paese che è anche un nostro competitore a livello globale”.

Conte si straccia le vesti, Calenda applaude

Protesta Giuseppe Conte, con la consueta vis polemica. Lo stop alla Via della Seta, decretato dal governo Meloni, “è una decisione che si giustifica solo per ragioni ideologiche, fatta per compiacere altri che non sono le imprese italiane. Stiamo imparando a conoscere bene questo sovranismo in versione meloniana: supino con la tecnoburocrazia di Bruxelles e pronto a inchinarsi e non a dialogare alla pari con i nostri alleati. Meloni e il Governo chiedano alle nostre imprese cosa pensano in proposito”. Applausi invece da Carlo Calenda che scrive su X: “Lo stop alla ‘via della Seta’ è una decisione sacrosanta. Avere buoni rapporti con la Cina e diventarne una pedina in Ue sono cose molto diverse”.

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