Guerra di ultimatum, Netanyahu: è finita, arrendetevi. Hamas: gli ostaggi non torneranno senza negoziati

11 Dic 2023 8:42 - di Lorenza Mariani
Netanyahu

La guerra in Medio Oriente al suo 66esimo giorno prosegue a colpi di annunci e ultimatum. Da una parte c’è Hamas, che avverte che gli ostaggi israeliani a Gaza non torneranno a casa attraverso azioni di forza militare. Dall’altra il premier israeliano Benjamin Netanyahu che, in un video postato su X, ai miliziani del gruppo terroristico, lancia un avvertimento ultimativo: «È finita, arrendetevi, non morite per Sinwar».

Ultimatum di Netanyahu ad Hamas: «È finita, arrendetevi»

Intanto, mentre continuano i combattimenti tra Hamase Israele, dopo il veto americano su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che al primo posto dell’ordine del giorno chiedeva un «cessate il fuoco umanitario» a Gaza, domani sarà il giorno di una riunione straordinaria dell’Assemblea generale dell’Onu. Un appuntamento che arriva dopo i 50 minuti del colloquio telefonico di fuoco tra Netanyahu Putin. Un confronto particolarmente duro con diversi scambi di accuse.

Dura replica di Hamas: «I vostri ostaggi non torneranno senza negoziati»

E nel frattempo, sullo sfondo di diktat, moniti e veti incrociati, il Qatar prosegue gli sforzi di mediazione per assicurare un nuovo cessate il fuoco e per il rilascio di altri ostaggi. Un braccio di ferro, quello drammaticamente in corso sulla liberazione dei prigionieri ancora nelle mani di Hamas, a cui il premier israeliano punta a provvedere insistendo sull’azione militare. Con i terroristi palestinesi che invece replicano duramente: «I vostri ostaggi non torneranno senza negoziati». E la guerra (anche psicologica) prosegue a colpi di diktat e propaganda da entrambe i fronti.

Gaza, Netanyahu e Hamas: la guerra psicologica parallela a quella sul campo

Così, arriva l’avvertimento del portavoce delle Brigate al Qassam, braccio armato di Hamas, che in un audio ha rilanciato: «Diciamo agli israeliani che Netanyahu, Gallant e altri nel gabinetto di guerra, non possono riportare a casa i loro prigionieri senza negoziati. L’ultima uccisione di un prigioniero che hanno cercato di riprendersi con la forza lo dimostra», ha detto Abu Ubaida. Lo stesso portavoce ha poi rivendicato che in dieci giorni i combattenti da Beit Hanoun a Khan Younis «sono riusciti a distruggere parzialmente e totalmente più di 180 veicoli militari Apc, carri armati e bulldozer. I nostri combattenti hanno condotto operazioni che includevano l’attacco ai soldati a piedi. E hanno effettuato decine di attacchi di cecchini».

L’ultimatum di Netanyahu e i «segni di cedimento di Hamas» confermati dall’Idf

Dichiarazioni e rivendicazioni che Netanyahu ha asfaltato asserendo: «Negli ultimi giorni decine di terroristi di Hamas si sono arresi alle nostre forze. Depongono le armi e si arrendono ai nostri eroici soldati. Ci vorrà più tempo, la guerra è in pieno svolgimento, ma per Hamas questo è l’inizio della fine. Dico ai terroristi di Hamas: è finita. Non morite per Sinwar (il leader del gruppo, ndr) Arrendetevi, adesso». D’altro canto, le notizie che negli ultimi giorni arrivano dalla linea di fuoco trovano conferma anche dall’Idf che, dal canto suo, parla di «segni di cedimento da parte di Hamas» nella Striscia di Gaza. Mentre continua l’offensiva nella parte sud.

«Ci sono aree nella Striscia di Gaza che Hamas non controlla più militarmente»

Secondo le Forze di difesa israeliane, allora, «il livello di danni e distruzione crea problemi di comando e controllo ad Hamas. Ci sono aree nella Striscia di Gaza che Hamas non controlla più militarmente». Riferendo quindi che finora sono stati uccisi 7mila operativi – tra cui la metà dei comandanti dei 24 battaglioni del gruppo terroristico –. Così come sarebbero stati colpiti 22mila obiettivi, aggiungono le fonti. Che poi concludono: «Nonostante i risultati, non siamo vicini alla fine dei combattimenti: continuiamo a operare con grande intensità. E lavoriamo per smantellare interi battaglioni di Hamas».

La resa dei miliziani a Gaza

E ancora. La radio di Tsahal riferisce di decine di miliziani di Hamas che si sono arresi alle forze Israeliane dopo aver perso ogni contatto con la leadership dell’organizzazione nella Striscia di Gaza che «ha smesso di esercitare funzioni di comando e controllo». Le forze israeliane hanno «identificato cambiamenti nel comportamento dei vertici di Hamas», ora nascosti a Khan Yunis, città del sud assediata dai militari israeliani, che hanno scelto di concentrarsi sulla loro sicurezza personale piuttosto che continuare a impartire istruzioni. L’Institute for the Study of War ha precisato che sette battaglioni di Hamas si sono già arresi. E altri sei «sono prossimi al collasso».

La leadership palestinese «ha smesso di esercitare funzioni di comando e controllo»

L’Idf ha anche riferito di 30mila combattenti tra le fila di Hamas a Gaza, prima che iniziasse il conflitto dopo il terribile attacco in Israele del 7 ottobre. I combattenti – hanno spiegato alla Cnn le forze israeliane – erano divisi in cinque brigate. 24 battaglioni. E circa 140 compagnie. Ogni unità in grado di attaccare con missili anticarro, cecchini, razzi e colpi di mortaio. Sabato scorso il consigliere per la Sicurezza nazionale israeliano, Tzachi Hanegbi, ha detto di ritenere che almeno settemila delle migliaia di persone rimaste uccise a Gaza dal 7 ottobre fossero «terroristi».

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