“Il boicottaggio contro Putin è fallito”. Il conto del Nyt: le aziende occidentali hanno perso 103 miliardi
“Putin ha trasformato il boicottaggio occidentale in una Bonanza” (una miniera d’oro). Lo scrive il quotidiano New York Times, sottolineando, a due anni dall’inizio della guerra e dell’imponente campagna sanzionatoria dell’Occidente contro la Russia, che «quando un’azienda intende lasciare il Paese, il presidente Putin detta i termini secondo modalità che beneficiano il suo governo, le sue elite e la sua guerra».
Il quotidiano statunitense ricorda come all’origine della campagna di boicottaggio delle grandi aziende occidentali ci sia stato un esplicito appello formulato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky il 16 marzo 2022: «Lasciate la Russia», aveva dichiarato il presidente ucraino.
“Putin ha trasformato il boicottaggio in una miniera d’oro”
«Assicuratevi che i russi non ricevano neanche un centesimo», aveva detto Zelensky nei suoi appelli. Sollecitate anche dai rispettivi governi, centinaia di società e aziende di tutti i settori – dall’energia, all’elettronica, all’automotive sino ai beni di consumo e alla ristorazione – hanno risposto all’appello di Zelensky nel corso degli ultimi due anni. Politici e attivisti – scrive il “New York Times” – hanno salutato per mesi questa ritirata generale dalla Russia come il prodromo di un soffocamento dell’economia di quel Paese, e dunque «dello sforzo bellico del Cremlino« in Ucraina.
Secondo l’indagine dell’autorevole quotidiano Usa, le aziende occidentali che hanno lasciato la Russia hanno messo collettivamente a bilancio perdite per 103 miliardi di dollari dall’inizio della guerra. Putin ha dettato i termini delle liquidazioni, e le ha sottoposte a tassazioni sempre più elevate, «generando almeno 1,25 miliardi di dollari nell’ultimo anno da destinare al forziere di guerra della Russia». Inoltre, sempre secondo il quotidiano, «nessuna trattativa privata è al sicuro».
Ma l’effetto sul lungo periodo potrebbe essere devastante sui conti russi
Il presidente russo – scrivono ancora Paul Sonne e Rebecca Ruiz sul “New York Times” – «ha supervisionato così uno dei più grandi trasferimenti di ricchezza all’interno della Russia dalla caduta dell’Unione Sovietica». Così che «vasti settori industriali, come ascensori, pneumatici, rivestimenti industriali e altri, sono ora in mano ad attori russi sempre più dominanti. In alcuni casi, l’attore in questione è lo Stato: aziende di proprieta’ governativa hanno rilevato ad esempio gli asset di giganti privati come Ikea e Toyota».
Tuttavia, le iniziative adottate da Putin contro il boicottaggio hanno confermato l’impressione di un ambiente ostile alle imprese internazionali e isolato ulteriormente la Russia a livello internazionale. Un vantaggio provvisorio, dunque che, sul lungo periodo, potrebbe avere un effetto devastante sui conti pubblici russi.
Ma siete scemi o lo fate? Dopo aver scritto cazzate e appoggiato i deliri della linea di partito sulle sanzioni e alimentato l Ucraina … oggi questo articolo veritiero
Imbecilli voi , Draghi e la Meloni, nazisti come Zelensky!
dite ora a Giorgia quanto perderà con l’uscita dalla via della seta. Non è bastata la Russia?
Il servizio afferma che «generando almeno 1,25 miliardi di dollari nell’ultimo anno da destinare al forziere di guerra della Russia»
Veramente una miseria, rispetto al costo dei sistemi d’arma sul campo.
Il passivo degli oltre 100 miliardi delle imprese che hanno lasciato la Russia, é un gran parte un escamotage per battera cassa.